< Isaotta Guttadauro < Idillii
Questo testo è completo.
Idillii - L'androgine Idillii - Hyla! Hyla!

L’ESPERIMENTO

Ne la stanza regale, ampia e rotonda,
ove brillano scritti a le pareti
i versetti de’ saggi e de’ poeti
in bei carbonchi di Palesimonda,
il Re si chiude in suoi pensier segreti:
la barba il petto eröico gl’inonda.

Lo sguardo ei tien su ’l cofanetto assiro
che in dieci lune l’orafo compose.
Giunge da li orti il soffio de le rose,
quasi con metro egual, come un respiro.
Il veltro de le cacce avventurose
dorme, composto il lungo dorso in giro.

Sta ritto in pie con tutta la figura
l’unico Erede, figlio di leéna.
Ei tace. Una lanugin fulva a pena
gli ombra la faccia imperiosa e dura.
Bella è la bocca; e l’occhio gli balena
di desiderj enormi d’avventura.


Troppo il padre ha regnato, ci pensa. E, piano,
scegliendo ne la cintola uno stile
cui di recente un suo velen sottile
ha fatto azzurro, avanza; e con la mano,
già invitta nel frenar l’impeto ostile,
punge le nari a ’l veltro persiano.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.