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XVIII.
E i bambini passato il primo e duro allevamento, sono appunto adorabili per questo inconscio entusiasmo del buono e del bello; per questa fiducia, ancor più inconscia, nella vita!
Dicono che bastano una donna e un’oca per far un mercato; potrebbero dire anche che bastano pochi bambini per fare una primavera. Nulla più dei loro piccoli gridi, delle loro risate argentine, dei loro canti ricorda il risveglio dei nidi a maggio; nulla più dei loro volti rosei e sorridenti ricorda la freschezza dei fiori d'aprile.
Vivessi cent'anni non dimenticherò mai un'impressione avuta di pien meriggio sopra uno dei monti che fanno corona al Lago Maggiore. In fondo le Alpi coi ghiacci e le nevi perpetue risplendenti al sole; più in basso e vicino le curve verdeggianti di Premeno e di Tornicco; avanti e in primo piano un praticello dall'erba alta, scura, foltissima. Fra quest'erba cinguettavano cinque piccoli e stupendi bambini, di cui non emergeva che la testa. Quando pel sentiero passai loro vicino, essi si fermarono a riguardare immobili, e uno d'essi nella sorpresa si lasciò scappare una farfalla, che con gli altri aveva affannosamente inseguita fin là. La farfalla abbandonava le rose. Quello era un lembo della fioritura umana nella leggenda svedese! Dal bimbo emerge più il buono che il tristo, l'allegro che il malinconico, perchè bisogna ben guardarsi dal confondere la svogliatezza e la irrequietudine col tedio e con la cattiveria. Quel prorompere improvviso della vita fra i sei e i dieci anni, non può accadere senza una forte scossa nel temperamento ancor debole. I bambini che traversano quell'età impassibili; i bambini che a dieci anni hanno la gravità dei pretori e la serietà dei farmacisti in funzione, o sono ammalati o sono senza sangue... il che poi è la stessa cosa! Essi finiranno magari sindaci decorati del natio luogo, ma non usciranno gloriosi da nessuna lotta dell'animo e del corpo.
Lasciate quei vecchietti in pantaloni corti alle madri che trascinano le magre soddisfazioni per tutti i salotti tiepidi e insinuatevi invece fra le schiere numerose che sul pomeriggio abbandonano le scuole. Là i veri personaggi della storia futura. Nessuno di essi si preoccupa di voi, chè mille note di giuochi, di progetti, d'orgogli eccitano quelle piccole anime al cicaleccio.
Vedrete chi procede a stento verso casa, sospinto dalla voce del pedagogo, invidiando quelli che liberi scendono pei viottoli in rumorosa corsa; chi affretta il cammino nel desiderio del buon pranzo e di buone carezze; chi va adagio e piagnucoloso nel timore del padre per qualche trascorso... tutta insomma un'aneddotica senza conseguenza che interessa e diletta.
Ma chi sa di quanti drammi e di quanti sacrifizi un giorno non saranno causa?
Forse quella povera bimba pallida e freddolosa chiuderà la sua vita nella tristezza e nella miseria; l'altra invece dallo sguardo già vivace, desterà amori e odii implacabili; quel bimbo dal volto aperto e sincero e dalla tempra robusta nasconde forse il germe d'un eroe; nell'altro fosco e invidioso c'è il nocciolo d'un dalinquente. Oggi ridendo e cantando spensieratamente allegrano le vie, forse le insanguineranno nella furia delle rivoluzioni. Oggi modesti ma innocui, domani gloriosi ma pericolosi!