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Gabriele D'Annunzio - L'Isottèo (1886)
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Questo narrò la mia favolatrice.
Ed a me parve che un incantamento
fluisse da quel lento
eloquio, tutti i boschi affascinando.
5Com'ella tacque, il fremito de 'l suono
mi tremolò sì viva-
mente a precordi, ch'io rimasi assorto
nel mio diletto ripensando a 'l buono
Astìoco. - E se a la riva
10d'oro il giglio d'Elai non anche è morto?
E se ancóra a diporto
la fata Vigorina è pe' sentieri? -
ella chiese, ché udiva
non lungi mormorii rochi e leggeri
15d'acque, correnti giù per la nativa
ombra, e vedeva crescere i misteri
entro i seni de 'l valico ritorto.
Onde spronammo, innanzi trapassando.
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