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L'AMORE MATERNO.
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ALLA CONTESSA OLIMPIA COLLEONI-LAMPERTICO
di vicenza.
Volgon due soli ch’io sciogliea fidente
A te l’augurio di miglior fortuna.
Ecco nel dolce nido, ove piangente
4Sedesti appiè d’una deserta cuna,
Ecco due biondi pargoli vezzosi,
Che ambo i padri han nell’atto e nella faccia,
Che vispi ti sorridono e festosi
8Al materno tuo sen stendon le braccia.
Avventurati pargoli! Né sanno,
Ancor non sanno di che immenso affetto
Tu palpiti per essi; e quanto affanno
12A un lor vagito ti conturbi il petto!
Nell’aurea luce di notturne stanze
Veglian le tue compagne in lieti crocchi;
O di protratte musiche e di danze
16Fanno agli orecchi allettamento e agli occhi.
Tu di una muta lampade al barlume
Presso i pargoli tuoi siedi le notti;
E t’è dolce per lor lasciar le piume,
20Dolci i lievi per lor sonni interrotti.
Nel tuo talamo appar della Divina
Madre un’immago benedetta e pia;
E lì con ansio cor sera e mattina
24Sollevi i verecondi occhi a Maria,
Pregando Lei che del virgineo velo
Covrir si piaccia i piccioli tuoi figli;
E sulla cuna che li accoglie, il Cielo
28Mandi gli angeli suoi, piova i suoi gigli.
Crescete, o fanciulletti! Il mar v’attende,
Dubbio mar della vita. In pace è l’onda;
Limpido sull’aurora il ciel risplende,
32E le vele vi gonfia aura seconda.
Da lungi alzasi un canto e lo ripete
Di lido in lido l’aura innamorata:
«O voi, che l’onda a navigar prendete,
36Che senza pianto non fu mai varcata,
Seguitate il mio suon che vi conduce
Di mezzo a scogli e insidïose arene,
Ove un ciel ride di purpurea luce,
40Ove si stringe, non si sogna, il bene.»
O cara voce del materno amore,
A lievi giovanili anni conforto!
Che ognor t’intenda, ognor ti segua il core,
44Fin che le vele sian raccolte in porto.