< L'arte dei bambini
Questo testo è stato riletto e controllato.
XII XIV

XIII.


II senso del bello è ragionevolmente meno sviluppato nei bambini che non lo sia negli uomini, ma è più puro, come è più puro un fiume quando consiste in un filo d'acqua, che non presso alla foce, quando ha già raccolta la furia d'altri torrenti e il fetido contributo delle cloache.

I nostri bambini non tengono calcolo se non di quanto quotidianamente cade sotto i loro occhi. Raramente arrivano, e ciò solo per strane intuizioni nervose, a una considerazione morale, che li renda superiori alla loro età. Ma sono lampi passeggieri, e se impressionano molto, si deve al contrasto inaspettato rispetto all'ingenuità abituale dei bambini. Un pensiero in chi non pensa; un'angoscia in chi è solido sorridere, scuotono l'anima, come la scuotono quegli accompagnamenti funebri, che, in certe sere di carnevale, traversano le vie invase dal clamore delle maschere.

Le espansioni dei bambini riguardo al bello sembrano adunque più schiette.

Il bello, ch'essi ammirano, non è modificato dalle tante considerazioni, alle quali lo subordinano gli uomini, ma è semplice primitivo, vergine. Accade quindi che accenni a trasformarsi tostochè il sangue fatto più caldo e più denso comincia a svelare al fanciullo i segreti del piacere. Terribile intermezzo dell'età quello in cui cessa il fanciullo e comincia il giovine! L'amore indefinito del diletto lo mantiene in una tensione continua come se la vita gli fluisse troppo possente per le vene. Vorrebbe esser serio e spesso si sorprende ridicolo; vorrebbe esser elegante e spesso si scopre... poco pulito. Talora rannuvolato e malinconico, talora irrequieto e pazzo d'allegria desta le apprensioni della madre e la sfiducia del padre. Quasi sempre svogliato, molte volte spossato, dice di voler far di tutto e in fatto non fa di nulla, come se fosse ravvolto e stretto da una catena invisibile. Così mentre avea sperato di trovarsi in un campo più vasto, si trova invece chiuso in un sentiero angusto, fra due siepi. Da una parte gli arriva il clamore dei bimbi che giuocano; dall'altra il murmure degli uomini che lavorano. Egli è troppo grande per tornare fra i piccoli, e troppo piccolo per passare fra i grandi.

Vorrebbe ancora dolci e carezze, ma queste sono pei bimbi. Sente la bramosia sfrenata dell'amore, ma l'amore è per gli uomini! 1

Ed è appunto in questo periodo che a determinare il giudizio d'un fanciullo sul bello entrano nuovi elementi artistici e poetici. Allora soltanto comincia a gustare la solitudine della campagna e del mare, e vede nelle nuvole simulacri di mostri e fiumi e monti nevosi. Poi comincia a scoprire, o meglio, ad avvertire inconsciamente nella faccia umana il riflesso di certi sentimenti interni, incomincia a provare la simpatia e l'antipatia, cose tutte che modificano il senso della bellezza e rendono questa relativa.

Perchè è bensì fuor di dubbio che la bellezza è un pregio naturale che esercita un fascino poderoso anche sugli adulti; ma è del pari fuori di dubbio che la sua influenza non è mai eccessivamente estesa in grazia appunto delle riflessioni psichiche dalle quali scaturisce in gran parte la relatività. Se accadesse altrimenti, tutti gli uomini sarebbero innamorati d'una sola o di ben poche donne!

Infatti sulla bellezza si possono fare assai meno variazioni che non sulla simpatia, perchè a formar la prima concorre un minor numero di coefficienti, e questi coefficienti sono immediati.

Quelli della simpatia invece (movendo raramente da preferenze artistiche e spesso da preferenze morali) aprono un campo vastissimo all'esercizio delle nostre affezioni. La scoltura greca che volle ritrarre la pura bellezza fisica, fece delle donne che si rassomigliano tutte.

In poche parole: la bellezza non può comprendere che le figure perfettamente (o quasi) corrette e regolari; la simpatia comprende invece le belle, le mediocri e qualche volta anche le brutte.

Ora, se è vero che la simpatia è la risultanza di molte finissime considerazioni (che talvolta non si riesce ad esprimere e a fermare) e se è vero che la bellezza è all'incontro il risultato di poche considerazioni ben determinate e palesi, torna naturale che i bambini arrivino a capire e a gustare la bellezza assai prima della simpatia; o pure, se è vero, che la simpatia insinui diversi elementi a determinare le nostre preferenze, torna naturale che il senso della bellezza, benchè minore, nulla meno sia più puro e più schietto nei bambini che negli adulti.

  1. [p. 94 modifica]Scrivendo queste parole ricordava Furio, forse la più bella cosa di Edmondo De Amicis. (11) «L’Education dès le berceau. Essai de pédagogie experimentale par Bernard Perez. Paris, libr. Germen Bailliere et C. 1880 — III, 77. (12) «Fisonomia e mimica di Paolo Mantegazza. Milano, Dumolard, 1881. — Cap. IX, 115. (13) «L’origine dell’uomo e la scelta in rapporto col sesso di Carlo Darwin. Torino, Unione tip. 1871 — Cap. II, 51. (14) Perez, Op. cit. 122. (15) «Sessanta Novelle Popolari Montalesi (circondario di Pistoia) raccolte da Gerardo Nerucci. Firenze, Le Monnier 1880.

    Le incisioni di questo opuscolo furono dall’egregio giovine Giulio Garagnani eseguite scrupolosamente sugli autografi dei bambini da me posseduti.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.