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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831
L'EDITTO PE’ TUTTO L'ANNO.1
Ho vvisto propio mo a le cantonate
Curre er libbraro2 a appiccicà un editto.
È un lenzòlo de carta tutto scritto,
Che le ggente sce fanno a ggommitate.
Bisoggna avé ggiudizzio, cammerate,
Perchè cchi ssa che ce pò èsse3 scritto?
E ppotrebbeno avé ffatto un delitto
Che nun ze ggiuchi ppiù mmanco a ssassate.
Sortanto ho ’nteso un quèquero4 in perucca
A bbarbottà, svortànnose5 de fianco:
“Chi cce governa, nun tiè ssale in zucca„.
Nun c’è ppiù dunque da sperà nnemmanco;
Perchè ssi cchi cce ll’ha, ppuro6 te cucca,7
Figùrete8 chi ha perzo9 er fritto bbianco.10
Roma, 24 novembre 1831
- ↑ [De’ molti editti del 1831 che ho veduti io, il solo, a cui con qualche probabilità potrebbe riferirsi questo sonetto, è quello pubblicato il 5 novembre dal cardinale Bernetti, per notificare che “la Santità di Nostro Signore, s’era “dognata di approvare due nuovi Regolamenti, uno di procedura civile, e l’altro, del quale nell’editto si davano alcune delle prescrizioni più importanti, contenente “la organizzazione delle Magistrature Criminali, ed il modo di procedere nelle Cause dei delitti e delle contravvenzioni.„ Può però anche darsi che il sonetto sia stato scritto per fare il paio col precedente.]
- ↑ [Ora dicono l’attacchino.]
- ↑ Essere.
- ↑ Anticaglia.
- ↑ Voltandosi.
- ↑ Pure.
- ↑ Te la fa.
- ↑ Figùrati.
- ↑ [Perso], perduto.
- ↑ Il cervello.
Note
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