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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847
L'ARISSEGGNAZZIONE
Piano co’ ste caluggne: io nun me faccio
De quer paese che nun zò, ffratello.1
Me n’accorgo da me che nun zò bbello
Ma manco crederò dd’èsse un pajjaccio.
Basta, a ’gni modo, me sò trovo un straccio
De strappinetta2 da ingabbià er franguello:
’Na scortichina, fìa d’un scarpinello,3
Che, ppuro, s’ho ’na vojja, me la caccio.
Capisco ch’è una subbia,4 ch’è una spazzola,5
Ch’è mosscia, che ttiè6 un naso martellato
Da fà invidia a una perla scaramazzola,7
Che, inzomma, nun è ttanta fregareccia:
Ma aringrazziam’iddio, disce er curato:
Tempo de caristia, pane de veccia.8
17 gennaio 1847
- ↑ [Caro mio, amico mio.]
- ↑ [Strappino, sinonimo di schiappino: “uomo che poco o niente conosce il suo mestiere, uomo da poco, uomo da nulla.„ E quindi un straccio de strappinetta significa: “un cencio di donnetta che val poco o nulla.»]
- ↑ [Una scortichina, figlia di un ciabattino. — Non essendo verisimile che la chiami scortichina nel senso proprio, suppongo che la chiami così, o perchè, come dice più giù, era molto secca, o perchè lo scortico, in romanesco, ha un significato speciale, che può vedersi a pag. 184 e 285 di questo volume.]
- ↑ [Subbia, in romanesco, non è come in toscano, “quello scarpello appuntato, che serve per lavorar le pietre e i marmi,» ma la “lesina,„ dal latino subula, che aveva lo stesso senso.]
- ↑ [Nel senso di “spazzola di padule„ e di “spazzolino di penne.„ E, insomma, chiamandola spazzola e subbia, vuol dire che è secca e sottile, e fors’anco non ben diritta.]
- ↑ &lbrackTiene: ha.]
- ↑ [Scaramazza.]
- ↑ [Proverbio, che corrisponde al toscano: In tempo di carestia, pan vecciato o dì vecce.]
Note
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