< L'uomo delinquente < Parte settima
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Capitolo I. Relazione tra pazzia e delitto
Parte sesta - II Parte settima - II

1. Analogie statistiche. — 2. Analogie, caratteri fisici, psicologici, morali. — 3. Simulazione pazzia e modo di riconoscerla.

Finalmente bisogna ricordare che in molti il fanatismo fu rinfocolato dalla pazzia e dalla neurosi ereditaria. Così Nobiling e Booth erano figli di delinquenti pazzi suicidi, ed avevano avuto accessi di melanconia suicida, Caserio era figlio di epilettici e di parenti pellagrosi (Regis, Les réqicicìes sans l’hstoire et sans le présent, Lyon-Paris, Stock Masson, 1890).

1. Frequenza dei pazzi nelle carceri. — La frequenza della pazzia nei criminali già notata fin dai più remoti tempi si va provando ogni giorno più chiaramente. Il Sommer calcolava un pazzo ogni 30 o 40 criminali nelle carceri tedesche; Hirn a Friburgo ne trovava il 10%. Lo stabilimento di Gand ne segnava il 30% Duffield Robinson in America ne calcolava 4-6 su 245. Il divario fra queste cifre, e più fra queste e le cifre ufficiali, le quali danno il 4 o il 5%, sta nella troppa paura invalsa che la pazzia serva di scusa al delitto e ne impedisca il castigo; nella tema che la pazzia apra le porte delle carceri a troppi pericolosi delinquenti. Dalle mie esperienze la media dei pazzi nelle carceri può considerarsi del 30%. Forme cli pazzia. — Quanto alle forme che prevalgono e da una statistica delle più sicure perché fatta de visu dall’Algeri nel Manicomio criminale di Montelupo, parrebbe che:

il 13,0%    è dato    da 	pazzia morale;
il 14,5% » » epilessia;
il 10,8% » » paranoia;
il 12,8% » » imbecillità;
il 8,8% » » mania;
il 8,0% » » melanconia;
il 1,0% » » paralisi generale;
il 4,9% » » alcoolismo.

Sesso. — Prevale apparentemente il mascolino. Dal 1866 al 1882 si ebbero nelle carceri italiane su 901 casi di pazzia 876 maschi e 25 femmine. Se si fa il calcolo però coi maschi e femmine ricoverate, la pazzia nelle femmine supera la proporzione di quella dei detenuti sani.
Età. — Circa l’età in cui si manifestano le alienazioni mentali nei pazzi criminali abbiamo nelle statistiche ufficiali italiane:


EtàMaschi (per mille)Femmine (per mille)
<2010142
21-30377240
31-40312366
41-50128210
51-6062126
>601314


L’età dei pazzi criminali seguirebbe dunque la stessa legge che l’età della popolazione criminale sarebbe cioè più precoce che negli altri pazzi Stato civile. — Quanto allo stato civile abbiamo il massimo delle alienazioni nei maschi celibi e nelle femmine coniugate, il che è conforme a quanto si osserva nei criminali sani di tutti i paesi.
Professione. — Quanto alle professioni esercitate in libertà, abbiamo una prevalenza, come in Germania, degli agricoltori per ambo i sessi (il che è in rapporto però alla professione generale) e poi una forte proporzione di persone addette alla servitù, al lavoro mercenario e avventizio. La proporzione data dagli agricoltori nella popolazione delinquente pazza, è di poco inferiore a quanto ci offre la popolazione delinquente: 52%.
Stagione. — Quanto alla stagione negli alienati delle carceri giudiziarie (Vedi Pensiero e meteore) abbiamo insorgenza della pazzia:


StagioneMaschiFemmineTotale
Inverno18421205
Primavera21311224
Estate30425329
Autunno17614190


Queste cifre corrispondono a quelle degli alienati non criminali.

2. Uno studio su 100 pazzi criminali esclusi i pazzi epilettici, mi ha mostrato nella proporzione del 44% la frequenza del tipo criminale, la presenza cioè di 5 o 6 caratteri degenerativi, e specialmente delle orecchie ad ansa, seni frontali, mandibola e zigomi voluminosi, occhio torvo e strabico, labbro superiore assottigliato. È questa proporzione Superiore a quella che trovammo pei criminali in genere.
Peso e statura. — Studiando la statura e il peso di 100 pazzi condannati, esclusi gli epilettici e i pazzi morali, trovai una quota di statura e peso superiore alla media, nei feritori e negli assassini, mentre gli incendiari davano il minimo, come avveniva dei criminali non pazzi.
Cranio. — Le grandi capacità craniche prevalevano più che nei criminali, soprattutto nei feritori e grassatori, e scarseggiavano le piccole, specialmente negli incendiari e ladri.
Anomalie craniche. — Apparvero più scarse che nei criminali.
Estesiometria. — La sensibilità generale si mostrò ottusa a destra nel 20%, a sinistra nel 25%. La sensibilità tattile, ottusa a destra nel 48% e nel 42% a sinistra; più fina a sinistra nel 38% (mancinismo sensorio). Sensibilità dolorifica: abolita nel 25%; più fina a sinistra nel 41%. L’analgesia forse più scarsa che negli altri alienati è qui più completa: un carcerato pazzo si cacciava nel cervello per un foro praticato con un trivello, prima un filo di ferro lungo 14 cm., poi un secondo lungo 10 cm., e poi un terzo lungo 10, un quarto lungo 6, che fu ritirato dal lobo mediano in cui si trovò anche un ago e un chiodo. Questi corpi non gli davano noia, sicché visse molti anni dopo questa intromissione.
Tatuaggio. — Lo stesso uso del tatuaggio che differenzia spiccatamente il criminale dal pazzo in cui scarseggia, ricompare nei pazzi criminali. Il Codelupi a Montelupo lo trovò nel 13%.
Eredità — È più grave che nei criminali non alienati. Recentemente Moeli, su 295 pazzi criminali calcolò:

15% con collaterali suicidi, criminali o alcoolisti; 20% con collaterali pazzi o neurotici; 40% con genitori epilettici e alienati; 70% avevano commesso il reato durante i due anni dopo la pubertà, il 30% dopo i 25 anni.

Psicologia. — Non possiamo inoltrarci in ricerche psicologiche troppo fini che finirebbero per scombinare ogni tipo e portarci troppo fuori di strada, ci limiteremo allo studio delle analogie psicologiche che presentano col reo-nato, le quali sono assai numerose.
Movente al reato. — Carattere del pazzo sarebbe la mancanza di ogni movente; pur non di rado c’è, per quanto sproporzionato e illogico. In 100 pazzi omicidi da me esaminati, il movente mancava in 19, esisteva in 17. T., semi imbecille, strangola il figlio perché colla sua condotta gli alienava la stima del padrone; un altro uccise un bambino perché pescava rane nel suo podere; uno perché la moglie gli partorì una femmina invece di un maschio, e così via. Un mendicante brucia la cascina di uno che gli negò l’elemosina. Altri commettono omicidi per essere ricoverati in carcere.
Abilità. — In molti l’abilità è simile a quella dei comuni criminali. E se ve ne sono che mancano di prudenza, che non pensano a difendersi, a mentire, ve ne sono altri che possono mostrare previdenza e premeditazione. Secondo Busdraghi mostrarono abilità 11 % degli incendiari, 32% dei ladri, 15% degli omicidi, 30% degli stupratori, pazzi, criminali. Casper narra di un certo Giriesier, lipemaniaco, che volendo uccidere un giovane suo amicissimo, l’aspetta in un granaio, ove solevano convenire, vi sparge per terra molti pezzi di domino calcolando che si sarebbe piegato, come avvenne per raccoglierli, e in qual mentre lo colpi con una scure.
Alibi e minacce. — Né mancano quelli che si preparano l’alibi, in media. 3%, e che fanno precedere il delitto da minacce.
Agitazione e ferocia nel reato. — È caratteristica, nota Ferri, dei pazzi; essa va fino al cannibalismo e alla uccisione di più persone.
Contegno dopo il reato. — È presso a poco analogo a quello dei criminali. Secondo le ricerche del Busdraghi su 100 incendiari pazzi:

82 confessano, 18 negano, 23 si pentono, 18 si scusano, 6 si vantano. Su 100 ladri pazzi: 61 confessano, 39 negano, 17 si pentono, 8 si scusano, 6 si vantano. Su 100 omicidi pazzi: 67 confessano, 23 negano, 54 si pentono, 23 si scusano, 7 si vantano. Su 100 stupratori: 20 confessano, 6 negano, 7 si pentono, 23 si scusano, 3 si vantano.

Calma. — Un altro carattere giustamente notato dal Ferri è la calma subito dopo l’omicidio, calma all’arresto, più la calma durante il processo, e l’indifferenza davanti al cadavere, la mancanza di rimorso, la soddisfazione del reato commesso; fatti che provengono o dall’incoscienza del fatto (idiozia o imbecillità) o dal non ricordare la scena di cui furono attori (epilessia, alcoolismo, accessi maniaci), o dall’idea di aver esercitata una giusta vendetta, un diritto di legittima difesa (delirio di persecuzione che è così frequente causa di omicidio nei pazzi) oppure dall’idea di aver giovato colla morte alle vittime stesse, sottraendole alla dannazione, alla miseria (lipemania religiosa). Vale a dire che se negli omicidi-nati, il contegno apatico dopo il delitto esprime profonda anomalia di senso morale, negli omicidi pazzi, o esprime questo (come negli epilettici pazzi) o è conseguenza logica di premesse sbagliate (Ferri).
Preoccupazione di cose futili. Racconto con minuti particolari. — È naturale che data questa incoscienza della gravità dell’atto commesso, o la persuasione della sua obbligatorietà, i criminali pazzi, quando confessano, lo facciano con una accuratezza di particolari quale si fa nelle gesta gloriose, e che dopo il delitto, mostrino preoccupazione di cose futilissime come chi l’azione fatta considera perfettamente naturale.
Recidiva. — È naturale che data questa psicologia, così simile a quella dei criminali-nati, abbiano di questi anche la recidiva. Molti compiono un numero di reati straordinari in breve tempo: il Visconti 180, il Kop 300, L.N. di Bonvecchiato 400. Un giovanetto di 19 anni, cretinoso, appena uscito dal carcere aveva tentato e eseguito 15 stupri in una sola giornata.

3. Simulazione o dissimulazione di pazzia. — Uno dei fenomeni più analoghi ai criminali nei pazzi rei è quello della simulazione. E qui sorge uno strano contrasto statistico; da una parte vi hanno autori che fanno della simulazione di pazzia uno dei caratteri più frequenti dei criminali. Io trovai 13 simulanti su 100 omicidi pazzi, Marro ne trovò 7 su 101 pazzi rei che si trovavano su 500 criminali; viceversa il Duffield Robinson ne trovò solo 20 su 2500; Sander, Richter, Wietringen non ne trovarono mai o quasi mai nei lunghi anni del loro esercizio, Lewin ne trovò uno solo su 24.000, Ville non ne trovò mai. Questo enorme divario dipende dal punto di vista da cui si considera il problema. Se si battezzano per simulatori uomini perfettamente normali che simulino una pazzia di cui non hanno la minima traccia, allora si può dire che nessun caso esiste nelle carceri, poiché essendo la maggior parte pazzi morali e quindi quasi sempre epilettici, è difficile che non abbiano nel passato o nel presente alcuna forma mentale morbosa. Ma anche qui credo giovi distinguere i simulatori in vari generi. Abbiamo dei veri simulatori, rei per lo più di truffe, od assassini che fingono per diminuirsi la pena; essi fingono male e di rado sono inviati al manicomio; si scoprono simulatori in breve tempo, e sono i primi a confessare ma pure ebbero vere nevrosi, parenti pazzi, e sono pazzi morali o quasi. G., contadino con molte tare ereditarie, girovago, alcoolista, parente di alcoolisti che ho curato in ultimo stadio, uccide nell’ubriachezza, senza causa, uno che non conosceva; inventa che costui voleva grassarlo e ch’egli si difese e simula un delirio alcoolico che non ha. Un altro, taciturno, iroso, monomane, si apposta in una strada per uccidere la ganza che non l’aveva aiutato in carcere e ammazza invece un uomo a lui sconosciuto che litigava con un’altra meretrice a lui sconosciuta: in carcere si atteggia a stupido, finge di non ricordare. Avvertitolo che ciò non serve, smette la finzione ma resta taciturno, bizzarro, feroce come era prima del reato. Abbiamo ancora un’altra forma di simulazione, continuata per lo più per molto tempo, di mutismo e stupore nei truffatori. Straordinaria fu la tenacia di certo Argenti, falso monetario di grandissimo ingegno, che vistosi perduto si finse muto, insensibile ai dolori e al gusto, mangiava sterco, beveva orina; per mesi si fece colare acqua gelata sulla testa. Essendo intanto colpito da paresi fu mandato al manicomio ove confessò che tutto era simulato. La scarsissima quota che conduce a bene o prolunga indefinitamente la simulazione o la porta a gradi estremi è formata da quei pazzi morali che sono insieme epilettici e che fingono epilessie motorie e Psichiche e forse vi sono soggetti. Capi, ladro e truffatore, figlio di ladri e di pazzi, arrestato, rifiuta il cibo, parla delle persecuzioni politiche, dei pretesi avvelenamenti, di essere il re degli anarchici, pretende di esser stato arrestato per non aver portato un cane a due alienisti. Riconosciuto, smette. Finita la pena e poi ritornato per un altro delitto riprende a fingere. Ha in carcere due o tre accessi epilettici pei quali è mandato in manicomio dove pochi giorni dopo cessava ogni sintomo, ma c’era in lui epilessia vera, e pazzia morale e abuso di alcoolici e fin da bambino era rissoso. Un altro, Cavalli, che fu pure in carcere curato da me, simulava pazzia che non aveva, ma aveva epilessia e accessi d’ira ferocissimi. Molti pazzi rei, dopo il reato, fingono una pazzia che non hanno, come accadde a un mio monomane omicida, il Farina, che finse una specie di demenza, mentre aveva commesso il delitto dietro allucinazioni acustiche. Moeli parla di molti pazzi che simulano pazzia. Un paralitico in ultimo stadio faceva l’uomo selvaggio nudo, mangiando lucertole; e così un allucinato epilettico. Molti alienati rei, viceversa, dissimulano il delirio che è scoperto solo dopo il reato. Taylor, uccisore di quattro figli, ed un altro uxoricida, avevano avuto un talento speciale per nascondere il delirio melanconico che li tormentava. Un impiegato per cinque anni nasconde il delirio di persecuzione, adempiendo puntualmente i suoi doveri; un giorno, mentre il direttore gli firmava alcune carte, lo uccise con un colpo di pistola. Dalle sue carte risultò che da cinque anni si riteneva da costui avvelenato, ecc.
Caratteri dei simulatori. — Volendo orientarci nei casi di simulazione concludiamo con Griesinger e Sneil che: « i simulatori raramente assumono e mantengono sintomi morbosi circoscritti ad una data malattia, più spesso li confondono fra loro. Di più essi li esagerano sino all’assurdo ». Tuttavia la dimostrazione di una esistente simulazione non attesta una psiche sana perché molti pazzi, come dicemmo, simulano, epperciò il sorprendere il malato quando si crede inosservato ha grande importanza. La prima cosa da esaminare in un caso sospetto di finzione è il decorso della malattia. Gli attacchi di mania acuta sono di regola preceduti da uno stadio prodromico di depressione. Nei veri pazzi gli attacchi di mania sono accompagnati da insonnia, mentre nella simulazione sono seguiti da profondo sonno. La melanconia, lo stupore che sono le forme più facilmente simulate, si accompagnano quasi sempre a disturbi digestivi o con ansia precordiale. In tutti i casi di malattie mentali è da ricordare che lo stato generale del paziente — specie nelle forme acute — deperisce, la digestione e la nutrizione generale sono alterate. I simulatori esagerano sempre. la parte, se stupidi si fingono stupidissimi, il che non è nei pazzi. Venturi e Garnier hanno dimostrato che la simulazione di pazzia è più frequente nell’isteria e nell’epilessia, alcoolismo, nevropatie ereditarie. Io aggiungo la loro maggior frequenza nei falsari e falsi monetari, mentre la pazzia è più frequente negli omicidi. La loro grande frequenza nelle carceri giudiziarie, quando sono sotto giudizio, mai nelle case di pena. Marro aggiunge che i simulanti mettono sulla strada il medico sui sintomi più caratteristici il che gli altri pazzi non fanno. Negli esami diagnostici ingannano sul tatto, sulla scelta del colore, sul campo visivo, come non fanno quasi mai i pazzi, ma gli idioti. Al pietismografo danno reazioni evidenti quando si parla del giudice, del loro furto e specialmente della loro pazzia, ciò che non avviene dei pazzi. Tutti, quanti vide il Marro e vidi io, erano parenti di pazzi. L’urina non offre né albuminuria negli accessi, né diminuzione di volume, né aumento del peso specifico durante gli accessi. Hanno di frequente vere sitofobie, insonnie che poi esagerano colla simulazione. Prolungano in complesso o provocano simulandoli (specie gli epilettici) fenomeni che essi hanno avuto o che hanno ad accessi come epilettici. Le simulazioni più complete si hanno sempre nei pazzi morali, e negli epilettici perché il passo ad altre forme è meno brusco, anzi spesso non hanno che a copiare sé stessi.

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