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XIII.
SECONDA INTERVISTA ANCILLARE.
Questa signorina Oretta risponde alle esigenze eccezionali del dottor Pertusius. È un po’ primitiva; ma trapiantata da questo ambiente rusticano nel mio giardino, ecco, il fiorellino semplice diventerà fiorellino doppio. Io pregustavo — standomi ancora al mattino nel letto dove dormì Giuseppe II e tutti quei re — la gioia di questa trasformazione operata dalla mia mano possente su la semplice Oretta; ed ella esclamava: “Ginetto, tu mi fai soffrire troppo!„
Però non è bene che tu pensi tutto per te. C’è anche l’erede.
L’erede farà ua ua! o altre cose contrarie all’estetica, farà; ed è un pretendere troppo che Oretta con una mammella dia a te la sciampagna eccitante, e con l’altra il latte calmante all’erede. La nascita dell’erede era decretata; e perciò deliberai una seconda intervista ancillare.
Questa volta mi recai all’appostamento della servetta in tutto lo splendore di una toilette primaverile; e perciò la ragazza, quando mi vide, rimase offuscata, e quasi non mi riconobbe. (Il giorno prima mi ero truccato in modo indegno).
— Altre meraviglie vi aspettano, ragazza mia, — dissi. — Ma prima di tutto il vostro nome.
— Lisetta.
— Ebbene, Lisetta, noi siamo destinati a diventare intimi amici. Voi dovete essere la mia collaboratrice.
— Che dica ben su....
— Ecco di che si tratta.... — Ma la Lisetta aveva, oltre al cestello della spesa, un involto in un giornale da cui pendevano laccioli. Evidentemente, un paio di scarpe.
— Le vostre, Lisetta?
— No, della signorina.
— Fate, fate vedere.
Guardo. La vista di quelle scarpe, benchè conformi alle idee del dottor Pertusius, mise una spina nel mio cuore.
— È ben fatto — domando — il piede della signorina?
— Come il mio....
— Oh, ma in proporzioni minori, vorrei credere.
Dal piede risalii con domande riservate alle regioni superiori; ma qui la Lisetta non seppe darmi che vaghe referenze. Poteva ben dirmi di altre signorine, perchè portavano camiciole di pizzo che arrivavano appena a coprire....
— Ho capito. Proseguite!
— .... e poi facevano i quadri plastici davanti alla specchiera; ma la signorina Oretta porta una camicia lunga come quella di Santa Veronica. Però brunetta ella è.
— Ma queste scarpe sono da buttar via — dissi.
— Buttar via? Le porto a risolare. Vada, vada a dire alla mia signora “buttar via„. Oggi, poi, col prezzo delle scarpe! Non si butta via niente: nemmeno la broda dei piatti.
— Oh!
— C’è il maiale in casa.
Un utile animale, ma spoetizzante. Galline in casa, pazienza, ma anche il maiale....
Comunque dico:
— Ascoltatemi, Lisetta: vi sarebbe uno di quel giovani assolutamente eccezionali: bello, ricco, come si legge nei romanzi: un perfetto signore, disposto, forse, a sposare la signorina Oretta, vostra padroncina.
— È lei forse? — e mi squadra.
— Perchè? Non vi piaccio? Trovereste forse qualcosa da eccepire sul mio conto?
— Io trovo che lei è un simpatico signore.
— Lodo la vostra intelligenza.
— E poi con un’automobile così bella!
— Così che voi credete, Lisetta, che la vostra padroncina rimarrebbe favorevolmente impressionata all’annuncio che un giovane ricco, simpatico, serio, sarebbe disposto ad iniziare serie trattative di matrimonio?
— Se glielo dico io, mi manda in cucina. Tutte le volte che le ho detto certi bei pensierini d’amore, lei mi dice: “Lisetta, va in cucina!„ Io direi che lei, signore, cercasse di entrare in simpatia del papà e della mamma. La padrona se viene poi a sapere che lei è ricco....
— Questo è un particolare interessante! Ma per entrare in simpatia, prima bisognerebbe entrare in relazione.
— Ah, signore! — esclamò Lisetta battendosi d’un tratto con la mano la fronte, — se non è che per questo, lei non poteva capitare in un momento migliore.
— Favorite di spiegarvi, ragazza mia.
— Ha lei osservato, proprio di contro alla nostra casa, una villetta piccina piccina? È così nascosta dalle piante che già non si vede. Sono quattro camerine che la signora ha fatto tirar su con le sue economie per affittarle ammobiliate; e proprio l’altro ieri le sono rimaste sfitte. Adesso non le racconto come: le basti sapere che la signora è rimasta imbrogliata di tutto l’affitto, senza contare il resto. Son due giorni che ha una luna.... Ha pianto persino dalla bile. Bene: lei si presenta, prende in affitto la villetta, non tira un centesimo sul prezzo, e lei è accolto in casa come un Dio.
Eccellente idea! Così vedo la signorina messa in opera, come si dice a Milano, senza impegnarmi.
— E scusate, una domanda: l’avvocato che uomo è? Non è mica un uomo furioso?....
— È tanto buono! — risponde Lisetta. — Alza qualche volta la voce, ma non ci si bada.
— Se l’affare va, la vostra fortuna è fatta, perchè — tenete a mente — il sistema della nostra Ditta è tedesco: ricompensare le persone per quello che rendono.