Questo testo è completo, ma ancora da rileggere.
A ppijjà mojje penzece un anno e un giorno È mejjio perde un bon'amico
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847

L’USCELLETTO

     Sor Maria Battifessa,1 v’ho pportato
Un uscelletto d’allevasse2 a mmano,
Che lo cacciò mmi’ madre da un pantano,
4Dove tata3 sciaveva seminato.

     Nun guardate ch’è cciuco4 e spennacchiato:
Lo vederete cressce5 a mmano a mmano.
Anzi allora tienetelo ingabbiato,
8Perchè ssi vvola ve pò annà llontano.

     Sin ch’è da nido, fateje carezze:
Cerca l’ummido poi, ma nno lo sguazzo;
11E la gabbia la vò ssenza monnezze.6

     De rimanente è uscello da strapazzo:
E nn’averete le sette allegrezze
14Fascènnolo ruzzà ss’un matarazzo.

Roma, 15 novembre 1831.

  1. Badessa. [Ma per un malizioso storpiamento popolare.]
  2. Da allevarsi.
  3. Mio padre. [Dal lat. tata.]
  4. Piccolino.
  5. Crescere.
  6. [Immondezze.]

Note

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