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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832
L’OJJO SANTO.
E ccome vòi che stii, povero Nino!
Sta ch’un momento more e un antro campa:
E ssi nun fussi che jje gusta er vino,
4Già nun ce ne sarìa manco la stampa.
Mo aspetta fra Ppetronio cór Bambino
De la Rescèli:1 e ccasomai la scampa,
Ha ffatto voto d’attaccà una zampa2
8A la Madonna de Sant’Agostino.3
A bbon conto, jerzera ebbe ’na stretta
Ner magnà ccerto pane e ccompanatico,
11Che lo communicònno pe’ staffetta.
E ’r prete poi, che de ste cose è ppratico,
Je vòrze puro4 dà, ddoppo un’oretta,
14Quela cosa ppiù ppeggio der viatico.
5 gennaio 1832.
- ↑ Dell’Ara-coeli. [V. la nota 7 del sonetto: Er legno ecc., 13 nov. 32.]
- ↑ Il voto di una gambetta di argento.
- ↑ Tenuta da pochi anni in concetto di sommamente miracolosa. È statua, e si chiama la Madonna del Parto.
- ↑ [Gli volle pure.]
Note
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