< Il Trecentonovelle
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CX CXII

Frate Stefano, dicendo che con l’ortica farà levare la figliuola della comare, che piú non dorma, ha a fare di lei; e la fanciulla gridando, e la madre dice che faccia forte, sí ch’ella si levi, credendo che faccia con l’ortica; poi in fine lo conobbe per falso compare e piú non volle sua domestichezza.

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Nella Marca in uno castello che si chiama San Mattia in Casciano, officiava in una chiesa un frate che avea nome frate Stefano; il quale presso alla chiesa avea per vicino una sua comare e costei avea una bella figliuola d’etade di quattordici anni o quindici. Ed essendo nel tempo della state che comunemente alli giovani piace il dormire, dormendo questa fanciulla che avea nome Giovanna, e chiamandola la madre che si levasse, ed ella rispondea che si levava; e chiamando molte volte: «Giovanna, levati»; ed ella dicendo: «Io mi levo»; e non levandosi; lo detto frate Stefano, udendo tanto chiamare, ed essendo nella chiesa, subito si trae le brache, e lasciale in un canto; e colse, che ve n’avea presso, parecchi gambi d’ortica, ed esce fuori della chiesa, e va verso la sua comare, dicendo:
- Comare mia, vuo’ tu che io la vadia a orticheggiare, sí ch’ella si lievi?
La madre disse:
- Io ve ne prego - : avvisandosi che questo suo compare e parrocchiano fosse cattolico, come dovea essere.
Giunse frate Stefano al letto, dov’era la detta Giovanna, e scoprendo li panni del letto montò addosso alla detta Giovanna pigliando e piacere e diletto, ma non sanza fatica, però che la detta fanciulla piangea e gridava. La madre sentendola, dicea:
- Orticheggiala, orticheggiala, frate Stefano.
E lo detto frate Stefano dicea:
- Lascia fare a me -; e diceva frate Stefano: - E levera’tici, cattiva.
E la madre dicea pure:
- Orticheggiala, orticheggiala, sí che si lievi.
E finalmente avendola orticheggiata per questa maniera, e adempiute le sue lascive volontati, ritornò verso la comare con l’ortica in mano; ritornando alla chiesa, dice alla comare:
- Ognora ch’ella non si lieva, chiama pur me, vedrai come io la orticheggerò.
Partito lo frate, la Giovanna si levò piangendo, e vanne verso la madre; la qual disse:
- Hatti bene orticheggiata?
La Giovanna disse:
- Altro ci ha che ortica; andate a veder lo letto.
E la madre l’andò a vedere, e vide li segni che frate Stefano l’avea tradita e vituperata; e cominciò a dire:
- Compare falso, tu m’hai ingannata; ma per la morte di Dio te ne pagherò.
Quel dí medesimo frate Stefano ebbe sí poca faccia che domandò la comare se la sua figliuola s’era levata. Ed ella rispose:
- Vanne, compare falso, che per la passion di Dio non ce ne beccherai mai piú - : e non gli entrò mai piú in casa.
Non è adunque maraviglia se le piú non vogliono presso frati o preti, da poi che cosí sfrenatamente assaliscono le femine. Un altro, e io scrittore sono di quelli, che facendo prima mille madriali e ballate, non acquisteremo un saluto; e costui, venutoli il pensiero, calate le vele e lasciate in guardia a quelli Santi dipinti della chiesa, n’andò, come uno indomito toro, a congiungersi con una fanciulla.
E perciò ha provveduto bene la città di Vinegia, che poiché altri non si può vendicare sopra lor mogli o figliuole, che a ciascuno sia lecito sanza pena fedire i cherici di qualunque fedite non muoiano ellino, ed ènne pena soldi cinquanta; e chi è stato là, l’ha potuto vedere; ché pochi preti vi sono che non abbiano di gran catenacci per lo volto. E di questo freno è infrenata la loro trascurata e dissoluta baldanza.

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