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LXXVIII.
A MESSERINO
S’indraca Messerin contro i pedanti,
E del Monti pur ciancia e del Manzoni.
O pecoraio, contastú i caproni?
4Quanti piedi han dirieto e corna avanti?
Questo servo de’ servi de’ menanti,
Spazzaturaio di composizioni,
Piglia del campo anch’egli e fa sermoni
8E se l’allaccia tra’ filosofanti.
Or credi tu de la viltà natia
Esserti scosso per tuffar le mani
11Dentro l’inchiostro d’una stamperia?
Va ficcati in un cèsso o datti a’ cani!
Che se tu me ’l chiedessi in cortesia
14Pur ginocchione e con giunte le mani
Per lo dio de’ cristiani,
Un calcio mio non ti vorrei donare;
17E ragghia a posta tua se sai ragghiare.
Gli scudi che vuoi dare
Per far dietro a’ pedanti il buggerio,
20Se fussin soldi loderesti Iddio.
Omicciattolo mio,
Vuoi farla da leone, e se’ asinello
23Che mai si vide il piú pulito e bello.
Mettetegli il corbello,
Carcatelo di ciarpe e di letame,
26E co ’l baston cacciategli la fame.