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Giovanni Ruffini - Il dottor Antonio (1855)
Traduzione dall'inglese di Bartolomeo Aquarone (1856)
Capitolo XIII
XII XIV


CAPITOLO XIII.

In battello.


Un dopopranzo, mentre Lucy, condotta sottobraccio, secondo il solito, da suo padre, andava girando per il giardino, e Antonio stava alcuni passi innanzi a loro; questi tolse la sbarra della porticina che metteva ad una via, la quale giù per un gentil declivio conduceva in riva al mare. Il sentiero era spianato e spazzato con tanta cura, come è un viale di giardino con ghiaja (noi sospettiamo che Battista ci avesse messo un poco la mano); e da ambi i lati lo fiancheggiava una quantità di fiori bianchi, gialli e color di rosa, che sorgevano gai e vivaci dall’asciutta arena come se fossero stati piantati nel più ricco terreno. Lucy era tanto occupata in osservarli, ammirarli e coglierne; e tanto intenta ad ascoltare le spiegazioni di Antonio intorno a quel genere di piante marine, che non si accorse di Battista e di un altr’uomo, i quali stavano accanto a una barchetta coperta da una bella tenda a righe, colla sua prora di già nell’acqua; e non se ne accorse finchè non giunse proprio vicina ad essi.

— «Che bella barchetta!» sclamò ella.

— «La barchetta e i marinai sono qui a vostro servizio, se vi sentite disposta ad adoperarli,» dissele Antonio.

— «Vi ringrazio; avrò gusto a fare una corsa su questo mare così bello, proprio bellissimo!» esclamò Lucy tutta contenta. «Non avete nulla in contrario, papà?» Aggiunse indi in aria alquanto timida: «s’andrà poi sicuri in mare con due uomini soli?»

— «Sarete sicura come sulla vostra loggia,» rispose Antonio. «Battista non solo è marinaro, ma è pure un barcarolo di prima classe; e nessuno è più esperto di lui nel maneggiar una vela o un remo. I compatrioti di Colombo sono notissimi quali eccellenti marinai, a confessione anche degli Inglesi sì fieri, e giustamente, della loro superiorità nella marina. Un Governo intelligente,» continuò Antonio dando di mano a Lucy per montar in barca, «farebbe prodigi con simili elementi di forza; ma....» e compì la frase con una stretta di spalle e un sospiro.

Lucy lo guardò e disse: — «Nessuno più deve ora pensare a politica o a governo; dobbiamo pensar solo a goderci la bella serata.» Queste parole erano accompagnate da tanta cortesia femminile e da un tale brio fanciullesco, che l’Italiano non si sentì offeso dall’osservazione. Lucy amava sentir Antonio parlare de’ guai del suo paese, soltanto assente sir John.

Non c’era una ruga nel mare, il cui splendido turchino era sol di tratto in tratto interrotto da larghe strisce biancastre — lattee vie nell’azzurro — alcune avanzantisi in linee rette, altri procedenti in graziosi zig-zag. Battista e il suo camerata misero fuori tutta la forza delle loro braccia muscolose: il primo tenendo sempre lo sguardo lontano da miss Davenne, giacente sui cuscini del banco, dividendo l’acqua di fianco al battello colle sue dita delicate, immersa in piacevoli pensieri, come mostrava il sorriso delle sue labbra. Rapidamente scorrevano oltre il Capo di Bordighera; e allora un nuovo e splendido panorama dispiegavasi loro innanzi.

Una mirabile estensione di coste ondulate di colline sopra un fondo di alte montagne distese in semicircolo da levante a ponente; e di tratto in tratto interrotte da capi e baje, e seminate di città e villaggi singolarmente caratteristici: — Ventimiglia colla sua corona di castelli del medio evo smantellati; — Mentone sì gaja sulla riva aprica; — Roccabruna così ben chiamata dalle scure e accigliate sue tinte; — Turbia e il suo monumento romano, memoria del più grande impero che sia stato in terra, la quale ora adombra sotto di sè il diminutivo principato di Monaco; — Villafranca e il suo faro. Più in là, correndo a mezzodì, traspariva vaporosa in distanza la lunga e bassa striscia delle coste di Francia, con Antibo alla sua estremità; e più in là ancora a ponente, le fantastiche linee azzurre dei monti di Provenza. Qua e là una cima nevosa spiccava arditamente fra le altre; si sarebbe detta qualche canuta alpe progenitrice affacciatasi a vedere se tutto andasse bene tra i suoi più giovani rami.

Gli occhi e l’animo di Lucy tacitamente facevano festa a questa prospettiva; sulla quale le calde tinte del sol cadente projettavano un magico splendore d’indicibile effetto. E come il sentimento delle bellezze fra le quali viveva, ogni dì cresceva più forte nella nostra gentil giovane inglese; a grado a grado incominciò a trovar vane e inadeguate ad esprimere i suoi sentimenti, le stabilite usuali formole di ammirazione, che aveva tanto profuso da principio. Sir John, benchè da lungo tempo famigliare a questa scena, era invece entusiasta nel lodarla; e finiva lamentandosi che l’osteria non fosse da questa parte del Capo di Bordighera.

Ma il golfo di Spedaletti, e que’ tre noti promontorii a levante, trovarono un caldo avvocato in Lucy, la quale difendeva la loro superiorità. Confessava che la veduta verso le coste della Francia era più svariata ed estesa; ma dichiarava che non aveva quell’armoniosa unità e il carattere di melanconica grandezza onde era distinta la veduta dell’osteria. — «Un pittore,» disse Lucy, «potrebbe preferire la prima; ma un poeta, ne son sicura, troverebbe quest’ultima più ferace di pensieri e d’immagini insinuantisi nel cuore.»

— «Ehi! ehi!» esclamò ridendo sir John, guardando con alterigia affettuosa la bella parlatrice: «la mia piccina sta per divenirmi anche poetessa.»

— «E chi sa?» replicò sorridendo la fanciulla con rossore che l’accusava. Lucy infatti si sentiva nell’anima qualche cosa come uno slancio poetico.

Fra due collinette riccamente boscate, un po’ a ponente di Bordighera, facea bella mostra il bianco palazzino del Conte, stato di recente tutto tinto di rosso. — «Quello è un magnifico sito per il vostro pennello,» esclamò sir John indicandolo alla figlia.

— «Il Conte è un uomo di buon gusto,» disse Antonio; «scelse da sè il sito, e fece da sè il disegno del casino.»

— «Dunque è un uomo più intelligente di quel che credessi,» osservò il Baronetto; «quel palazzino sta esattamente al suo posto.»

— «Non è vero?» rispose il Dottore. «Trasportatelo col pensiero in altro sito e perderà sempre nel cambio.»

— «Quel che dite del casino del Conte s’avrebbe a dire di tutte le numerose città e paesi che si vedon da qui,» soggiunse Lucy. «Non si potrebbero desiderare che stessero più in alto o più in basso, più a dritta o più a sinistra per farli parer più belli o più pittoreschi. Anche il casolare più insignificante par messo proprio ove fa più bella vista; e ove meglio contribuisce al buon effetto del complesso. La pensate voi pure così, dottor Antonio?»

— «Ad ammiratrice così imparziale,» rispose Antonio sorridendole, «potrei dire essere gli abitanti di questo paese una razza di artisti inconsapevoli di sè. Posseggono un giudizio di bello, incolto, ma retto; come si può rintracciare chiaramente nella scelta e nella costruzione delle città e dei villaggi, e anche nella scelta e nella postura di un fiore in capo alle donne; così forse ordinò la natura, affinchè le opere dell’uomo non facessero discordanza colle sue proprie, in queste terre privilegiate da lei. Se osservate le attitudini e i gesti di questa gente, il modo con cui accordano i colori, e la grazia con la quale portano il loro semplice costume, scoprirete ad un tratto quella innata fierezza di gusto, di cui sono debitori all’ambiente in mezzo al quale vivono. Prendete, ad esempio, il berretto degli uomini — non altro che un sacchetto rosso con linea nera; o il fazzoletto di colore cui le donne si avvolgono intorno al capo: può esserci nulla di più semplice? eppure guardate che lo portano in modi diversi e tutti pittoreschi. La contadinella con in capo e sottobraccio il fascio d’erba per la sua vacca, non dimentica appendere dall’un dei capi un mazzo di papaveri rossi, o di azzurri fioralisi, o di altro fiore della stagione. Soventi ho qui veduto gli originali delle due famose pitture di Leopoldo Robert

— «E le donne sono belle generalmente?» domandò Lucy.

— «Sì, cioè hanno tutte le caratteristiche di una bella razza,» rispose Antonio: «occhi grandi, ben tagliati, capelli abbondanti, bel collo sul quale il capo è ben collocato, polsi, caviglie e piedi piccini. Molte di queste bellezze si perdono bensì e si guastano per la soverchia fatica o trascuraggine — i capelli particolarmente. Avete in Speranza un bel modello delle donne di questo paese.»

— «Ell’è di fatto bellissima!» esclamò Lucy con tanto entusiasmo, che sir John ne fu stupito, e disse:

— «Davvero? ebbene, è cosa strana che non me ne sia mai accorto.»

— «Gli è che non l’avete guardata abbastanza,» replicò ridendo Lucy. «Se aveste provato a farne il ritratto venti volte come ho fatto io, vi sareste accorto della squisita purità ed eleganza di tutte le linee del suo contorno.»

— «Molto bene, miss Lucy; e dove avete raccolto queste belle frasi di artista?» sclamò il padre alquanto maravigliato. «Parmi che l’ambiente onde le parlate con tanta passione, dottore Antonio, faccia effetto sulla mia giovanetta inglese.»

— «È probabile,» rispose il Dottore con uno de’ suoi placidi sorrisi. «Sono d’accordo con miss Davenne. Speranza è una vera bellezza; nè la vidi mai lavare i panni alla fontana, senza pensare alla descrizione che fa Omero di Nausicaa. Se il resto della persona fosse il disegno altrettanto corretto, come la testa e il busto, la figlia di Rosa potrebbe servir di modello per un’Ebe. Ma l’andare al bosco, e il trasportar gravi pesi, guasta le più belle proporzioni.»

— «Bisogna che io dia una buona guardata a codesta bellezza, giunti che saremo a casa,» disse sir John.

La barchetta di ritorno si trovava allora proprio dirimpetto a Bordighera. — «Che cosa è sull’altura un po’ verso questo lato della città,» domandò Lucy; «quella cosa che pare una massa di ruine?

— «È, anzi era, una batteria aperta. Nella storia che la concerne, siccome c’entrano Inglesi, così potrà forse dilettarvi.»

— «Spero che non vi sia qualche cosa contraria ad essi,» disse Lucy.

— «Giudicatene voi stessa,» rispose il Dottore. «In un placido giorno di luglio del 1812, un brigantino inglese da guerra venne in vista di Bordighera; e filò, con motivo o senza, così vicino a terra da mettersi a portata della batteria della città. Gli ufficiali comandanti le batteria lungo la costa, avevano ordine di far fuoco sopra ogni bastimento inglese che venisse a tiro di cannone. La riviera, in quel tempo apparteneva pel diritto del più forte alla Francia. Il Tenente francese, che comandava con una dozzina d’uomini in quella circostanza la batteria, proprio il 21 di luglio, a quel che pare doveva essere un uomo di giudizio, senz’ombra di furia francese nel sangue: che guardò freddamente i progressi del nemico, nè fece alcun preparativo ostile. Una condotta così filosofica era lontana dal piacere alla buona gente di Bordighera, la quale aveva fatto conto su qualcosa di meglio. Non capitava ogni giorno ai quieti e piuttosto nojati cittadini della piccola città, una così bella ed eccitante occasione di divertimento, com’era un bastimento inglese su cui far fuoco; ed erano determinati a profittarne nel miglior modo possibile. Si recarono pertanto in gran numero alla batteria, e con rumori insistettero perchè l’Uffiziale eseguisse immediatamente le istruzioni ricevute, e facesse fuoco sopra l’audace brigantino. Il Tenente, non osando addossarsi la responsabilità di un rifiuto, acconsentì di mala voglia; ma prima, benchè ogni corda del sartiame fosse distintamente visibile ad occhio nudo, volle riconoscere con un immenso cannocchiale il nemico; e l’ispezione durò tanto, che si sarebbe potuto sospettare nutrisse una segreta speranza che il bastimento, che era a sua portata e in modo da potergli recar danno, se ne andasse. Tuttavia non si mosse; restò lì immobile come un bastimento dipinto in un mare dipinto! Non c’era da attender altro; perciò fu dato l’ordine di caricare e trarre con un vecchio pezzo da otto. E puntarono assai bene, chè una buona parte del bompresso fu gittata abbasso. Il Francese osservò ancora col cannocchiale. A bordo del bastimento c’era una grande agitazione; le lance furono messe in mare, senza dubbio per l’attacco; e molte furono le maledizioni a quei testardi che avevano messo lui con essi in quell’imbroglio. Quand’ecco invece di avvicinarsi a terra, si videro le lance rimorchiare il brik più presto poterono fuori della piccola baia. Potete immaginare l’esultanza di quei nuovi Andrea Doria di Bordighera. I viva co’ quali celebrarono quella vittoria senza sangue, dovettero sentirsi fin dall’equipaggio; benchè i proiettili dai quali erano accompagnati più non arrivassero al segno.

«Un bel giorno, due mesi dopo, lo stesso brigantino venne in vista correndo verso Bordighera in modo molto deciso; ma questa volta accompagnato da una piccola fregata e da un altro brik. Si avanzarono a dritta e a sinistra, postandosi in modo che le loro batterie dominassero la strada, e impedissero ogni soccorso dalla parte di Genova, come da quella di Nizza. Ciò fatto, il primo brigantino trasse una fiancata, ma evidentemente diretta in modo da non far gran danno; e un uomo solo fu ucciso. Nello stesso tempo un centinaio di marinai e di soldati di marina furono messi a terra; e assalirono direttamente la batteria. Il combattimento non fu nè lungo nè sanguinoso; il vecchio pezzo da otto fu inchiodato, e il Tenente e i suoi dodici uomini chiusi a chiave dentro il corpo di guardia. Si dice che due soli dei bellicosi cittadini si siano allora potuto ritrovare in città; — il sindaco signor Giribaldi fu uno; e l’altro, un eroe il cui nome è perduto per la storia, che alla vista degli abiti rossi, sparò il suo fucile a casaccio e scappò via. Gl’Inglesi portarono il Sindaco a bordo della fregata, lo condannarono ad... un eccellente pranzo, e lo rimandarono la sera in istato molto gioviale, colla chiave del corpo di guardia in saccoccia. Così finì la guerra tra Bordighera e la gran Bretagna; poichè la mattina dopo, a levata di sole, non c’era più traccia di fregata o brigantini.»

Mentre il Dottore finiva la storia, di cui l’ultima parte molto aveva dilettato sir John, la barchetta, dolcemente facendosi strada a fior d’arena, giunse anche essa alla riva. Antonio balzò a terra, e offrì la sua mano a Lucy; ma Lucy, scherzando, la respinse, e saltò anch’ella sulla riva senza assistenza. Antonio si lasciò scappare un grido di timore.

— «Molto bene, Lucy!» esclamò il Baronetto, il quale aveva veduto la cosa, ed era divertito dal mesto aspetto di Antonio. «Ah! ah! il malato proclama la sua indipendenza, e sta per scappar di mano al Dottore.»

Che c’era in queste parole, dette senza premeditazione maligna, da far rannuvolar la fronte di Antonio? Annetteva evidentemente ad esse un significato che non avevano. Tutti gli uomini, anche quelli di mente sana e ben pesata, hanno le loro ore di sensibilità soverchia; e probabilmente il nostro Dottore trovavasi in una di queste ore. Non rispose alla vivace scappata di sir John, e camminò innanzi solo. Colla rapidità di percezione che dà l’affetto, Lucy intese il suo silenzio; e mettendoglisi a lato si lamentava di essere stanca. Antonio le offrì immediatamente il braccio, e tutti e tre tornarono all’osteria quieti quieti. Quale compagnia, grande o piccola, tornò mai da una gita di piacere colla stessa disposizione d’animo nella quale era partita? Appena giunti, Antonio prese commiato. Poi, tornando indietro all’improvviso, disse con aria di una noncuranza studiata: — «A proposito, sir John, credo sia questo il vostro quarantottesimo giorno di confinamento.» Il colore sparì dalle guance di Lucy.

— «Davvero?» domandò sir John con un po’ di stupore.

— «Sì, ed è anche il giorno della vostra liberazione,» proseguì Antonio rapidamente. «È per me un piacevol dovere il dirvi che miss Davenne è sufficientemente ristabilita; e ch’ella potrà sopportar la fatica di un viaggio senza pericolo o incomodo.»

Maraviglia delle maraviglie! Sir John non balza di gioja a quest’annunzio, non si gitta in un impeto di gratitudine al collo del suo liberatore, nè gli scuote furiosamente la mano; ma lo lascia partire con un: «Ah! davvero, — benissimo, vi ringrazio!» pieno d’imbarazzo; e segue Lucy in casa senza aggiunger parola. Come mai sir John accoglie questa notizia tanto aspettata con una freddezza tanto notevole? Non è forse lo stesso uomo che avrebbe comprato, soltanto poche settimane innanzi, volentieri il suo rilascio da quella miserabile osteria anche per mezz’annata delle sue entrate? No, sir John non è più lo stesso; sir John è cambiato; sir John è divenuto pigro, non ha forza di prendere una risoluzione, gli manca il coraggio di dir «domani, il dì vegnente, la settimana ventura.» Il vecchio gentiluomo ha insensibilmente preso il colore dell’atmosfera nella quale vive. Il cielo, il mare, la soave profumata brezza hanno anche agito sopra di lui. Annibale ha trovato la sua Capua.

O Italia, bella Italia! tu possiedi il segreto di ammansare e sottomettere ogni carattere d’uomo per quanto sia rozzo e ribelle. Quelli sui quali spira il tuo tepido fiato, cedono a te. Molti a te sono venuti con odio e con diffidenza colla lancia in resta; ma non appena gustarono il latte soave del tuo seno, che gittate a terra le armi ti hanno benedetta, e chiamata «madre.» È piena la tua storia di tali conquiste; Terra madre e di grandi bellezze e di grandi dolori!

Sir John si assise tacito e pensieroso. Lo sguardo intento di Lucy pareva volesse leggere ne’ suoi pensieri più intimi; e fu con ansia e tremore che aspettò il risultato della sua cupa meditazione. C’era nella fronte del Baronetto un cipiglio — il cipiglio di un uomo che non sa leggere chiaramente nella propria intenzione. Finalmente apparve la luce che gli mostrò l’inconvenienza di lasciar Bordighera allora proprio. La sua collezione di piante per Davenne non era ancora completa. Realmente la salute di Lucy era di tanto migliorata, che sarebbe stato una crudeltà l’andarsene senza alcun bisogno urgente. E poichè Aubrey non poteva trovarsi in Londra prima della fine di agosto al più presto, tanto valeva lasciar godere a Lucy più a lungo fosse possibile quell’aria a lei conveniente. Giunto a questa conclusione, l’aspetto suo si ricompose, e rischiarossi come quello di un uomo che ha sciolto un enigma.

— «Alla fine dei conti,» disse levandosi, «è piacevole sapere che possiamo andarcene quando ci pare. Ma non veggo ragione alcuna di partire immediatamente, come il dottor Antonio propone; a meno che la mia diletta non lo desideri anch’ella.»

— «Oh, no, papà! restiamo, vi prego, un altro poco,» rispose Lucy con calore; «stiamo tanto bene qui.»

— «Oh! bene! bene!» mormorò il Baronetto con un misto comico di ritrosia e di soddisfazione; «per parte mia confesso di non vederlo questo gran bene, a meno non sia tale ai vostri occhi la prospettiva di esser bruciati vivi in questa fornace di paese, come accadrà fra pochi giorni. Comunque, prima che faccia troppo caldo, felicemente ce ne saremo andati.»

Sir John involontariamente sospirò. Riconciliato pienamente con sè stesso da questa piccola tirata, lasciò la sala senza sospettare che la sua figlia avesse anch’ella sospirato dal fondo del suo giovane ed innocente cuore, al pensiero di lasciar l’osteria. Sir John non faceva eccezione alla regola, per la quale i babbi e le mamme hanno precisamente quella sorte di vista che distingue al chiaro gli oggetti lontani; e hanno bisogno poi di occhiali per veder quelli che stanno lor proprio sotto il naso.

Così avvenne; chè due ore più tardi, mentre sir John accomodava i suoi pezzi sulla scacchieria (Lucy essendosi ritirata a riposare), egli disse al taciturno Dottore:

— «Così, credete voi realmente, dottor Antonio, che questo clima si confaccia particolarmente bene a mia figlia?»

Antonio guardò attonito il suo interlocutore, e fece anche un istante di pausa prima di rispondere: — «Basta che paragoniate miss Davenne qual è oggi, con miss Davenne di alcune settimane fa, e potrete risponder da voi stesso alla domanda: non più tosse, bel colore, sonno e appetito eccellenti.»

— «Siete dunque di opinione,» persistette sir John, che una più lunga dimora possa giovare a rinvigorire il suo temperamento?»

Antonio sentì un’irresistibile tentazione di mandar per aria tavolino e scacchiere, e dare all’improvvido Inglese un cordiale amplesso: — i padri di figlie amabili non hanno idea dei pericoli che corrono; ma vinse gloriosamente sè stesso, e rispose colla dignità conveniente alla professione: — «Io non ne dubito. Questo clima è salubre quanto ogni altro al mondo; e le abitudini quiete e regolari, e l’assenza di ogni agitazione, sono la vera panacea per una persona delicata quale è miss Davenne. Son sicuro che un corso di bagni di mare, durante la calda stagione, le farebbe molto bene.»

— «In tal caso,» rispose il Baronetto, «suppongo che bisognerà cercar modo di restarci un po’ più a lungo. Ora mettiamoci al nostro giuoco; tocca a voi a cominciare.»

Giuocarono tre partite quella sera. Sir John fu tanto cortese da mostrarsi maravigliato di averle vinte tutte e tre. Antonio tornando a Bordighera cantò per tutta la strada: «O bell’alma innamorata,» con una forza e una espressione che facevano onore del pari e ai suoi polmoni e al suo musicale buon gusto.

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