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Capitolo VI. Delinquenti mattoidi
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1. Caratteri fisici e psichici. — 2. Caratteri speciali, loro scritti, anomalie intellettuali. — 3. Criminalità speciali. — 4. Querulanti.

1. Non per la frequenza, ma per il carattere affatto speciale della malattia e dei reati a cui dà luogo, merita un posto a parte quella varietà di alienati che io chiamo dei mattoidi, che s’avvicina alla imbecillità da un lato e alla monomania dall’altro, ma ha caratteri suoi ben spiccati.
1) Scarseggia assolutamente tra le femmine. In Italia in venti anni ne ho trovata una sola;
2) Scarseggia assai nell’età giovanile — ne conobbi due soli giovani;
3) Abbonda in modo strano nelle capitali e nei paesi meno civili dove siesi introdotta una civiltà artificiale a gran velocità;
4) Non ne ho trovati mai nei militari e una sola volta fra i campagnuoli; abbondano fra i burocratici, nei medici e nei teologhi.
Esame. — Il mattoide ha in genere pochissime forme degenerative, poche anomalie nella fisionomia e nel corpo. — Sopra 30 mattoidi, solo 21 presentavano qualche anomalia, i più anzi avevano una fisionomia intelligente ed armonica.
Psicometria. — La rapidità degli atti psichici è più lenta che nei normali, ma più rapida che nei criminali.
Anomalie funzionali. — Nessuna; molti però van soggetti a convulsioni alla faccia, abbassamento del sopracciglio, ptosi e alterazioni dei centri nervosi.
Affetti. — Un altro carattere che li distingue dai criminali e dai pazzi è che essi conservano normali gli affetti, anzi presentano qualche volta esagerato altruismo in cui spesso entra anche la loro vanità. Tito Livio Cianchettini nutriva la sorella sordomuta e Lazzaretti adorava la moglie. E così come hanno conservata l’affettività, hanno perfettamente conservato il senso morale; inoltre sono tranquilli, ordinati, quasi sempre sobri. Bosisio si nutre di polenta, Passanante di solo pane.
Intelligenza. — L’intelligenza non si può dire diminuita, anzi possono essere di una notevole furberia e abilità nella. vita pratica, che loro permettono vita ed attività sociali anche in grado elevato; ma la loro intelligenza ha di particolare e di morboso una laboriosità esagerata in materie estranee alla loro professione e sproporzionata alle loro capacità, alla loro cultura, al loro grado. Un cuoco, Passanante, si fa legislatore; Lazzaretti, carrettiere, si fa profeta e teologo; Coccapieller, cavallerizzo, diventa, tribuno e legislatore politico. Io possiedo un libro di un prete che dà ricette contro le malattie, e di un medico che tratta di geometria e di astronomia, di un veterinario che tratta di aeronautica.

2. Ma il carattere loro particolare sta nella singolare abbondanza dei loro scritti. Il pastore Bluet lasciò 180 libri, l’uno più insulso dell’altro. Di Passanante sappiamo quante risme di carta vergasse e come egli desse più importanza alla pubblicazione di una sua insulsissima lettera che non alla propria vita. L’argomento di questi scritti è sempre futile e assurdo (la quadratura del circolo, il moto perpetuo, sono gli argomenti preferiti), e dal titolo tradiscono subito l’indole pazzesca. Basti questo esempio del mattoide Demons: « La démonstration de la quatrième partie du rien est quelque chose, tout est la quintessence tire du quart du rien et des dépendances, contenant les préceptes de la magie et clévote invocation des démons, pour trouver l’origine des maux de la France ». Contrasto tra scritti e discorsi. — Sfogano le stramberie negli scritti, ma parlano con singolare buon senso. « Il guardiano e la vera sentinella del popolo e del governo, è la libera circolazione della stampa », è la sentenza confusa scritta da Passanante, che spiega poi a voce in questi termini: « La libertà della stampa, la libera circolazione dei giornali, Costituiscono la sorveglianza dei diritti del popolo ». Quando io chiedevo a Bosisio perché portasse bizzarramente i sandali e passeggiasse in pieno luglio a capo scoperto e seminudo, mi rispondeva: «Per militare i Romani, e per l’igiene del capo e infine per richiamare con un segno esterno l’attenzione del pubblico sulle mie teorie. Mi avrebbe ella fermata se io non fossi stato acconciato a questo modo? ».
Anomalie del loro contenuto. — Insieme all’apparenza della serietà e alla tenacia costante in una data idea, che fanno il mattoide simile al monomane e all’uomo di genio, caratterizzano questi scritti la ricerca dell’assurdo, la continua contraddizione, la prolissità e futilità pazza, ed una tendenza che supera tutte le altre — la vanità personale. Così Codigliani insulta la Camera per avere un vitaliziò dal Governo e crede che ciò gli debba tornare ad onore. Passanante dopo aver predicato: « Non distruggiamo più vita umana né proprietà », condanna a morte i Deputati, e dopo aver ordinato di « rispettar le forme di Governo », insulta la monarchia, tenta il regicidio, e propone di abolire gli avari e l’ipocrisia. Un medico stampa che i salassi espongono all’eccesso di luce, ed un altro in due grossi volumi predica che le malattie sono « elittiche ». Però qualche concetto nuovo e robusto balza fuori dal caos di quelle menti. Così, ad es., in mezzo alle assurde sentenze Cianchettini ne ha alcune belle «Come una porta chiusa a chiave non può essere aperta senza lesione che con chiavi e grimaldelli, così l’uomo avendo perduto la libertà mediante la lingua, non vi è che la lingua che possa svincolarla senza lesione di parte ». In mezzo ai cantici spropositati dello Scottalinge, poema di un mattoide, trovo questo bel verso sull’Italia. Padrona e schiava sempre ai figli tuoi nemica. Passanante diceva «Dove il dotto si perde, l’ignorante trionfa », «La storia imparata dai popoli è più istruttiva di quella che si studia sui libri », tratti geniali che sono però rari e subito seguiti da volgarità assurde e da contraddizioni. Essi possiedono ancora un caratteristico amore del nuovo, Neofilia, e rinnovano ed abbracciano i concetti dei politici e dei pensatori e rinnovano più forti, ma sempre deturpati ed esagerati. Il Bosisio esagera le delicatezze dei nostri zoofili e le idee della Royère e del Compte sulla necessità dell’applicazione malthusiana. Il Detommasi, un sensale, un truffatore, trovò ugualmente, salvo quanto vi aggiunse di erotismo morboso, un’applicazione pratica della selezione Darwiniana. E Cianchettini vuol mettere in pratica il socialismo.
Anomalie intellettuali. — Ma l’impronta della pazzia non è tanto nella esagerazione delle loro idee quanto nella sproporzione in cui sono con se medesimi; cosicché a pochi passi di distanza da un concetto anche sublime ne sta uno ignobile e paradossale. Alla mediocrità della loro idea tentano supplire sia con la coniazione di parole strane e nuove, sia con una forma strana degli scritti e delle stampe, quasi che nella istintiva coscienza, come l’ha chiamata Amadei, della assurdità, della banalità delle loro opere, volessero dar loro consistenza per mezzo della forma. Un monomane, Le Bardier, intitola un’opera in cui insegna agli agricoltori il modo di ottener doppio raccolto «Dominatmospheri »; egli poi si chiama «Dominatmospherifacteur » (De la Pierre, Littérature des bus, 1882). Il Cianchettini ha trovato il travaso, il Pa ha la cafun gaia, il morbosol, il Waltuck l’antropomognologia, il Gem la ledepidermocrinia. Hepain inmìagina un linguaggio flsiologico che in fondo consiste nelle nostre lettere rovesciate o sostituite da numeri « sta 5 nq facto », per es., vorrebbe dire « votre présence ». E talvolta aggiungono delle figure alle proprie frasi come nella scrittura ideologica degli antichi. Così il Bluet ha nel suo libro 88 una figura oscena che egli spiega nella sua strana posa; « L’uomo giacerà supino e la donna a lui presso: un serpe a due teste gli attornia il pene ed un dragone fa penetrare la sua gran coda nella femmina ». Qualche volta mescolano cifre alle frasi come fanno qualche volta i paralitici. In una matta opera di Sobira, intitolata 666; tutti i versi sono accompagnati dalla cifra 666; lo strano è che contemporaneamente un certo Peter Poter in Inghilterra aveva pubblicato un’opera sul numero 666 dichiarandolo il più perfetto e squisito dei numeri (De la Pierre). Anche Lazzaretti aveva per altri numeri una speciale predilezione. Altre volte, come nei pazzi e negli scritti mistici, ripetono alcuni vocaboli o frasi centinaia di volte anche nella stessa pagina. Così uno dei capitoli di Passanante « il riprovato » si ripete circa 143 volte.
Grafologia. — Hanno una calligrafia a lettere allungate, serrate e sottosegnate che è tutta loro speciale (v. fig. .17). Gli scritti abbondano di punti esclamativi e ammirativi, di parole sottosegnate caratteri stampatelli di una ortografia speciale con puntini ad ogni parola; scrivono perfino le lettere private in due colonne o a versetti come nella Bibbia. Gli stampati hanno diversi tipi, con vari colori, bianchi, per es., su carte nere, con margini rossi, con linee verticali. Ve n’ebbero che, come il Wirgman, facevano per le proprie opere fabbricare carta a parte, con differenti colori nel medesimo foglio, il che aumentava enormemente le spese. Usarono una nota che vorrebbe illustrare il frontespizio stesso. Un dramma ne ha 19. Un’opera socialista, stampata in Austria, ha il frontespizio foggiato ad arco trionfale.

3.Impulsività e criminalità. — Fin qui però essi non interesserebbero il diritto penale, anzi si direbbe, che, come quelle isteriche filantrope di cui abbiamo parlato, essi dovrebbero entrare fra quei oasi di esagerato altruismo, di filantropia morbosa a cui deve la società tanti progressi. Senonché in costoro l’egoismo, che è mascherato dall’altruismo, spesso prende il sopravvento, e la calma cessa ad un tratto dando luogo a forme impulsive e deliranti, specialmente sotto l’aculeo della fame, o nell’acutizzarsi delle varie nevrosi che si accompagnano al morbo e forse lo generano, specialmente quando la sola passione che sia in essi in eccesso venga lesa. Mangione tutto a un tratto ferisce il Giusso contro cui aveva pubblicati parecchi manifesti. Sbarbaro diventa ad un tratto volgare ricattatore, Passanante tenta uccidere il Re, Buffet tenta uccidere Casse, Coccapieller minaccia i guardiani. Tuttavia questi atti sono in essi assai rari e vi spiegano minor crudeltà e minor energia dei rei, mancando completamente in essi la pratica e l’astuzia del male. I reati sono commessi in pubblico o quasi e per causa e pretesto di bene pubblico e con quella istantaneità e impulsività irresistibile che vediamo negli atti degli epilettici e dei pazzi. Qualche volta si alternano a pochi minuti di distanza ad atti di vero altruismo, come Sbarbaro che si finge debitore di una famiglia di orfani per far accettar loro un soccorso e nel giorno stesso si fa presso il Ministro delatore di un collega e tenta di farlo destituire per succedergli.
Altruismo. — Ben inteso che in questa forma impulsiva in cui si risolvono tanti reati, soprattutto influisce l’offesa a quel sentimento esagerato della propria personalità che in essi è il fenomeno predominante. L’altruismo fa pur sempre capolino, ma solo come maschera e scusa. Ed è anche per questo che essi si fanno capi di rivoluzioni o rivolte e che nelle vendette mescolano e mascherano al proprio che più a loro preme, un interesse generale più o meno giustificato.
Senso morale pervertito. — Vi è una varietà stranissima di mattoidi in cui l’altruismo vien meno mentre il senso morale è profondamente alterato Questi sono in fondo rei nati che oltreché negli affetti, hanno anche, come gli imbecilli, deficienze psichiche, mal compensate da qualche qua lit anomala e sproporzionata. De Buis crede di aver fatto invenzioni immense che lo arricchiranno rapidamente colla covatura artificiale a cui costringe la sua povera moglie quando non cova egli stesso; aveva immaginato le ferrovie mobili, ma quel che è peggio ammazzò con acido prussico in ferrovia un viaggiatore che derubò di tutte le sue robe che donò qualche ora dopo ad un ignoto. L’altruismo, insomma, in costoro serve a coprire ai propri occhi e agli altrui la triste bandiera del crimine. E come accade pel delirio persecutorio alcoolistico ed isterico, è il mattoidismo inne stat insieme agli altri deliri sull’albero guasto del l pazzia morale.

4. Querulanti. — V’ha ora una varietà di mattoidi già studiata da molti, quella dei querulanti, più nota sotto il nome di maniaci litigatori. Sono individui con forme del cranio e volto normale, fegato però sempre ingrossato, e che hanno un bisogno continuo di perseguitare giuridicamente gli altri dicendosi essi invece i perseguitati, e spiegando un’attività strana, una conoscenza minuziosa dei codici che vogliono sempre applicare a proprio vantaggio, accumulando istanze su istanze in copia tale cui l’immaginazione nostra difficilmente giungerebbe. Quando non ottengono nulla con questo mezzo, il doloroso disinganno si trasforma in violenza curialesca e scrittrice in vie di fatto, pur sicuri che tutto verrà perdonato in grazia alla giustizia della causa. Come l’erotomaniaco si innamora di un soggetto ideale e si crede di essere amato da tale che non l’ha nemmeno veduto, così essi fanno col diritto che non ha altro aspetto per loro se non quello che può loro giovare; gli avvocati e i giudici che non li sostengono diventano altrettanti nemici e fanno a loro rimontare ogni disgrazia. Buchner racconta di uno che fondò a Berlino una società per proteggere tutti coloro che erano stati maltrattati dai giudici e ne mandò il programma al Re. In molti le liti personali si mescolano alle politiche e sono questi i più pericolosi. Si tratta in genere di individui di scarsa cultura e di scarsa intelligenza e di cattive condizioni economiche in cui la miseria impedisce di sfogare colla stampa le proprie idee e che mancando di sfogo, traducono la irruenza delle idee in violenza di fatti. Il tipo di costoro era Guiteau, che era però nello stesso tempo truffatore, adultero, pazzo morale ed assassino politico e stancava il Ministero per essere nominato console, ambasciatore, in compenso di sue benemerenze elettorali, e scrive strani libri e giornali di teologia. Questo gruppo forma il nesso tra i monomani da cui si distingue per la più frequente agitazione maniaca, i mattoidi di cui meno spesso dividono le pretese letterarie, e i criminali, che non hanno pel foro e per le liti, trattate almeno in forma forense, una così strana predilezione.

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