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1. Rapporti dell’epilessia coll’atavismo e la criminalità
1. Influenza della malattia. — Colla fusione dell’epilessia col delitto e la pazzia morale si completa e si corregge la teoria dell’atavismo del crimine, con l’aggiunta della mala nutrizione cerebrale, della cattiva conduzione nervosa indotta dall’epilessia, s’aggiunge, insomma, il morbo alla mostruosità; come avevano intraveduto, partendo dalla pura ma geniale induzione, Sergi (Rivista di filosofia scientifica, 1883) e Bonvecchiato e prima di tutti Virgilio (Sulla natura morbosa del delitto, 1872).
Infatti epilessia psichica si rivela con atti criminosi preferibilmente in quelli che vi sono congenitamente predisposti, che presentano cioè più numerosi caratteri degenerativi, ciò che completa e suggella la mia teoria della origine epilettica del delitto.
Inoltre tutte le malattie mentali producono già una specie di pazzia morale, ma soprattutto l’epilessia, quando in luogo o insieme ai motori offende i centri psichici, perché si perde o si arresta prima quella attività la quale comparsa più tardi nell’organismo mentale dell’umanità, il senso morale, ultimo a comparire nella evoluzione del cervello e primo a scomparire nelle sue malattie, con un meccanismo che il Roncoroni ha chiarito e dimostrato anche sperimentalmente.
Epilessia, pazzia morale e criminalità. — La malattia e la degenerazione ci spiegano come così frequente troviamo nei rei la plagiocefalia, la sclerosi cranica, gli osteofiti del clivus, gli opacamenti e le emorragie meningee, gli osteomi cerebrali, la fusione dei due lobi frontali, le aderenze della dura madre, le aderenze dei corni posteriori, i rammollimenti, le sclerosi cerebrali, le frequenti insufficienze valvolari, i carcinomi e la tubercolosi del fegato e dello stomaco, le pigmentosi delle cellule nervose, l’iperplasia cellulare lungo i fasci nervosi, che indicano vecchi processi emorragici; e così l’endema in placche dello strato corticale, l’ateroma delle temporali; e queste a loro volta ci spiegano l’ineguaglianza o dilatazione della pupilla, gli errori nei riflessi tendinei, le contratture muscolari, le coree, le analgesie e le anestesie, la mancanza di riflessi vasali, le incoerenze e le bizzarrie pazzesche, la crudeltà senza ragione, il piacere del male pel male, la lesione del sentimento, insomma, che campeggia tanto in costoro, da formarne il carattere patognomonico esclusivo, e da potere esistere anche senza apparente lesione della mente, e da lasciare traccia nel prevalere delle anomalie, alla faccia, all’occhio in ispecie, su quelle del cranio.
E la fusione della criminalità colla epilessia e colla follia morale ci può solo spiegare quei fenomeni patologici puri e non atavistici del reo-nato, quali la discromatopsia, la intermittenza, la contraddizione dei caratteri affettivi, gli impulsi irresistibili, le paresi, i gesti convulsivi della faccia, quel carattere che tanto abbonda nel gergo dei rei del cinismo, della gaiezza bestiale che abbrutisce quanto tocca, che manca nel selvaggio, ma si trova nell’epilettico, alternato nello stesso individuo coll’eccessiva religiosità, come nei delinquenti. Questa fusione infine ci spiega come sia frequente secondo gli uni la simulazione di pazzia nei rei, così rara, secondo gli altri, perché l’epilessia si trasforma così facilmente in delirio, e perché veramente un fondo di alienazione vi è in tutti, e a seconda che questo fondo venga sorpreso da un accorto osservatore (Knecht, Saint) o da un poco accorto medico, il medesimo individuo viene peritato per simulante o per pazzo.
Ben inteso, che per essere parallele queste tre forme non perciò sono identiche, come l’uguale composizione dell’acqua e del ghiaccio non perciò presume la loro identificazione. L’epilettico è in fondo per lo più una esagerazione del pazzo-morale, come questo lo è del delinquente-nato, come questo lo è di moltissimi rei d’occasione, i criminaloidi. Sicché esprimendo in forma grafica il mio concetto si verrebbe a questa figura scalare:
Reo epilettico Reo pazzo o morale | Reo-nato | | Criminaloide o reo d’occasione | | | Reo di passione | | | | | | | | | --------------------------------------------------------------- Epilettoidi.
Epilessia e delitto. — Vi sarebbe fra la epilessia e il delitto un nesso non di identità ma di derivazione; l’epilessia sarebbe il genere.. di cui la criminalità e la pazzia morale sarebbero una specie.
Il criminale-nato è epilettico, in quanto ha i caratteri anatomici, scheletrici, fisionomici, psicologici e morali proprii delle forme varie dell’epilessia; e qualche volta anche le manifestazioni motorie, sebbene rade e distanziate; e più frequentemente i suoi sostitutivi (vertigine, tic, scialorree, accessi psichici); ma l’epilettico criminale ha degli altri caratteri suoi speciali, precipuo quello del bisogno del male pel male che gli altri epilettici non hanno. Questo carattere fa sì che questa forma di epilessia debba essere considerata a parte nella diagnosi clinica e nei rapporti della cura e della profilassi sociale, dalla pura anomalia nervosa.
L’anomalia nervosa d’altronde, la quale appare ancora implacabilmente a grandi intervalli, accentuando fino alla forma atavica la tendenza criminale, producendo complicazioni morbose tali da condurre qualche volta alla morte, è lì per segnare la natura vera del morbo nell’epilettico criminale, e per accentuare il fatto che la forma nervosa si è attenuata dal lato delle convulsioni motorie, per aggravarsi dall’altro dell’impulso criminoso, producendo nel paziente una semi-immunizzazione, che gli permette di vivere una vita assai più lunga e meno angustiata da continui accessi motori, ma che induce in esso una irritazione continua del suo cervello che gli turba ogni manifestazione intellettiva ed affettiva.
Per renderci meglio ragione di queste due forme di epilessia noi dobbiamo pensare alle due forme analoghe di un’altra malattia multiforme quanto questa, la tubercolosi nelle sue forme dell’etisia acuta polmonare e della scrofolosi. Identica ne è l’eziologia eventuale, spesso i sintomi concordanti, ma mentre una procede lentissima e permette al paziente una lunga vita, l’altra è acuta e tronca la vita nel suo fiore.
Nella epilessia motoria, la irritazione scoppia a tratti, ma lascia negli intervalli la psiche sana, per quanto conduca spesso rapidamente l’individuo alla demenza; nella delinquenza, l’irritazione che provoca negli altri l’epilessia motoria, non scoppia in accessi violenti, è compatibile con una vita lunga, ma altera tutta la compagine fisica e psichica dell’individuo.
Arresto cli sviluppo. — Mi sarebbe facile spiegare la genesi di questa fusione dell’epilessia coll’atavismo, riunendomi a quella schiera, ormai fatta falange, di alienisti, che sostengono il concetto della degenerazione, della deformazione somatica e psichica della specie, in seguito all’eredità morbosa, che andrebbe sempre più progredendo nelle successive generazioni fino alla sterilità, schiera che esagera, anzi, questo concetto, fino a contentarsi di uno dei segni degenerativi, anche dei più insignificanti dell’organismo, per ammetterne l’esistenza.
Ma in un’epoca in cui la scienza mira sempre all’analisi, mi pare che questo concetto sia stato allargato di troppo, comprenda troppe regioni del campo patologico, dal cretino fino al genio, dal sordomuto al canceroso, al tisico, per potersi rendere applicabile senza restrizione; mentre invece lo è assai più quello dell’arresto dello sviluppo, che abbiamo veduto avere una base anatomica, e che ci concilia l’atavismo colla morbosità, la quale può insorgere da ciò, che appunto per l’arresto di sviluppo, alcuni organi specialmente dei centri psichici, imperfettamente nutriti, offrono alle occasioni esterne un locum minoris resistentiae, da cui si originano fenomeni semplicemente morbosi, i fenomeni iperemici infiammatori, le successive atrofie e pigmentazioni.
Un fenomeno completamente analogo si verifica anche fuori del campo umano, nei, vegetali, secondo la scoperta di Ettinghausen, sottoponendo, per es., una radice di quercia ad una temperatura molto bassa in modo da provocarvi un processo di mortificazione parziale: l’arino appresso le foglie avranno la forma delle foglie di quercia dell’epoca quaternaria. Il fenomeno morboso si innesta dunque in tali casi sull’atavismo.
E così si spiega l’infinita varietà nelle forme di delinquenza e di pazzia morale — prodotta dall’arrestarsi di una data provincia dell’organismo, specie di centri psichici — restando le altre immutate o quasi; perché, come bene mi appresero gli studi sulla fossa occipitale mediana nelle varie razze e sul mancinismo nelle nostre, se in genere, le anomalie atavistiche s’associano spesso l’una all’altra, pure ve ne hanno isolate, in razze ed individui avanzatissimi nello sviluppo e che non offrono altre abnormità, e viceversa possono trovarsi in razze basse: sicché ne nasce un vero mosaico, che non lascia intravedere, come tutto faccia capo all’arresto di sviluppo anche quando si hanno condizioni che sembrano parlare chiaramente per questo.
Ciò aiuta a spiegarci perché alcuni caratteri biologici, atavistici, singolarissimi, si trovino in rei (p. es., mancinismo nei truffatori) che non ne offrono di anatomici, e come la perdita dell’affettività, che è il carattere saliente del pazzo morale e del reo-nato, possa trovarsi senza apparente lesione dell’intelletto.
È il fenomeno della colonia lineare, che lascia una traccia nelle funzioni come nei tessuti dell’uomo delinquente, e fa che anche una sola isolata anomalia possa in dati casi contare alla pari di molte riunite e presentarsi quando tutte le altre mancano.
Atavismo nel delitto. — E l’arresto di sviluppo ci concilia la malattia coll’atavismo che vedemmo tanto predominante. L’atavismo resta quindi, malgrado o meglio insieme alla malattia, uno dei più costanti caratteri dei delinquenti-nati.
Ma l’epilessia ci dà la chiave del come esso si presenta così spiccato in alcuni individui. È la malattia, l’epilessia nella maggior parte dei casi, l’alcoolismo, i traumi, la sifilide in altri, che alterando la formazione regolare dell’individuo, ne arrestano a un certo punto lo sviluppo dando luogo a individui che, rammentano quelli antichi materialmente e moralmente.