Questo testo è incompleto. |
◄ | Er ventricolo | Le scole | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832
L'INDEMONIATE
Tu ffatte legge1 er libbro che ccià2 er frate
Che pporta er venardì la misticanza,3
E ssentirai si cquante sce sò state
Che jj’è entrato er demonio in de la panza.
Cueste sò, bbella mia, storie stampate,
Vite de Santi; e cc’è ttanto c’avanza
De donne che ccredenno4 gravidanza
S’aritrovorno5 in cammio affatturate:
Perchè ar fine der gioco a mmill’a mille
Vommitorno6 li diavoli a lleggione7
Sotto forma de nottole e dd’inguille.
Bbasta che pozzi8 datte9 uno stregone
A ingozzà ddu’ capelli e un par de spille,
Te sce schiaffa,10 si vvò, ppuro Prutone.
Roma, 17 novembre 1832
- ↑ Fatti leggere.
- ↑ Ci ha.
- ↑ I cercatori degli ordini mendicanti girano, e s’introducono portando insalate per le case, a fine d’ottenere limosine o checchè sia.
- ↑ Credendo.
- ↑ Si trovarono.
- ↑ Vomitarono.
- ↑ Legioni.
- ↑ Possa.
- ↑ Darti.
- ↑ Ficca.
Note
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.