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... credette essere divorato dicendo:
- Che romore è quello? - fu segno che quasi, come quelli che avea il battito della morte, non conoscea quello essere il raglio dell’asino, e comincia a chiamare Filippo.
Filippo a nulla rispose, se non che quelli due dissono:
- Priega per l’anima.
Allora il Bate, addolorando piú che mai, ed essendo quasi tre ore di notte, essendo per loro menato l’asino in un certo luogo, nel mezzo d’una pianiera strada lo scaricarono a traverso, e lascioronlo stare tutta la notte.
La mattina la brigata, e Filippo con loro, si levorono per tempo, e andorono a Firenze e lasciorono che quelli due, che erano due contadini, la mattina di buon’ora facesson vista d’andare verso Firenze e vedessono ciò che del fatto seguisse. I quali cosí feciono; e giugnendo al luogo, sí come furono informati con altri che anco passavono, veggendo un sacco pieno, e ’l buzzicare e ’l dolersi, sí fanno vista di maravigliarsi, facendosi il segno della croce. E sciogliendolo, dicono:
- Buon uomo, chi se’ tu?
Quelli si duole, e dice ciò che gli è intervenuto; e guardando attorno, dice:
- Ove son io?
Coloro dicono:
- E’ serebbe meglio a stare in inferno, che stare in questo contado; che è a dire, che allato alla porta sieno gli uomeni presi e insaccati!
Dice il Bate:
- E’ m’hanno tutta notte martoriato in questo sacco, e lodato sia Iddio, poiché qui sono, che non m’hanno morto; ma io credo ch’egli abbino morto Filippo Baroni, ch’era il maggiore amico che io avesse in questo mondo.
Dicono i contadini:
- Loda Iddio, poiché tu se’ qui.
Dice il Bate:
- E io lo lodo e ringrazio, che non so ancora dov’io mi sia.
Dicono coloro:
- Se’ presso a Firenze un miglio.
Il Bate, essendo alquanto rivenuto in sé, prese commiato e passo passo se ne venne a Firenze, e giunto in via Maggio, la novella era sparta come da dovero fosse; e ciascuno lo guardava per maraviglia. Li suoi compagni gli si faceano incontro; e quelli dicea:
- Voi la levaste meglio di me; saprestemi voi dire quello che è di Filippo Baroni?
Dicono che n’è bene, però che l’aveano preso e scampato. Quelli dice:
- Lodato sia Dio sempre, che io averei giurato che gli avessono segate le veni -; e mai non ristette che lo trovò e disse: - Come se’ tu campato? io t’udi’, si può dire, facendo l’atto della gola, quando t’uccisono.
Disse Filippo come cauto: - Quando tu udisti quello atto, fu che mi voleano uccidere, e io presi uno di loro per la canna e avere’ lo strangolato, se non che allora io mi fuggi’.
Lo Bate credette ogni cosa, e botossi di non andare piú a cena fuori della porta; e botossi, e fecesi fare in un sacco di cera co’ malandrini d’intorno, e mandollo a Cigoli. Li Fiorentini di questo caso impaurirono, e chiamorono uno bargello del contado; e la cosa stette gran tempo segreta, avendo chi la sapea gran diletto, quando faceano dire al Bate tutti gli andamenti.
Egli è bella cosa a trovar nuovi sollazzi, per passare tempo, ma questo fu de’ novissimi, però che non era gran fatto se elli se ne fossi morto; ma io credo che quella notte gli fosse un gran purgatorio, però che prestava a usura, e anco avea degli altri vizii assai brutti.