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Bozzolo mugnaio, essendogli mandato grano a macinare, e con la guardia d’un fante che non si partisse acciò che non lo imbolasse, fa pescare la gatta, e imbola piú che mai.
Assai meglio seppe fare in su l’altrui Bozzolo mugnaio dalle mulina degli Angetti che non fece Juccio in tenere fiorini cento trovati; però che costui, avendo voce del miglior mugnaio, e di colui che miglior macinato facesse gran tempo, e togliendosi molto bene del grano altrui, come i piú fanno, nella fine il piú coperto ladro divenne che quasi mai macinasse grano, però che, avendo quasi recati al suo mulino la maggior parte de’ Fiorentini, nella fine se gli fece suoi fratelli, dividendo con loro per metà quello che gli era portato.
Avvenne per caso che Biancozzo de’ Nerli, gentiluomo fiorentino, avendo mandato piú volte al suo mulino per la gran fama che di lui udiva, e sí del buon macinato, e sí della lealtà, e in fine, trovando la cosa non riuscire alle forfici, ma di male in peggio, trovando piú l’una volta che l’altra scemare la farina di quello che dovea; e andando insino al mulino Biancozzo de’ Nerli piú volte, e’ dice a Bozzolo che la farina gli tornava quando meno il quarto e quando il terzo, che ciò piú non potea sofferire se non lo ristorasse. Rispose Bozzolo, come i suo’ pari ancora fanno:
- E’ non dee potere essere; ché cosí m’aiuti Dio e san Brancazio, di cui sono divoto, che lealmente fo i fatti vostri; ma nel vostro grano ha molto del vòto.
Dice Biancozzo:
- Io non so che vòto; io ti dico del pieno, e se non mi ristori, lo mi richiamerò di te.
Risponde Bozzolo:
- Fate cosí: mandateci chi che sia che ’l rechi e non si parta, tanto che sia macinato, e vederete se è mio difetto o del grano.
Dice costui:
- Or bene, tu m’hai inteso -; e vassi con Dio.
E da ivi a pochi dí ebbe a mandare a mulino, e pensossi per le parole del mugnaio mandare un suo fante che avea nome Nutino; e fatto trovare il grano, gli comandò che con esso andasse a mulino, e mai non si partisse né dalla macina, né dalla tramoggia, che avesse a casa ritornato la farina. Il fante si partí, e disse di cosí fare. Giunto al mulino, dice a Bozzolo:
- Questo grano è del tale; pregati tu lo macini testeso ché vuole che io ne riporti subito la farina.
Dice Bozzolo:
- Egli ha preso sfidanza, e io voglio lasciare ogni altra cosa per servir lui.
E messo il grano nella tramoggia, e cominciato a macinare, e Nutino postosi a sedere appresso, fu tutt’uno. E stando Nutino molto attento, vedendo Bozzolo che non potea sbozzolare come volea, come avea ordinato chiamò la Saccente, che cosí avea nome la moglie, e dice che scenda dal palco e meni la gatta, ché vuole andare a pigliare parecchi pesci. Nutino al suon della macina cominciava quasi a sonneferare; ma a quello della gatta gli uscio il sonno, e levandosi disse:
- Questo ben voglio vedere.
E cosí la donna scende d’una scaletta con una gatta legata e col guinzaglio a mano e con un frugatoio, il quale diede a Bozzolo che avea il bigonciuolo da pesci già recatosi in mano, e uscendo dell’uscio si mettono in via.
Nutino, avendo tutto considerato, dice in sé medesimo: «Non è, dovesse andare quanto grano fu mai, che questo io non vada a vedere»; e uscito del mulino, tiene drieto a costoro. Come Nutino è di fuori e segue la gatta, dentro il garzone del mugnaio, come ordinato era, s’attacca al grano di Nutino il meglio che puote; tanto che quasi avvenne come del buon cotto, ché a mezzo torna. La brigata, che su per la riva con la gatta andavono pescando, non pigliavono pesci; il mugnaio col frugatoio percoteva l’acqua, con diversi atti guatando la gatta; Nutino smemoratino tralunava; il fante del mugnaio rinsaccava. Bozzolo, poiché un pezzo ebbe menato la giumenta al torneo, dice:
- Per certo egli è mia sventura che quasi in tutto uguanno non sono uscito piú a pescare con la gatta, che io non abbia preso almeno una libbra, che gli averei mandati a Biancozzo de’ Nerli; non si può piú: altra volta ci ristoreremo.
E ritorna a mulino, e dietro a lui Nutino, il quale giunto, disse:
- Come! è macinato?
Disse il garzone del mulino:
- Presso tieni il sacco -; e comincia a mettere la farina, e cosí empiendo dicea: - Mai se si rammarica di questo, ben dirò che non sia mai d’aver piú fede in persona.
Piene le sacca, e Nutino portò la farina; e giunto a casa dice:
- Per certo, se questo non è buon lavorío, mai non ne fia alcuno.
E cosí stando, el signore chiama Nutino, e dice:
- Come hai fatto?
- Signore mio, bene; ho recato farina da far fanciulli maschi.
Chiama la fante, e dice:
- Abburatta, e misura com’ella è tornata.
La fante, abburattata che l’ebbe e misurata la sera, truova le sei staia di grano esser tornate quattro di farina; e dicelo al signore. Il signore adirato chiama Nutino, e dice:
- E’ da fanciulli maschi questa farina? anzi è da figliuoli delle forche, che sie mort’a ghiado, ch’io credo che tu ne sia stato col mugnaio.
Nutino si scusa. Il signore dice:
- Dimmi il vero e non aver paura: partistiti tu mai dal grano?
Quelli comincia a intrefolarsi. Dice il signore:
- Di’ sicuramente.
Allora il fante narra tutta la faccenda, e come la pescagione della gatta avea fatto il mugnaio; e che elli non se ne sarebbe mai tenuto che non fosse ito a vedere; e pertanto gli perdonasse; e se per partirsi dal mulino il mugnaio avea imbolato il grano, tutto il mettesse a sua ragione. Il signore si ristrinse nelle spalle, e disse:
- Ogni cosa è d’ugn’anno; vatti con Dio, ché da’ furti de’ mugnai non veggio di potersi mai guardare. Una cosa farò, che Bozzolo mai non mi sbozzolerà mio grano; portalo oggimai a’ frati d’Ognissanti.
E Nutino cosí fece; stando ne’ tempi che vennono piú attento a guardare il grano, sanza vedere pescare la gatta.
Cosí è fatta l’astuzia de’ ladri, che con tutte le sottigliezze del mondo stanno avvisati di tòrre l’altrui; e se in alcuna gente è questo difetto, è ne’ mugnai. Da’ a peso e ritogli a peso, da’ a misura, sta’ a vedere e fa’ ciò che tu vuogli, che è? non c’è modo niuno che non imbolino, come ciascuno ha provato e tutto dí prova.