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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Angelo Di Costanzo
IX1
L’Alpe inaccessa, che con grave affanno
Due volte il passo al tuo valor aperse;
Vienna, ed Ungheria, dove sofferse
Da te il fiero Ottoman vergogna e danno;
5Africa che, or è già l’undecim’anno,
Vide le genti sue da te disperse;
E mill’altre tue belle opre diverse,
Avalo, il tuo sepolcro omai saranno.
Queste più salde che metallo o marmi,
10Senza temer giammai del tempo oltraggio,
Terran l’istoria dei tuoi fatti, e i carmi.
O di vere virtù lucido raggio!
Quando spirto sia mai più ardito in armi,
O in consiglio di te più accorto e saggio?
- ↑ Per la morte di Alfonso d’Avalo marchese del Vasto Generale di Carlo V. Morì in Milano l’anno 1546 essendo governatore di quello Stato.
Note
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