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◄ | Atto III - Scena VII |
SCENA OTTAVA.
Paulu; poi Annesa, dalla cucina.
Annesa
entra esitante; si guarda intorno commossa; respira, vedendo Paulu soltanto, e gli stende la mano: — egli finge di non vedere quel movimento: — essa rabbrividisce e ritira lentamente la mano. |
Vengo per salutarti, Paulu... e pregarti di salutare i tuoi.
pausa: — Paulu nè risponde, nè la guarda: — Annesa lo fissa con amarezza: — poi con uno sforzo di volontà riacquista una calma apparente. |
Anche tu, Paulu, sei invecchiato assai in pochi giorni.
Paulu
sforzandosi a parer disinvolto.
Sono un po’ abbattuto soltanto... Perchè non siedi?
Annesa
senza dargli retta.
Ti ho pregato di salutare tua madre e don Simone, perchè so che non vogliono vedermi... Hanno ragione.... Addio!
per ritirarsi.
Paulu.
Dunque, è proprio vero che vuoi andartene?
Annesa
triste, cupa e risoluta.
Voglio.... e devo.
Paulu
ironico.
Vuoi andartene.... a servire?
Annesa.
Che altro potrei fare?
Paulu
accostandosi a lei, sempre freddo.
Non staresti meglio qui?
Annesa.
No.
Paulu
c. s.
No?... Che male ti abbiamo fatto?
Annesa.
Lascia lo scherno, Paulu!... Sono io che ho fatto male a voi.
Paulu
con forza, allontanandosi da lei.
Non importa!... Tu non ti moverai di qui!
Annesa
con altrettanta forza.
È impossibile!... Tu stesso devi capirlo.
Paulu
con dolcezza.
Io capisco una sola cosa: che tu devi rimanere.
Annesa
scuotendo il capo, mestamente.
Non cercare di trattenermi... Avrei potuto andarmene senza vederti.... ma non voglio che la mia partenza sembri una fuga... Voglio che tutti sappiano che ci lasciamo in pace.
per avviarsi.
Paulu
le si slancia dietro, ma non osa mai afferrarla: — si avvicina e si allontana da lei, sempre come spinto dall’amore e dalla pietà, e trattenuto dall’orrore. |
Tu non uscirai da questa casa, dovessi legarti!
Annesa.
Legami pure.... Io scioglierò i tuoi legami, e fuggirò appena potrò... come un prigioniero dal carcere... te ne avverto.
Paulu
supplichevole.
No!... Io non ti legherò... perchè c’è un legame indissolubile che ti avvince a me... e che c’incatena tutti e due a questo carcere...
indica l’alcòva: — Annesa rabbrividisce: — a bassa voce. |
Uniti nella colpa... uniti nel castigo...
con forza.
Io non sono un vile, intendi?... So il mio dovere!... Non ti abbandonerò mai!
Annesa.
Anch’io so il mio dovere, e non vi mancherò!
Paulu.
Annesa!... Io ne ho abbastanza delle stramberie di don Virdis... e delle false idee che ti ha cacciato in testa...
duramente.
Finiscila!
Annesa.
Sì, finiamola!... Don Virdis non c’entra per nulla... Ma perchè ti ostini a cozzare contro la volontà dei tuoi...
con amarezza.
e contro la tua stessa volontà?
Paulu
turbato.
Che vuoi dire?
Annesa.
Lo sai, senza che io te lo dica!
con espressione quasi di dolore fisico, e con voce affannosa. |
Lo sai... lo leggo nei tuoi occhi!... Ci hai pensato troppo tardi al tuo dovere... ma è meglio... perchè quello che accade sarebbe accaduto lo stesso... e tu m’avresti maledetta!
Paulu
con orrore.
Ah!... Dunque, è vero?
Annesa
volgendosi istintivamente verso il sottoscala, come allucinata. |
Sì! sì!... Io... io... l’ho soffocato... per derubarlo!... Il destino mi ha trascinata... Volevo salvarvi tutti!... Non seppi resistere alla tentazione...
vedendo che Paulu si allontana da lei spaventato, torna alla realtà. |
Ero come pazza!... Ho subito capito tutta l’enormità della mia colpa... Dopo, ho fatto un voto: ho giurato che, se voi non foste ingiustamente puniti... e non punita io pure... mi sarei castigata da me... abbandonandoti... per non peccare più!... Sono contenta che questo voto castighi me sola... perchè tu non mi ami più... perchè non sei più quello di prima!
Paulu
turbatissimo, senza convinzione
Non è vero!... Non è vero!
Annesa.
Ma se non puoi avvicinarti a me senza rabbrividire!... Se non osi nemmeno toccarmi!... Tu hai paura di me... ma non mi maledici... e questo mi basta!... Doveri verso di me, dopo quello che ti ho detto, non ne hai più.
Paulu.
Ne ho sempre... È per me, e con me, che hai peccato: dunque, rimani... Abbiamo peccato insieme: faremo insieme la penitenza.
Annesa
amaramente.
Peccando di nuovo?
Paulu
con sarcasmo.
Non peccherai più... perchè ti sposerò.
Annesa.
E così darai credito alle voci che ci accusano di un delitto... del quale sei innocente... No, no!... Lasciami partire!
Paulu.
Ma dove andrai?... Tu sei invecchiata più di me... sei ammalata... e vuoi metterti a servire... gente che non conosci?... Non pensi a quello che dovresti soffrire?... E immagini che io possa permetterlo?
con pietà.
Annesa.
Più soffrirò, e più proficua sarà per me la penitenza... Lasciami andare... e perdonami.
Paulu.
No!... Non ti perdono!
irritandosi.
Tu dici: «Poichè la giustizia umana si è sbagliata, voglio castigarmi da me»...
Annesa afferma col capo.
Ah, lo chiami castigo, tu, lasciare questa casa... e dimenticare?... Ti sbagli, Anna... Il castigo è di rimanere qui... Tu lo capisci... e perciò vuoi fuggire!
Annesa
con amarezza, disperata.
Ah! come sei ingiusto! Oh, perchè sono tornata?
Paulu.
Perchè dovevi tornare!... Il colpevole ritorna sempre sul luogo del delitto!
Annesa rabbrividisce, e indietreggia per fuggire: — Paulu, fuori di sè, la raggiunge, l’afferra e la spinge a terra, come volesse inchiodarvela. |
E vi resterai, perdio!
Annesa scoppia in lagrime, e gli tende le mani supplichevole. |
Ah!, piangi?... Non sei, dunque, tanto desiderosa di soffrire ed espiare?... Oh, lo sapevo!... Perchè mi consigliavi di sposare.... e ingannare... una donna ricca?.... Perchè hai commesso quel delitto?... Per assicurarti un’esistenza tranquilla.... Oh, non ho sbagliato quando ti rassomigliai all’edera!... Ah, vuoi lasciare l’albero disseccato.... per espanderti sopra un altro!... Vuoi lasciarmi qui... a combattere contro i fantasmi.... contro i rimorsi... solo.... debole... disonorato dalla tua partenza?
con sarcasmo.
Ma, sì, va, va pure!... Corri a castigarti dimenticandoci!... Non ti dimenticheremo noi, però: non ti dimenticherà il paese!... Non ci sarà nessuno che non pensi: «Se Annesa se n’è andata, è segno che Zua Decherchi è stato ucciso dai suoi parenti!»... e anche mia figlia, un giorno, sospetterà di suo padre!... È questo il tuo castigo?... Questa, la tua vendetta!
Annesa
si alza, con uno scatto di ribellione. |
Basta!... Tu vedi quello che soffro, e mi schernisci!... Il mio corpo è tutto un dolore.... l’anima mia è piagata da ferite inguaribili.... e dici che io voglio vendicarmi di te... di te, che eri l’unico filo il quale mi legasse alla vita!... Per te, per te solo, mi sono perduta.... e il tuo stesso odio te lo prova!... Di’, piuttosto, che tu vuoi vendicarti di me, e punirmi.... tenendomi qui.... come un cane ammalato che, per un riguardo al mondo, non si vuol uccidere.... perchè ti fu fedele fino alla colpa!... Capisco che il mio maggior castigo sarebbe quello di rimanere.... ma bada!... non sarebbe un castigo per me sola.... ma anche per voi!
Paulu
comprendendo che è disposta a restare, si calma e si rifà triste e cupo. |
Lo so!... Ma è giusto.... Più, o meno, siamo tutti colpevoli.... io, specialmente!... Io sono il tronco malsano che ti ha alimentato.
Annesa
come a sè stessa. E l’edera dove si attacca muore!
si getta a sedere, e piange.
Paulu.
O muore la pianta tarlata....
china la testa. |
Annesa
solleva il capo e lo guarda, presa da viva pietà. |
Hai ragione, Paulu!... Io devo... devo restare.
Paulu, senza guardarla, approva col capo, sempre cupo. |
Annesa.
Ma tuo nonno... tua madre... non mi scacceranno?
Paulu.
Non possono farlo.... Forse, chiederanno che io ti sposi.
Annesa.
Ah, no!... Finchè essi vivranno, non acconsentirò mai!
Paulu
indifferente.
Come vorrai.... Non ti scacceranno ugualmente.
si riscuote, la guarda: — lo stato di prostrazione di Annesa lo commuove, e le si avvicina alquanto: — poi, con voce calma. |
Dunque, rimani?
Annesa
abbassa il capo per assentire: — poi si alza e si toglie dal capo la benda. |
Paulu
respira sollevato e vorrebbe abbracciarla; ma il ricordo di quanto è avvenuto e di quanto avverrà, lo riprende: — si allontana con rapidità verso la scaletta: — con voce che vorrebbe parer disinvolta esclama uscendo: |
Mamma!... mamma,!... Annesa rimane!
Annesa
che ha scorto non veduta, il movimento di Paulu, si abbandona con disperazione sopra una seggiola; e con l’occhio fisso nel vuoto, con voce scolorita e monotona come pregando: |
La vera penitenza è questa!... Signore, date alla povera edera la forza di avvinghiarsi nuovamente al tronco morto del suo amore....
Cala la tela.