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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847
L'AMBO IN NER CARNOVALE
T’aricordi, compare, che indov’abbito
Vienì1 un giorno pe’ sbajjo la bbarella?
Bbe’, all’astrazzione che ss’è ffatta sabbito,
Ciò2 vvinto un ambo a mmezzo co’ Ttrippella.
E oggi pijjamo a nnolito3 un bell’abbito,
Lui da pajjaccio e io da purcinella,
Perchè la serva de padron Agabbito
Sta allancata4 de fà ’na sciampanella.5
Tu, ccaso che tt’ammascheri da conte,
Viecce a ttrovacce all’osteria der Moro,
In faccia a gghetto pe’ sboccà sur Ponte.6
E ssi mmai Titta7 pò llassà er lavoro,
Portelo co’ lo sguizzero der Monte,8
Ché Ggiartruda ne tiè ppuro pe’ lloro.
17 febbraio 1830
- ↑ [Venne.]
- ↑ [Ci ho.]
- ↑ [Prendiamo a nolo.]
- ↑ [Da lanca, fame: “affamata, smaniosa.„]
- ↑ [Divertimento, che finisce sempre con una merenda o con una cena.]
- ↑ [Sul Ponte Quattro Capi.]
- ↑ [Bista, Giambattista.]
- ↑ [Uno svizzero de) Sacri Palazzi, che faceva la guardia al Monte di Pietà, come un altro la faceva alla Cassa di Risparmio. Vestivano la bassa tenuta, cioè: calze paonazze, brache e giustacuore a strisce paonazze e nere, berretto in forma di frittella.]
Note
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