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Le miffe de li Ggiacubbini Un ber ritratto
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

L'ETÀ DELL'OMO

     Sarà ppoi tutto vero, eh sor Giuvanni
Quello che cciaricconteno1 li preti
C’un giorno li padriarchi e li profeti
Sapeveno campà nnovescent’anni?

     Dunque, o allora nun c’ereno malanni,
O cqueli vecchi aveveno segreti
Pe’ rrestà ssempre ggioveni. Ma cquieti,2
Perc’oggi st’arte farìa3 troppi danni.

     Dàmme4 de fatti un fijjo a la ssediola5
De scinquant’anni, e ppe’ ddì un tempo corto,
Mànnelo6 de scent’anni ancora a scòla;

     Va’ a sperà, cco st’esempi, in ner conforto
Che ccrepi un papa che tte pijja in gola,
Va’ a ffà ddebbiti allora a-ttata-morto!7

14 marzo 1834

  1. Ci raccontano.
  2. Ma silenzio.
  3. Farebbe.
  4. Dammi.
  5. Il comodo de’ fanciulli.
  6. Mandalo.
  7. Si costuma da figli viziosi di contrarre dei debiti da soddisfarsi alla morte de’ padri: ciò dicesi “far debiti a-tata-morto.„

Note

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