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1. Conclusione.
1.Una parte grande dei rei per delitto politico vi è tratta da fanatismo economico o sociale, ecc. Ora io ho dimostrato nel mio Delitto politico e le rivoluzioni (Bocca edit., 1892) che questi hanno tutti i caratteri dei rei per passione e sono, come questi, l’opposto dei criminali.
Prima di tutto essi hanno non solo mancanza di tipo criminale ma una fisionomia bellissima, direi quasi anticriminale, armonica e regolare, larga la fronte, ricchezza di barba, lo sguardo mite e sereno, come si constata vedendo una raccolta fotografica di rivoluzionari.
Vi prevalgono i giovani dai 18 ai 25 anni e le donne vi sono assai più numerose che negli altri reati. Il 40% nelle catacombe cristiane, il 14% nei nichilisti.
Mancano sempre di complici che son sì frequenti nei delitti comuni. Molti hanno ereditato il fanatismo patriottico o mistico. I padri della Corda e di Orsini erano fanatici rivoluzionari.
Onestà. — I delinquenti politici sono il mo, dello, l’esagerazione dell’onest. Sand visse e morì da santo, sicché il luogo del suo supplizio fu battezzato dal popolo « Prato della ascesa al cielo di Sand » (Sand Himmel fort weis). La Carlotta Corday era modello di donna onesta e così la Vera Sassulich.
Carattere loro proprio è poi il loro bisogno, il loro desiderio di sentire dolore, di soffrire specialmente per una grande idea, accompagnato da una specie di anestesia psichica che proviene dall’eccesso di concentrazione passionale in una sola idea, dal mono-ideismo, come accade all’ipnotizzato per il dominio di una potente suggestione.
Essa spiega l’imprudenza sublime dei nichilisti e dei martiri cristiani.
Tale trascuranza di sé stessi li porta naturalmente all’altruismo che è loro caratteristico. Lo trovai in Vaillant, in Henry, in Caserio, persino in molti anarchici che erano anche più criminali di loro; Pini e Ravachol, per esempio, consumavano in pro dei compagni o della loro causa i danari « Vi hanno degli anarchici scellerati, nota Desjardin, ma molti che sono buoni trasformarsi per la troppa sensibilità in ribelli; ne vidi uno che divenne anarchico vedendo un padrone rompere un braccio al suo garzone ». Noi vedemmo Caserio piangere pensando alla sorte dei suoi compagni di miseria di Lombardia.
Per spiegare questa contraddizione di due sentimenti opposti l’altruismo e la crudeltà, che spicca così bene in Vaillant, in Henry e nei suoi predecessori, bisogna aver presente quel che succede negli isterici a cui certo apparteneva Vaillant.
L’isteria, che è sorella dell’epilessia e si lega similmente a perdita dell’affettività, ci mostra ancora spesso accanto all’egoismo esagerato, altre tendenze d’altruismo eccessivo, che ci provano con questo non sia spesso che una variante della follia morale.
Nota giustamente Desjardin come in molti casi la bontà porta al delitto: « Noi finiamo per esecrare alcuni, a forza d’amare gli altri », scrive l’anarchico Randon nella Rivista Anarchica, 15 novembre 1893.
Caserio. — Caserio è un mirabile esempio di questa forma. Ha 21 anni ed è di Motta Visconti. Occhio dolce, bellissime forme del cranio e del corpo, adorato dalla mamma, religiosissimo, sognava di entrare in Seminario e farsi prete e diventare un apostolo. Non attese mai al vino, alle donne, ma a letture e discussioni. Letti alcuni opuscoli anarchici, talmente si infervorò di quelle idee, che egli appena sapendo leggere e scrivere ambiva a dirigere un giornale, e il fanatismo finalmente lo spinse ad uno dei reati più terribili del secolo e commesso col maggior sangue freddo come fu l’uccisione del Re Umberto, che passava in rivista a Monza gli allievi delle scuole. A raddoppiare questa energia deve però aver contribuito molto l’eredità dell’epilessia paterna che forse si è trasfusa in lui sotto forma di quella che io chiamo epilessia politica, mania di commettere reati a scopo politico.
Neofitia. — Ma non è solo l’altruismo che caratterizza costoro ma più ancora la mancanza di quel misoneismo che è proprio di tutti gli uomini e soprattutto degli uomini di così scarsa cultura, come sono per lo più costoro.
Dall’inchiesta provocata dall’Hammon in mezzo agli anarchici, perché e come fossero divenuti tali, la risposta più frequente era « perché avevano in corpo uno spirito di rivolta, di vendetta provocato da casi personali o da letture speciali ».
In Valles, per es., lo spirito di rivolta insorgeva persino contro la madre, i parenti; Garibaldi usava dire: « Amo l’ignoto ».
Quindi i rei politici non solo sono convinti dell’utilità dei loro atti, ed affrontano perciò impavidi i pericoli ed il supplizio, ma non hanno neppure, a differenza degli altri rei per passione, pentimento, senza che per questo possano confondersi coi delinquenti comuni, in cui l’indifferenza per la vita e l’assenza cli pentimento provengono dalla mancanza di senso morale.