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Gabriele D'Annunzio - L'Isottèo (1886)
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Era la fonte in una lene altura
coronata d'opachi elci e di mirti.
Rompevano li spirti
de la fonte tra' sassi palpitando.
5Non mai dolce sonò bistonia lira
come le fronde a 'l vento
su la natività de le bell'acque;
né fu sì chiaro il talamo d'Argira
e né pur l'ariento
10u' con la ninfa, poi che a Giove piacque,
Ermafrodito giacque.
Partìasi l'onda in rivoli tra' massi
de 'l clivo, in più di cento
rivoli che brillavano, pe' sassi
15fini e politi, con variamento
di carbonchi topazi e crisoprassi.
Attoniti mirammo; ed in noi nacque
desìo di bere... - O fonte, io t'inghirlando!
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