< Il corsaro < Canto I
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George Gordon Byron - Il corsaro (1814)
Traduzione dall'inglese di Pietro Isola (1830)
Canto I - XI Canto I - XIII

XII.

    No, non è l’uom tutto malvagio. Ha nido
Purrissimo, söavissimo un affetto,
Ch’unqua non parte, anco in reo sen. Inganno350
Di folle gioventù gli interni moti
D’altrui, dicea Corrado, e i moti suoi
Pugnava intanto a soffocar.... ma invano!
Chè l’indomabil palpito incessante

Era d’amor; d’invarïato amore,355
D’invariabile amor, d’amor per donna,
Che lunge mai dal fianco suo non visse.
Era d’amor! Cento leggiadre innante
Ei si vide cattive, e austero torse
La gelida pupilla. Era d’amore!360
E cento belle vide meste all’ombra
D’imprigionate fronde, e un sol di tanti
Allo indifeso cor sospir non giunse,
Era d’amor! se amor son dolci sensi
Di tenero desìo, ch’anco più forti365
Fa la sventura; che nè Ciel, nè Terra
O lontananza, render ponno infidi,
Ed oh miracol! tempo non mai lassi;
Che non delusa speme, e sorte avversa
Farebber crudi, quando il caro labbro370
Scioglie un sorriso; che non ira infòca
Non angoscia avvelena, allor che desta
È gelosa rampogna; ognora lieti,
Perchè lo sguardo del dolor non scenda
Ne l’adorato cor; che nulla strugge375
Nulla strugger dovrà. Oh, se mai fuvvi
In uman petto Amor, quell’era Amore!
Ben fu trist’uom Corrado, ma non trista,
Al par de l’opre sue, l’alma nudrìo

E se in lui tante andâr virtù perdute,380
Una, d’ogn’altra, ne serbò più bella,
Cui gel di colpa ad agghiacciar non valse! ....

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