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COLLEGIO O FAMIGLIA?
COLLEGIO.
PREGHIERA D’UNA FANCIULLA A SUA MADRE.
Perchè chiudermi ancora in quelle mura
Che son laggiù, tanto lontan da te?
Quelle mura mi fan, mamma, paura,
Laggiù nessun, nessun de’ miei non v’è.
Quelle suore son fior di cortesia,
Ma indovinarmi il cor nessuno sa;
La lor parola suona umile e pia,
Ma la nota materna ella non ha.
Bello ruzzar sul vespro nel giardino
E ogni tratto venirti ad abbracciar,
Bello legger la sera a te vicino,
Con te le care pagine studiar.
Bello con te nel noto santuario
Inginocchiarsi e volgersi al Signor;
Laggiù, mamma, si prega a suon d’orario,
Il labbro prega, ma non prega il cor.
Laggiù si ruzza ma senza allegrezza,
Chè il cor rimpiange sempre il focolar;
Laggiù si studia, ma non han bellezza
Le antologie, le penne, i cartolar.
Sii tu, tu mia maestra e mia censora,
Da te, dal nido mio non mi partir,
Mamma! sii tu mia guida e confessora,
Tu sola sai davvero benedir.
Vedi ch’io piango; non son io tua figlia?
Questo è il mio nido, non è quel laggiù;
Questa, non quella l’è la mia famiglia:
Perchè da te vuoi separarmi tu?
FAMIGLIA.
POCO PRIMA DI PRANZO.
Quel che finì d’orlar, bel coltroncino,
La grandicella d’ogni pel rinetta,
La più piccina il bianco grembiulino
Per la novella bambola filetta.
Tutto è intento il diecenne fratellino
Alla scrittura, che non ha perfetta,
Il piccolo montato il cavallino
Con una verga in man sbuffa e corvetta.
Infra queste bellezze sta seduta,
Beandosi, la mamma, e or questa or quello
Dolce corregge, e sapiente aiuta.
Il desinare è presto. Il suono usato
Squilla vicino all’uscio il campanello.
Son tutti in festa. Il babbo è ritornato.
Carlo Baravalle.