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XV.
La loro comparsa sul limitare, disturbò i negozii ad un crocchio di fanciulli che stavano là giuocando per terra, raccogliendo sassolini sopra cocci di stoviglie e pezzetti di lavagna, sucidi, scalzi, moccicosi, coi capegli arruffati, le vesti sbrandellate, come è agevole argomentare di ragazzaglia del contado, ma tutti pieni di salute e allegri come passere.
— Ecco la vita daccanto alla morte! — esclamò Laurenti. — La filosofia filtra i suoi esempi dappertutto.
I marmocchi s’erano levati in fretta, e due più grandicelli, e per conseguenza più ruvidamente soggettosi, giuocarono di calcagna, lesti come ramarri all’avvicinarsi dell’uomo.
— Che bel bambino! — disse la signora Argellani, adocchiandone uno, che era rimasto fermo, e che era meglio in arnese degli altri. — Come ti chiami?
Il fanciullo non rispose, e spalancò i suoi occhi azzurri per guardare la bella signora.
— Via, sii buonino! Come ti chiami? — ripetè ella, accarezzandolo.
— Non lo so — borbottò il fanciullo, dimenando le spalle e chinando gli occhi sopra un coccio che teneva tra mani.
Ma la signora Luisa, a cui quella scena campestre risvegliava nel cuore quella passione pei bambini che tutti sentiamo, segnatamente quando non ne abbiamo dei nostri, volle averne l’intiero e proseguì:
— Vuoi venire a star con me?
— No! — rispose asciuttamente il fanciullo.
— E perchè? Ti metto forse paura?
— No! — ripetè egli, che quella parola la sapeva dire per bene.
— E perchè dunque non vuoi venire con me?
— Perchè voglio stare con mia madre.
— Carino! E dov’è tua madre?
— È in casa.
— E dov’è la casa?
Il marmocchio, stretto da tutte quelle dimande, non rispose più nulla.
— Prendi; — entrò a dire Laurenti. — Questo lo porterai alla mamma.
E gli messe in mano uno scudo. Il ragazzo lo guardò; parve paragonarlo col coccio, poichè lasciò tosto cadere quest’ultimo, voltando e rivoltando invece con molta curiosità quel nuovo balocco che gli luccicava tra le dita; poi si mosse per andarsene, dando ragione a quello scettico che lasciò scritto: — «volete levarvi uno dai fianchi? dategli in mano cinque lire.»
— Come si dice, Giovannino? Fa una riverenza al signore e alla signora, e di’ loro: grazie tante! —
Queste parole erano dette da un nuovo personaggio, di genere femminino, cioè dalla madre del ragazzo, che era capitata allo svolto della viottola, chiamata colà dai fuggiaschi.
— Grazie! — borbottò Giovannino, udendo la voce della madre, presso la quale fu sollecito a ricoverarsi.
— È vostro figlio? — chiese la signora Argellani.
— Sissignora; e scusi se gli è un orso. Ma quando gli è in casa parla anche troppo. Che cos’è questo? che cos’è quest’altro? E giù una litania di domande e di ciarle, che m’introna la testa.
— È un bel biondino, e vi somiglia di molto.
— Oh, non lo dica, per carità; gli è tutto il suo povero padre.
— Siete vedova?
— Per mia disgrazia, sì.
— Oh, poverina! Ed è molto?
— Saran tre anni a San Giovanni Battista, e al mio piccino, che allora lo portavo ancora nel seno, ci ho voluto mettere il nome. Oh, beati Loro, che li hanno qui, i loro morti da vedere. Io, disgraziata, non posso nemmeno andare a dire un deprofundis sulla tomba del mio povero Sandro. —
E così dicendo, la contadina si asciugò due grosse lagrime col lembo del suo grembiale.
— Dove è morto? — chiese Laurenti.
— Lassù, per l’Italia, a San Martino. Oh, me lo aveva detto, quando lo richiamarono sotto le armi: «Maddalena, non ti vedrò più, e morirò d’una palla, o d’inedia, lontano da te.» Ed io allora: «Che hai, Sandro? Non ti accorare; tornerai. Fatti onore...» E mi scoppiava il cuore a dirgli così, proprio come mi scoppia adesso che me ne ricordo. E lui a dirmi: «Ama mia madre e mio padre, poveri vecchi, che ti hanno sempre voluto bene, come se tu fossi la loro figliuola. Ama nostro figlio, e se io non debbo vederlo, non gli dare un altro padre, che metta le mani addosso al mio sangue...» Oh, poveretto, così buono! Il dì ch’io avessi a sposarne un altro, vorrei morire maledetta, e non andar nemmeno a riposare nel sagrato.
— Sarà morto da valoroso, il vostro Sandro...
— Oh per questo, sì certamente, e ci ho accanto al letto la sua medaglia al valor militare, che se l’ha guadagnata appunto quel giorno. Il signor sindaco, a cui l’ha mandata il colonnello, ha voluto venire egli stesso, per sua grazia, a portarmela... Oh, mio povero Sandro! La mi pareva bagnata del suo sangue, quando l’ho vista, e sono caduta come morta sul pavimento.
— Povera donna! — mormorò la signora Luisa, voltandosi a Laurenti. — Guardate; il dolore la rende anche più bella. Suvvia, buona Maddalena, fatevi animo; mirate il vostro bambino, che a vedervi piangere, fa greppo egli pure. Accompagnatemi a casa vostra, se non è lunge; berrò volentieri un bicchier d’acqua, e mi siederò, perchè sono stanca oltremodo. Mi consente il mio medico, di bere un bicchier d’acqua?
— Sicuramente, e’ non c’è nessun male.
La Maddalena si rasciugò le lagrime e si fece con rispettosa sollecitudine innanzi alla signora Argellani, per additarle il cammino, lieta e superba dell’onore che le faceva quella gran dama.
Era una bella giovane, la Maddalena, e certo essa non lo ignorava. Sandro glielo aveva detto le tante volte, prima di condurla in moglie, e non rifiniva di dirglielo tutti i giorni; più tardi, gliene faceva testimonianza il ronzar continuo di certi mosconi intorno alla villa e qualche stornello cantato di nottetempo nella viottola, che a lei faceva alzare disdegnosamente le spalle tra le lenzuola. Ma, se ella sapeva di avere un viso piacente, non sapeva per fermo come fosse elegante la sua persona, come il taglio della vita fosse aggraziato, il piede fatto al tornio, le mani piccine, la carnagione finissima, sebbene il sole l’avesse un tal po’ abbruciacchiata e sparsa di minute lentiggini.
Simiglianti bellezze non sono rare nei pressi delle grandi città. E’ si direbbe che il tipo della bellezza, gelosamenente custodito dalla tradizione, accarezzato dall’ozio, rammorbidito dalla frescura, rinfrescato mai sempre dagli esemplari del buon gusto e da tutte quelle misteriose affinità che ne governano la riproduzione nei centri popolosi, spiri alcunchè della sua arcana virtù nelle circostanti campagne, sicchè le rustiche madri, come le cavalle di Erittonio, secondo narra Omero, fecondate da Borea, partoriscono talfiata di cosiffatte Veneri campestri che il pittore girovago ammira, e si affretta a ritrarne la fuggitiva immagine nell’albo, e che il cacciatore contempla, dimenticando i tordi e le quaglie, troppo spesso assenti dalle nostre colline.
— Siete bella, Maddalena! — le disse la signora Luisa, appoggiandole amorevolmente il braccio sulla spalla.
— Oh! Vossignoria dice per celia! — rispose Maddalena. — Ella, sì, può tenersene, che è bella come la Madonna. Ma, La mi scusi, veh! se metto la lingua dove non istarebbe a me. Ella ha da far del moto, stare allegra, perchè mi pare che La non s’abbia riguardo. —
Luisa sospirò e non rispose.
— Brava, Maddalena, ditegliele anche voi, due ragioni in croce! — gridò Laurenti che veniva dietro, dando la mano al Giovannino, suo amicone dopo la faccenda dello scudo.
Frattanto erano giunti dinanzi ad un rustico portone, sull’arco del quale c’era una Madonna nella sua nicchia, colla scritta Salve, solve, salva, miracolo di epigrafia bisticciosa di qualche letterato secentista. Maddalena, fattasi da un lato, introdusse gentilmente i suoi ospiti per un sentieruolo sassoso, il quale s’inerpicava tra due file di macìe, coronate di ulivi e peschi fioriti, fino alla casa colonica, dov’ella abitava.
Daccanto all’uscio di quella casa, e sopra un ceppo d’albero, segato a mo’ di sedile, stava a soleggiarsi un bel vecchio, dal volto arsiccio, incorniciato da due ciocche di capegli bianchi, che gli uscivano dalla risvolta di una berretta di lana rossa, e cadevano sui larghi solini arrovesciati di una camicia bianca, il cui sparato lasciava scorgere le corde vigorose del collo e il sommo del petto villoso. Egli se ne stava là, colle spalle appoggiate al muro, e le braccia incrociate, che uscivano abbrustolite dalla rimboccatura delle maniche, a guardare le persone che salivano il sentieruolo; ma come la signora Luisa fu giunta al ripiano della casa, si levò da sedere, e cavatasi la berretta, fece un profondo inchino.
— Buon giorno a Vossignoria; — disse egli, con quella facile cordialità rusticana che par zotichezza ai pratici del nostro riguardoso galateo. — Ella ha fatto bene a venirsene un tratto quassù. C’è alto come in Paradiso; ma quando ci si è, con sua licenza, non si direbbe mai di andarsene via. —
— Padre, — disse Maddalena al suocero, — la signora è venuta a bere un bicchier d’acqua e riposarsi un tantino.
— Vino! Oh, ce ne abbiamo del buono, grazie al cielo, quantunque le annate siano scarse. E non fo per dire, ma ce n’ho un barlozzo di quel bianco, che è passante come l’acqua, e a berne un dito, prima di desinare, fa venir l’appetito. Mariangela! Mariangela! Fatevi innanzi!
— Vengo, vengo; — rispose una voce di dentro.
— Non vi state a pigliar fastidio per me; — disse la signora Argellani — non chiedo che un bicchier d’acqua.
— Gli è un po’ sordo, signora, — disse Maddalena, — ed è l’unico difetto del mio bravo suocero.
Poi, accostandosi al vecchio, gli disse a voce alta:
— La signora vi ringrazia, padre mio, ma non vuole che un po’ d’acqua.
— Ah! — soggiunse egli, ridendo, — l’acqua è buona, e fa gli occhi belli. La nostra è di fontana, e l’appanna il vetro come i sorbetti. Io preferisco due dita d’acqua rossa, perchè son vecchio, e il vino, con sua licenza, è il latte dei vecchi. Mariangela, andate ad empir la brocca alla fontana del Coppo!
— No, vado io, — disse la Maddalena che già usciva di casa colla brocca in mano.
Mariangela, una vispa donnina sui sessanta, degna Bauci di quel Filemone, era intanto venuta fuori con due sedie per la signora e per Laurenti; ma egli diede la sua a Luisa, perchè stesse più a suo agio, appoggiando i piedi sulle stecche, e andò comodamente a sedersi sull’erba, di riscontro a lei, presso il primo palo di un anguillare di viti.
Poco stante, la bella Maddalena fu di ritorno coll’acqua, e, risciaquati i bicchieri, ne offerse alla signora Argellani e a Laurenti. Quell’acqua meritava davvero gli elogi del vecchio. La fontana del Coppo, anzi il Coppo, come dicevasi per brevità, godeva di una fama di freschezza singolare a dieci miglia discosto.
Mentre bevevano, e Guido anzi si faceva empir da capo il bicchiere, il Giovannino era andato a ficcarsi tra le ginocchia del nonno, per mostrargli lo scudo.
— Bella moneta! — esclamò il vecchio. Ce ne vogliono cinquanta di queste, tutti gli anni a San Michele, per pagar la pigione. Quando c’era tuo padre, le si raggruzzolavano più presto; due mesi di viaggi a Genova, colle ortaglie e le frutte, e si metteva anche qualcos’altro di costa; ma ora....
— E non ho buone gambe da andarci io? — disse la nuora.
— Che! ti pare? una bella e delicata creatura come sei tu, Maddalena, far di queste corse tutte le sante mattine? Si guadagnerà meno; si farà anche un po’ di digiuni, oltre quelli che la Chiesa comanda, e non ci si pensi più. Il Santo poi non è un cattivo giovine, e quando può, non tralascia di andare.
— Chi è il Santo? — chiese la signora.
— È un brav’uomo, — rispose Maddalena, — un povero trovatello che mio suocero ha tolto con sè, per fornire i lavori più gravi, che egli, co’ suoi sessant’anni sulle spalle, non potrebbe più fare. Ah, quando ci è mancato il Sandro, si è perduto ogni cosa.
— E come vanno le vostre faccende?
— Non bene, signora. I tempi sono grami; le raccolte scarseggiano, e non c’è punto riprese. La vigna ci ha la maledizione addosso: gli ulivi anch’essi hanno dato poco frutto nell’ultima annata; delle ortaglie si è cavato qualcosa, ma non già come ai tempi del Sandro. Egli si alzava per tempissimo; correva a Genova in quattro salti; faceva buon negozio, e tornava ancora a tempo per tutto il rimanente. Non è vero, padre mio? Guadagno scemato, e spesa più grande!
— Grande! Sì! è grande, la villa — disse il vecchio, che stava attento a raccogliere il più che potesse delle parole di Maddalena — è troppo grande oggi, e mi fa sentire quelli che mancano.
— Consolatevi, buon padre! — gli disse la signora, tirandolo dolcemente a sè, per parlargli nell’orecchio; — il Sandro vi manca, ma avete acquistato una buona figlia.
— Oh, quanto a questo, la dice una verità sacrosanta. Maddalena lavora per due, e poi, vuol bene ai suoi vecchi, e Dio la benedirà. O che, crede che io non le capisca, certe cose? Gli orecchi non mi servono più molto, ma gli occhi vedono meglio e più lontano di prima. Bella com’essa è, i partiti le fioccano attorno, ma essa non vuol saperne, e lascia che cantino.
— Padre, padre, — gridò intenerita la bella nuora, facendosi rossa come una brace, — e potreste credere che io lascierei, anco per tutto l’oro del mondo, la casa del mio Sandro, di lui che mi ha voluto tanto bene? Veda, Vossignoria; qui tutto mi fa ricordare di lui. Qui, dov’Ella è, Sandro stava seduto a far sempre qualcosa, quando ci aveva finita la sua giornata.... Ed erano faticose le sue giornate! Quando egli aveva sudato pei campi fino a sera, e’ non aveva anche finito, ma dava l’acqua pei solchi dell’orto. E’ non erano che sassi, e lui a furia di sudore, li ha fatti diventare una buonissima terra, dove si ricava il meglio del podere. E questo bel filare di viti, chi l’ha messo, se, non lui?....
— Va a prendere il ritratto del Sandro e la sua medaglia, che la signora veda! — interruppe il vecchio, che aveva capito tutto, parte udendo, colla mano raccolta intorno all’orecchio, e parte indovinando ai gesti e agli atti della nuora.
Maddalena non se lo fece ripetere, e corse in casa per spiccar l’uno e l’altra dalla parete.
La signora Argellani prese in mano il ritratto, e si fece a contemplarlo insieme con Laurenti. Il Sandro era vestito da sergente, del settimo reggimento di fanteria, e a malgrado delle basette che gli coprivano il labbro superiore, e della disparità degli anni, si vedeva che Maddalena non aveva detto bugia a sostenere che il Giovannino era tutto suo padre.
— Era sergente? — esclamò Guido.
— Sì, e avrebbe anche potuto diventare ufficiale, perchè sapeva leggere e scrivere; — s’affrettò a rispondere la vecchia madre. — Quando ei ci ha mandato il ritratto da Milano, ci ha scritto una lettera, che tutti ne hanno fatto le maraviglie. Il mio povero figlio!....
E ciò detto, la vecchia andò a sedersi sulla soglia, nascondendo la fronte tra le mani.
La signora Luisa intanto s’era posta a guardare la decorazione.
— Or bene, che ne pare a Vossignoria? — disse il vecchio. — Se l’ha guadagnata, il Sandro! Non le davano mica a tutti, allora!....
— E come l’ha avuta!
— Oh lo abbiamo saputo da un suo compagno; — prese a dire la Maddalena — e’ pare che in quel giorno le cose non andassero molto bene, e il re aveva detto: «figliuoli, o facciamo noi San Martino lassù, o i tedeschi vengono a farlo da noi». Allora il capitano della compagnia disse: «ragazzi, c’è quel cannone lassù, che seguita a fare un fuoco indiavolato. Sei uomini di buona volontà per andare ad impadronirsene, e fo avere la medaglia a tutti». Chi saltò fuori il primo? Sandro. Piglia con sè i primi che escono dalle file, e li conduce dietro ad un ciglio di terra, fino a cinquanta passi discosto da quel maledetto cannone. La mitraglia rompe fuori, e si spande con fracasso. Uno casca morto, due altri si trascinano carponi; ma il Sandro, con gli altri due, corre addosso al cannone, lottando disperatamente contro i cannonieri, a colpi di bajonetta e di calcio, come venivano meglio. Insomma, il cannone fu preso, ma Sandro era ferito a morte, ed ebbe appena il tempo di alzare il cappello sulla punta della baionetta, facendo cenno ai compagni di affrettare il passo, e gridare: viva l’Italia! —
Qui Maddalena si fermò, e diede in uno scoppio di pianto.
— Maddalena! Mariangela! — gridò il vecchio contadino. — Vi ho già detto che non voglio veder piangere nessuno. Viva l’Italia! L’ha gridato mio figlio, e lo griderò anch’io. L’Italia mi ha preso il mio Sandro, ma ora nessuno verrà più a metterci i piedi sul collo. Ero ragazzo, quando vennero qui inglesi e francesi a far le fucilate su queste montagne, e mangiavano e bevevano senza pagare lo scotto!..... —
Quel povero vecchio l’aveva trovata egli, la buona ragione. I mali della servitù gli avevano fatto intendere i pregi della libertà; specie di argomentazione ex absurdo che valeva tutti i ragionamenti a priori del mondo.
Guido Laurenti era commosso da quella magnanima semplicità. Là, in mezzo alla gente dei campi, aveva trovato l’idilio e l’elegia; ma certo e’ non pensava di averci a trovare per giunta l’epopea.
— Voi ragionate dirittamente; — andò egli a gridare all’orecchio del contadino, — ma io penso che non andrete molto d’accordo col parroco.
— Oh, dica Don Venanzio quel che gli pare; le sue ragioni non m’entrano. Dio ha fatto la terra per gli uomini e gli uomini per la terra. Ognuno ha da essere padrone in casa sua. Questa è la mia opinione; e poi, male non fare, paura non avere.
E il vecchio contadino, inconsapevole apostolo della religione naturale, si andò a sedere sul suo ceppo d’albero, come un uomo, se non per avventura contento di sè, certo tranquillo nella coscienza.
— Animo, buona madre; animo, buona moglie! — disse Laurenti alle donne. — Pigliate esempio dal capo di casa, e non istate a piangere; pensate a questo piccino, immagine di Sandro, che verrà uomo a sua volta, e sarà un bravo figliuolo come suo padre.
— Lo spero bene; — soggiunse Maddalena. — E’ va già a scuola, ed ha molto amore allo studio.
— Davvero, Giovannino? Vai già a scuola? Sai leggere?
— Conosce le lettere; — rispose Maddalena, — alla sua età, è già molto.
— Orbene, leggi un po’ qui! — disse Laurenti, cavando di tasca un taccuino, e scrivendovi un verso colla matita, a lettere maiuscole. — Che cos’è questo?
— Elle! — rispose il bambino.
— Bene; e questo?
— U, Lu....
— Ma benissimo! Sai già compitare?
— I... Lui... esse... a... sa... Luisa! — proseguì il marmocchio, più contento di Archimede, quando ebbe a gridare il suo storico Eureka.
— Ma bravo Giovannino! — gridò Laurenti, ammirato. — Eccoti un altro scudo. Luisa; sì, proprio, Luisa!
— È il nome della signora? — chiese Maddalena.
— Sì; — rispose Laurenti, non senza arrossire un tantino.
Maddalena si accostò al vecchio, che stava contemplando la scena, senza capirne un’acca, e gli disse all’orecchio:
— Giovannino ha letto il nome della signora, che si chiama Luisa.
— Riverisco la signora Luisa; — soggiunse il vecchio. — E il suo signor marito come si chiama?
Così dicendo, il vecchio accennava del gesto Laurenti; e i lettori argomenteranno di leggieri come questi si facesse rosso a quella dimanda. Guardò in viso la signora, e anch’ella, non potendo arrossire, appariva fortemente turbata da quell’errore innocente. Laurenti, allora, dopo averle dato una seconda occhiata, colla quale pareva volesse chiedere scusa, si volse a Maddalena e le disse:
— È in errore vostro suocero; la signora Luisa non è che mia sorella.
Maddalena stette un tratto incerta (sono così perspicaci le donne!), poi ripetè al vecchio le parole di Laurenti.
— Ah, mi scusino le Signorie Loro; — disse il vecchio contadino. — Credevo proprio che fossero marito e moglie. Che bestia! Dovevo bene accorgermi che si rassomigliano. E si vorranno bene, a quanto pare. Egli è ben fatto, amarsi tra fratello e sorella.... Un fratello e una sorella, sono, con loro licenza, come il palo e la vite.
— O come l’olmo e l’edera; — mormorò Laurenti, tanto che potesse udirlo la signora Argellani.
La signora sorrise dolcemente dell’errore del vecchio, della spiegazione trovata e della considerazione del suo medico; poi, come per rompere quella conversazione che traeva al difficile, volse la parola al fanciullo:
— Giovannino, tu dunque non vuoi venire con me?
Il fanciullo stette zitto, dondolandosi nel suo solito modo.
— Suvvia, rispondi! — entrò a dirgli la madre. — Vuoi andare con questa bella signora?
In cambio di rispondere, anzi forse per rispondere meglio, il Giovannino si aggrappò alla veste di Maddalena.
— Lasciatelo stare, Maddalena; egli non mi ama punto.
Cotesto non pensava il fanciullo, e lo significò facendo greppo a quelle parole della signora Argellani, che lo abbracciò teneramente, non badando alle sue vesti di seta perlata che a quella stretta non ci guadagnavano per fermo.
— Manco male! — disse ella. — Tu dunque mi ami un pochino. E verrai colla mamma a trovarmi?
— Sì, sì! — gridò Giovannino rasserenandosi in viso e battendo le palme.
— Ti darò delle chicche; ti comprerò un bell’abitino pel dì delle feste, e dei libri colle immagini, per imparare a leggere.
Fu quello il colpo di grazia per la ritrosia del fanciullo. Ma egli ricordava lo scudo di Laurenti, il quale non era di là da venire, come le chicche, l’abitino e i libri; e la sua gratitudine si manifestò con una dimanda che risguardava appunto il generoso donatore.
— E questi ci sarà?
— Come, questi? — gridò Maddalena. — Ti saresti per avventura allevato con lui? S’ha a dire questo signore; hai capito?
— Sì, ci sarò anch’io; — soggiunse Guido temperando l’effetto del rimprovero materno con una carezza.
— Carino! — proseguì la signora. — Fate che vada sempre a scuola, Maddalena, e portatemelo qualche volta a Genova. Vi lascerò il mio nome e il mio ricapito. Signor fratello, scriveteglielo voi su d’un pezzetto di carta.
Sorridendo di quella parentela che egli stesso le aveva imposta, Laurenti cavò il taccuino, e spiccandone un foglietto, vi scrisse il nome della signora col ricapito della palazzina gialla. Ciò fatto, la signora Argellani si alzò per accomiatarsi da quella buona famiglia.
— Ora, disse Maddalena, se Vossignoria non si è annoiata nella compagnia di povera gente come noi, venga a trovarci qualche volta. L’aria è così buona quassù, e non potrà farle che bene!
— Sì, grazie, verrò; — rispose la signora, ed aggiunse a voce più sommessa, come parlando tra sè medesima: — se pure non dovrò venirci a stare per sempre.
La contadina udì le parole e indovinò il senso riposto; però, afferrando con impeto affettuoso le mani della gran dama, si fece a ragionarle così:
— Che dice Ella mai? Perchè queste tristi parole? Vossignoria ha da vivere, perchè è giovine e bella, ha da vivere per esser felice e far gli altri felici. Sono rari già troppo i buoni, a questo mondo!
La signora Luisa rispose a quella voce del cuore con un malinconico sorriso e strinse le mani a Maddalena; poi si volse al vecchio per prender commiato da lui.
— Ancora cent’anni di vita così vegeta e robusta! — gli disse ella nell’orecchio.
— Son troppi, son troppi! — rispose il contadino; — ma se verranno, non li manderò via certamente.
Intanto giungeva Mariangela, che era andata lì presso a raccogliere alcuni fiori per farne un mazzolino. Erano garofani e mughetti salvatici, pratelline e ramoscelli di timo, che la buona vecchia legò con un virgulto di ginestra, e li offerse alla signora Argellani.
— Grazie, buona madre; andrò a casa, fiorita come una sposa. Ci ho anche una margheritina.... la vostra, signor fratello.
— Ah, credevo che l’aveste perduta.... gittata via.
— Bravo! e dove avete mai veduto che io faccia così poca stima delle cose che mi sono regalate? Eccola qui! —
Laurenti chinò il capo, in atto di chi riconosce il suo torto, ma in verità per nascondere la commozione che lo avea preso, al veder la margheritina uscire dallo sparato della veste di Luisa.
Poco stante, scendevano dalla collina, accompagnati dai contadini, Guido da un lato e Maddalena dall’altro, aiutarono la signora a far quella strada sassosa fino al piano, dove li aspettava la carrozza.
— A rivederla, signora! — le disse Maddalena, come la vide tranquillamente adagiata. — Io non le ho ancora parlato che una volta, e l’amo già, direi quasi, come una sorella, se non fosse che Ella è una gran signora e io una povera contadina.
— Maddalena, ricordatevi che in questa terra, qui presso, noi ridiventiamo tutti uguali, e chiamatemi pure sorella. A rivederci, dunque; portatemi il Giovannino, perchè vo’ fargli da madrina, sebbene io non l’abbia tenuto al battistero.
— Che importa? e’ sarà per la cresima, quando verrà il tempo di pigliarla. Ho detto bene? —
La signora Luisa sorrise all’augurio, e la carrozza partì al trotto per alla volta di Genova.
Gli avvenimenti della giornata, avvenimenti psicologici, s’intende, erano stati tanti e così affollati, che i due compagni di viaggio non reputarono dicevole di stare a barattar parole. La signora guardava i suoi fiori, e pareva tutta affaccendata a considerarne i colori e a contarne le foglie; Guido stava spiando colla coda dell’occhio quello che essa faceva, ed aveva aria di guardare sbadatamente il paese.
— Che cosa fa ella adesso? — pensò egli, vedendola deporre il mazzolino e ripigliare in mano la margheritina che egli le aveva donata. Ma non istette molto a venirne in chiaro, poichè la signora Argellani volgendosi a lui, gli disse:
— Permettete? Vorrei fare una dimanda a questo fiore, e per farla bisogna che lo guasti.
— Oh, fate pure; ma che cosa volete chiedergli?
— Se vivrò.
— E in che modo?
— In un modo semplicissimo; per sì e per no.
— Gli è un giuoco inutile, poichè il vivere è in voi quistione di volontà, e potete saperne da essa quanto vi torni.
— No, io non ne so nulla, non voglio nulla da per me. Se la margheritina non mi dirà di no, accetterò il responso. Vedete? incomincio. Sì, no, sì, no, sì....
— Badate, signora; avete strappato due petali in una volta....
— Orbene, un no di più, e vado innanzi. No, sì, no, sì,.... no.....
— E sì — gridò Laurenti, respirando liberamente. — La è propria finita con un bel sì. Oramai siete condannata a vivere.
— Che! — rispose la signora, lasciandosi andar la persona contro la spalliera della carrozza. — Gli è un giuoco e null’altro; voi lo avete detto pur dianzi.
— No, no; voi lo avete voluto come un responso, e adesso bisognerà rassegnarsi. La vostra volontà non c’entrava, diceste; orbene! non l’adoperate adesso per far contro all’oracolo. —
La signora Argellani non rispose più nulla, e fu silenzio fino alla palazzina gialla, dove ella discese, e Guido prese commiato da lei.