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III.
Le sacre carte dicono che il Padre Eterno finì le sue fatiche con la creazione dell'uomo. Con questa invece i bambini le cominciano!
Generalmente sino ai tre anni d'età sembra che non capiscano neppure che il lapis lascia traccie sul bianco, ed è verso il principio del quarto che pigliano gusto ad addossare o intrecciare sulla carta sfregi a sfregi e per tutti i versi, senza che in essi si palesi la più piccola intenzione di riprodurre qualsiasi cosa.
Però come prima tale intenzione si desta, novantanove volte su cento tentano d'esprimere un uomo con un quadrato o un circolo malfatto e due linee verticali: la testa e le gambe (fig. 1 e 2). Questa riduzione estrema dell'uomo non è propria soltanto ai bimbi di prima età; se ne hanno esempi frequentissimi sino ai sette e agli otto anni, quando già non manca chi dà prove notevolissime di buon senso. Si vedrà come non sia difficile comprendere da qual cosa provenga che quei piccoli artisti s'appagano di così imperfetta creazione. La quale però in natura, se mai fosse, verrebbe a presentare un lato assolutamente pratico.
La testa e le gambe soltanto? Diamine, quanto basterebbe per vedere, mangiare e andare a spasso! - E se le braccia e il torso mancassero, tanto meglio; non s'avrebbe a lavorar tanto, ci sarebbero meno dispiaceri di cuore e il ventre non dorrebbe mai!
Ma i bambini fortunatamente non seguono questa filosofia, chè se la seguissero sopprimerebbero la testa per far a meno di studiare!
Prima che l'uomo sia intero deve passare per altri stadi. Da quella forma primitiva non isperi di saltare a un tratto alla sua integrità fisica. Bisogna che abbia pazienza e stia pago di concessioni graduali, perchè i bambini, progredendo a poco a poco, oltre al capo e alle gambe, gli daranno le braccia o il busto (fig. 3, 4 e 5), mai, o tutt'al più rarissime volte, l'uno e l'altro.
Più tardi soltanto avrà in grazia quanto chiedeva per soddisfare alle esigenze del più modesto inventario, e Dio gliela mandi buona, perchè c'è caso che gli attacchino le braccia indifferentemente alla testa, al collo e all'inguine (fig. 6, 7, 8 e 9). L'ubicazione è per loro una cosa tutt'affatto secondaria. L'importante è che l'uomo finalmente abbia le braccia.
Ma non si creda per questo ch'e' sia tosto in caso d'adoperarle pei bisogni più frequenti e più istintivi della vita. Tutt'altro.
Non potrà, ad esempio, portar mai le mani alla bocca, al naso o a qualunque parte del capo; nè potrà mai toccarsi il torace; e tutto ciò perchè, come le gambe non hanno ginocchio, così dapprima le braccia non hanno gomito.
Ma l'attività umana invoca ben presto anche l'articolazione delle gambe e delle braccia, e come prima si mostra necessaria, il piccolo artista la concede. Talora anzi troppo abbondantemente, poichè, anzichè cedere i soli angoli del gomito e del ginocchio, dona alle braccia e alle gambe una scioltezza assoluta e continua di serpentello, per la quale e piedi e mani possono arrivare con invidiabili curve a qualsiasi parte del corpo (fig. 10).
Per quanti tramiti adunque, nell’arte dei bambini, passa l’uomo, prima d’avere appena appena una forma ragionevole!