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Giosuè Carducci - Juvenilia (1850)
Libro I - Profonda, solitaria, immensa notte
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Profonda, solitaria, immensa notte;
Visibil sonno del divin creato
Su le montagne già dal fulmin rotte,
4Su le terre che l’uomo ha seminato;
Alte da i casti lumi ombre interrotte;
Cielo vasto, pacifico, stellato;
Lucide forme belle, al vostro fato,
8Equabilmente, arcanamente, addotte;
Luna, e tu che i sereni e freddi argenti
Antica peregrina a i petti mesti
11Ed a’ lieti dispensi indifferenti;
Che misteri, che orror, dite, son questi?
Che siam, povera razza de i viventi?...
14Ma tu, bruta quïete, immobil resti.
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