< La Catrina
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La Catrina
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LA CATRINA


NANNI, BECO


Nanni
Beco, tu sia il ben giunto.
Beco
Oh! dagli ’l giorno.
Nanni
Potta del ciel!o tu par de bucato,
Tu sei più bianco d’uno spazzaforno,
Sarestù mai de nulla accalappiato?
Diacin che me risponda! e fa ’l musorno.
Beco
Che vuoi ch’io dica, che sii mangiato.
Nanni
Dond’esci tu?
Beco
De quà.
Nanni
Deh! tu fa l’grosso,
chi t’ha questo cotal cucito addosso?
Beco
Al corpo al ciel, che tu debb’esser cieco?
Nol vedi tu?
Nanni
No, io.
Beco
Mettiti gli occhi.
Nanni
Secci tu solo, o sei venuto teco?
Beco
Son con color.
Nanni
Con chi?
Beco
Co’ mie’ pidocchi.
Nanni
Oh! io ci son anch’io.
Deh! dimmel, Beco, dimmelo che la rabbia te spannocchi,
vuomel tu dir?
Beco
Deh!non me tor la testa,
dicotel io, son venuto alla festa.
Nanni
Non maraviglia che tu ha’ calzoni,
e gli aghetti de seta, e’ nastri al tocco.
Beco
Oh! tu mi tien di questi decimoni!
Io non son reo, bench’io te paia sciocco.
Nanni
Oh! che so io? tu sei sempre a riddoni;
io te veddi domenica al Marrocco,
che tu parevi un maggio delle sei.
Deh! dimme ’l ver: togliestù poi colei?
Beco
Chi?
Nanni
La Catrina.
Beco
E quale?
Nanni
Ehi! Ghiarghionaccio,
tu fa l’balordo, eh?
Beco
No alle guagnele:
s’io te n’intendo, che te se secchi un braccio.
Nanni
Oh bugiardon! quella de Ton de Chele,
che stava quinavalle al poderaccio,
che tu gli atasti a batacchiar le mele.
Beco
Oh! tu me gratti, Nanni, aval la rogna:
Che vuoi tu far de cotesta carogna?
Nanni
Ess’ella teco mai rappattumata,
a poi che voi pigliasti il bofonchiello?
Nanni
Eimè, Nanni, ella s’è maritata.
Beco
A chi?
Nanni
A Mecarin de Ceppatello.
Beco
Diacin lo voglia!
Nanni
Ed io ne meno smanìe, io me rivilico,
E de far qualche mal son stato in bilico.
Beco
Oh! lagal’ir, non mi far più palore
Da poi che te n’è uscito addosso il grillo.
Nanni
Eh non far, Nanni: Ella me buca il cuore,
Ed hammel trapanato collo spillo,
Tal che me sento sgretolar d’amore,
Come fanno le vacche per l’assillo,
Che tu deresti, stu la guardi in viso,
Ch’ell’è derittamente un fiolariso.
Beco
Be’ si tu entri pur nel vitalbaio:
Lagal’ir, che ti caschin le cervella.
Nanni
Io ho di loro a sgherrettare un paio,
E cavar loro il ventre, e le budella,
Se fussin bene un mezzo centinaio:
Vedi ch’io porto sempre la coltella,
Ed ho’l petto, le rene, e un landone,
A poi che voglion meco far questione.
Nanni
Deh! no.
Beco
Deh! sì.
Nanni
Deh! non fare.
Beco
Il frò, Nanni,
Per questa croce, ch’ è pan benedetto.
Nanni
Tu vai caiendo.
Beco
E che?
Nanni
De’ tuoi magli anni.
Tu sai, se quel Mecruccio è maladetto.
Beco
Oh! cotestui, s’io lo piglio pe’ panni,
Io lo vo’arrendellare in sur un tetto.
Nanni
E tu cacrai, se ti tarpa in tul mezzo,
Io vo’ morir se non ti manda al rezzo.
Beco
Deh’ tu m’hai forse quà per qualchè sgherro!
Io ho fatto a’ mie’ dì più di sei cose:
Io corsi un miglio l’altr’ier dietro a Cerro,
E dissi: astetta, astetta, e non rispose,
Perch’io portavo un cotalon de ferro,
Ch’aveva un po’ le punte rugginose;
Ed al mercato, odi cosa saccente,
Non ho paura, ed evvi tanta gente.
Nanni
To livi! oh tu sei bravo!
Beco
Alla pulita!
Nanni
Be’ sì, tu frai lor dunque villania?
Beco
Al Corpo a dieci, a santa Margherita ,
Alle guagnel, ch’io frò qualchè pazzia;
E se gli ammazzon me prima costoro
Io ammazzerò poi dodeci de loro.
Nanni
Puollo far l’aria.
Beco
Oh! be’ noi ce siam drento,
Tu non lo credi?
Nanni
Io ’l credo.
Beco
O che cicali ?
Io ne vo’ saldamente addosso cento,
Tu te ne ridi tu, de’ principali.
Ma quando io fuggo, paio propio il vento,
Vedi ch’io porto sempre gli stivali:
E niniml io vo’ corre un, perchè non m’oda,
Io gli do sempre dove sta la coda.
Nanni
Dove?
Beco
Derieto.
Nanni
Oh! così la’ntend’io:
Tu me par savio; a quel mo non ved’egli.
Beco
Se me vedessi, non vi sarebbe il mio;
Io non son già de questi avventategli;
Io me’ngegno sottecchi, e d’imbolìo;
S’egli è zuccone, appiccarmi a capegli,
E dargli poi dinanzi in sulle stiene,
Ma sai tu quand’io l’fo ? quand’un mel tiene.
Nanni
Tu sei valente, in fin: ma quei vicini?
Beco
Oh! laghiam’ir, che son tutti pillacchere.
Nanni
Che fai tu quà fra questi cettadini?
Beco
Che credi all’oste un canestruol di zacchere,
E slanci un nugolon de gaveggini
Con la staffetta, pifferi, e le nacchere: Gli è Nardo, e Menichello, e Scudiscione,
E Nencio, e Meo, e Drea, e Ghiandaione.
Nanni
Oh to colà, che gente pricolose!
Beco
E tu?
Nanni
Ed io?
Beco
E che ci fai che sbronzoli?
Nanni
Ho trainato un asin pien di cose
De fichi, terracrepi, e pappastronzoli,
Per queste vie stranacce, e rovinose,
Ed all’ostessa anch’un de mia lattonzoli.
Ma a questa festa (muta un po’ mantello)
Hai tu veduto ancor nulla de bello?
Beco
Io ho veduto un tal lungo lungo,
Che pare il mio paglia, ma non sì grosso,
Gli ha quinamonte in vetta a mo’d’un fungo,
Ch’è giallo, e verde, e pagonazzo, e rosso,
S’io te fussi in sul capo, io non v’aggiungo.
Nanni
E tu avessi un campanile addosso.
Quando lo vedestu?
Beco
Veddilo ieri,
Che diavol enn’ei Nanni?
Nanni
Egli enno e ceri.
Beco
No, mattacone.
Nanni
O de che?
Beco
De legname.
Nanni
Quest’ho io apparato pure izera.
Alle guagnel che gli enno un gran bestiame!
O se ne fussi a vendere alla fiera,
Noi fremo, Dio, che train de litame!
A ch’enn’ei buoni?
Nanni
Enno buoni a guatare.
Beco
O vamo Nanni?
Nanni
Perchè abbiam noi a andare?
Beco
Oh Dio! s’io n’avess’uno, egli enno begli,
E me n’è intraversato il brulichìo.
Nanni
Oh tu debb’esser grosso!
Beco
Oh, sì de quegli,
E srebbe appuntamcnte il l’atto mio.
Nanni
Vanne, che sia impiccato tu ed egli.
Ma vede stù quell’altro lavorìo?
Beco
Qual, Nanni? non già io: e dove stava?
Nanni
A un capresto all’aria e dondolava.
Beco
Fotta del ciel! e qual?
Nanni
Non odi quello.
Beco
Dimmel, che Dio te sbruchi.
Nanni
Oh, to tristizia!
Io te darò un colpo in tul cervello:
Dal Gonfalonier della giustizia,
Quinc’oltre dal palagio, oh gli era bello!
Mai vidi la più nuova masserizia.
Beco
Ch’er’egli infine?
Nanni
Er’ un dificio, un coso.
Beco
Alle guagnel, che tu sei dispettoso;
Che te cost’egli a dirmi quel ch’egli era?
Nanni
Che diavol ne so io, s’io nol conosco.
Gli era de carta, de legno, e de cera,
Ed aveva uno stil de quei dal bosco.
Beco
Er’ei femmena o mastio?
Nanni
Sì ch’egli era.
Beco
Che?
Nanni
Femmena.
Beco
Oh che dato te sia’l tosco:
Non sapevi tu ir tanto codiandola?
Nanni
E’ dicevon ch’ell’era la girandola.
Beco
Pur lo dicesti, che te caschi il fiato.
Nanni
Do’ tu me irai venir la sconciatura.
O Beco, tu saresti spiritato
Stu avessi veduto una fegura.
Beco
E che fegura?
Nanni
Un diavol incantato;
Egli era brutto come una paura.
Beco
E che faceva?
Nanni
Ve’: ma’l più bel giuoco,
E’ se trillava, e saettava fuoco.
Beco
E de che fuoco fu?
Nanni
De quel che cuoce.
Beco
Potta del ciel! e con che?
Nanni: Colle mani.
Beco
Er’ei de’que’che fuggon dalla croce?
Nanni
Egli era, te so dir, de que’ marchiani;
D’aspettarlo sai dove? in sur un noce.
Beco
Eravi gente?
Nanni
Un miglia’ de cristiani.
Beco
Oh! s’io ve fussi stato!
Nanni
E poi che srebbe?
Tu sresti aval nel letto con la frebbe.
Beco
Oh! io debb’esser qua’ de sette mesi.
Nanni
Vanne che sresti uscito del cervello.
Beco
E’ non è uom per tutti esti paesi
Che vadi, come me, senza mantello.


Or giugne MECHERINO e dice

Mecherino
Ve’, che ti codiai tanto che t’intesi,
Brutto, impiccato, ghiotto, ammorbatello,
Ladroncelluzzo, viso de morìa:
Che ciarli tu della Catrina mia?
Beco
Al corpo a dieci, che gli è Mecarino!
Come frò io a vale?
Nanni
Oh! fa con mano:
Raccomandati a Cristo, e a san Doiinino,
Ch’io per me la vo’ dar quinc’entro al piano.
Beco
Deh! Nanni, stenta ancora un michinino,
Ch’e’ non me mandi in qual che buco strano.
Ve’ tu, ch’egli ha ’l pugnale, e la sguerruccia,
E vien bollendo come una bertuccia.
Mecherino
S’io te rigiungo ragazzaccio stiavo,
Io ti concrò, che tu non srai più buono,
E che non se’ smillanta, e fassi bravo,
Appuntamente quand’io non ce sono.
Beco
Non t’accostar in quà, che tu sra’ slavo;
Se tu t’accosti io te darò ’l perdono.
Mencherino
lo’l vo’ veder.
Beco
Vien oltre, abbiti quella.
Mecherino
Io non vo’fare a dar nella scarsella.
Beco
Oh, te dia’l cancro.
Mecherino
Oh, tu me stracci e panni.
Beco
Damme più, damme più.
Mecherino
Or te drò io.
Beco
Deh! viemmi atare un po’, se tu vuoi Nanni;
Ch’io sono avvolto in t’un gran pricolìo.
Mecherino
Non t’accostar in quà pe’ tua magli anni.
Nanni
Vuol tu però ammazzare?
Mecherino
In fé de Dio,
Se tu t’accosti , e sai ch’io me ne scrupo,
E’ ti parrà d’aver gridato al lupo. ù
Vuola tu, tu.
Ve’, Nanni, libramente, ch’io tè drò.
Nanni
Questa sia l’arra, o sta a tua posta su.
Mecherino
Ohi, Ohi.
Beco
Oh, te dia san Niccolo.
Nanni
Cacciatel sotto.
Mecherino
Non me date più.
Nanni
Lagga star Beco.
Menechino
Io non lo laggherò.
Nanni
Tu ne toccrai.
Mecherino
Lagga ch’io me riabbia.
Beco
Oh, te venga ’l gavocciolo, e la rabbia.
Menechino
Tu hai’l torto, Giovanni.
Nanni
Io l’ho deritto.
Dagli pur Beco.
Beco
Io gli ho reciso il naso.
Nanni
Fruga ’ntu ’l ceffo.
Beco
Oh te dia san Davitto:
Ve’ che ci strai: tu ci sei pur rimaso!
Mecherino
In fe de Dio, che s’io mi levo ritto
Io te farò pentir de questo caso.
Nanni
E tu cacrai.
Mecherino
Io non vo’ far con dua:
Che vuò tu dir?
Nanni
Che la Catrina è sua.
Mecherino
Ell’è mia.
Beco
Ell’è mia.
Nanni
Dagli pur Beco.
Beco
Io lo trafiggo.
Nanni
Oh! così, dagli forte.
Mecherino
Guardami gli occhi, ch’io non resti cieco.
Beco
O gaglioffaccio, te venga la morte.
Mecherino
Buon giochi, Nanni.....

Viene GIANNONE Rettor del popolo e dice

Giannone
O venitene meco.
Nanni
Ed ove?
Giannone
Presto al Potestà, alla Corte
E tutt’a tre balzerete in pregione.
Nanni
Avviat’oltre innanzo un pò, Giannone.
Giannone
Innanzi vi vo io, brutta gentaccia;
Che sempre s’ha sentir qualche pazzìa.
Beco
Tu m’hai rotto le spalle.
Mecherino
E tu le braccia.
Beco
Or dirai tu, che la Catrina è mia?
Mecherino
Tu vai caiendo.
Beco
E che? diavol lo faccia.
Mecherino
Tu ne vuoi anche.
Beco
El mal che Dio te dia.
Giannone
State cheti in malor gentaccia grossa,
Che ve venga il gavocciol intru l’ossa.

Giungono al POTESTA’ e GIANNONE dice

Giannone
Dio ve dia ’l giorno, ser lo Podestà.
Egli è qua Nanni, Beco, e Mecherino
Ch’hanno fatto rombazzo. Andate là.
Podestà
Che quistion è la lor? fia stato ’l vino:
ed io gli accorderò. Venite quà.
Mecherino
Io non intendo codesto latino.
Dite in volgare, ch’io un pò ’l cervel grosso.
Podestà
Vi vò far far la pace oggi, s’io posso.
Nanni
Beco, va oltre, e dì la tua ragione.
Mecherino
Nò, laga a dire a me; che son prim’io.
Beco
E tu debbi voler rifar cristione:
E che sì, ch’io te mando al solatio?
Mecherino
E io dirò.
Beco
Tu non dirai, ghiarghione.
Mecherino
E perchè conto?
Beco
Perchè vuole Dio.
Mecherino
Ben lo vedrò.
Beco
Se tu non istai cheto
Te ne drò una.
Mecherino
E ove?
Beco
Sì de dreto.
Podestà
Orsù che la sarebbe una seccaggine,
Dì su Becuccio.
Beco
Oh, Dio ve faccia sano.
Noi siamo innanzi alla magnificaggine
Di ser lo Podestà di San Casciano:
E ringraziata sia la dappocaggine,
Egli è per darci ciò che noi vogliamo.
Mecherino
Tu sei un tristo.
Beco
Deh! lasciami dire,
Ch’al sangue, all’aria te lo farò ratire.
Io son Beco.
Mecherino
De chi?
Beco
Tu me to ’l capo:
Sta cheto, dico.
Mecherino
Ed io vo’ favellare.
Beco
Io son Beco de Meo, de Ton, de Lapo.
Mecherino
Ser lo Vicario, e’ ve vuole ingannare.
Beco
De Biagozzo, de Drea de’ quei capi dal Rapo.
Mecherino
To’, s’egli ha cominciato a cicalare!
Beco
Ed abbiam tolto dua poderi unguanno:
Siam tutti ricchi, ed abbiam del gran d’anno.
Mecherino
Come me fa sudar questa giostizia!
Lagatel dir, che se muoion de fame.
Beco
Noi raccogliam pur quando gli è dovizia,
E’nfin nel letto ci troviam lo strame,
Ed ognuno è fornito a masserizia.
Podestà
Quanti siate voi in casa?
Mecherino
Un brulicame.
Podestà
Avete voi la casa? sta un po’ cheto.
Beco
La casa e ’l forno, e ’l sambuco derieto,
E non è valicato incor dua mesi,
Che Mecherin quì tolse la Catrina,
E vuola com’un fante per le spesi,
Oltr’alla dota, quella ciaccherina:
Io non posso patir che me l’addesi,
Perchè la gli è troppo bianca farina,
Paffuta, tonda, grassa, e sofficcioccia,
Ed una sofficiente bracciatoccia.
Costui ha denti da mangiar le ghiande,
E ’n quattro volte e’ l’arà sfanfanata;
Ed io d’allotta in quà ch’io ero grande,
L’ho infino a questo punto gaveggiata
Prima ch’io me mettessi le mutande,
Pensate s’ell’è mia questa gambata.
E ’l ser m’ha detto, Beco, ella te vuole,
Ed hanne trascinato le parole.
Podestà
E’ ei così?
Beco
Per queste die guagnele,
Che Ton suo padre me l’ave promessa.
Mecherino
E qual Ton bugiardaccio?
Beco
Ton de Chele.
Parti, ch’io sappia dirti s’ell’è dessa?
Ella diceva ben; Beco crudele,
Quand’io guardavo le bestie con essa,
L’anel se tu mel metti un tratto in dito,
Annogni modo io te vo’ marito.
Mecherino
E tu t’avvolli, Beco, ch’ella è mia,
E per men un denaio non te la drei.
Beco
Be’ se tu hai codesta fantasia,
Andiamo un poco a domandarne lei.
Mecherino
Codesto tempo srè gittato via;
Io non vo’ che tu sappia e fatti miei:
Va cerca tua ventura, io son in tenuta.
Beco
Tu vai caiendo ancor, ch’ella te puta.
Mecherino
E che me puoi tu far?
Beco
Tu lo vedrai:
Io son veduto al Podestà, però.
Podestà
Io per me nol saprei giudicar mai.
L’anello hagliel tu dato?
Mecherino
Messer nò.
Podestà
O Beco, aspetta, che tu te n’andrai
Forse contento.
Mecherino
A mentre ch’io ce strò,
Io so che si potrà devincolare,
Un tratto il mio no glie vo’io lagare.
Beco
E’ m’ è venuto il più bello appipito
Di darti, te so dire, un rugiolone.
Mecherino
Fa conto, ch’io mi srei tagliato il dito,
Tu vai caiendo d’andarne al cassone.
Podestà
Fate ch’un zitto non si sia sentito;
Ch’io intendo cavarvi di quistione.
Conosci tu questa Catrina, Nanni?
Nanni
Ser sì, derieto alla grandezza, e panni.
Ch’è, vedete, una camarlingona,
D’assai gagliarda, ardita, e recipiente,
La pare un assiuolo in su la nona,
Ed ha dinanzi appunto meno un dente,
E delle dua lucerne una u’ha buona,
L’altra se potre’ metter tra le spente,
Tarchiata, stietta, soda, e vendereccia.
Podestà
Dove sta ella a casa ?
Nanni
In vacchereccia.
Podestà
Va’ mettegli una boce.
Nanni
A iù, Catrina.

La CATRINA di lontano risponde.

Catrina
Che diavol hai ?
Nanni
Stravalica il fossato.
Catrina
Ho io a venir ritta alla collina ?
Nanni
Attraversa il ciglion dall’altro lato,
Che noi veggiam codesta tua bocchina,
Che pare un maluscristo inzuccherato.
Podestà
Hagliel tu messo?
Beco
Eccola quà la ladra.
Guardai’ un po’ se questa cosa quadra.
Podestà
Vien quà, Catrina.
Catrina
Dio ve dia il buon di,
Che ciegli a dir? voi m’avete scioprata.
Podestà
Noi t’abbiam oggi fatta venir qui,
Che tu risponda, stù sei domandata.
Catrina
Io rispondrò io.
Podestà
Tu vedi costì
Mechere, a chi tu eri maritata:
Or tu hai a dire in coscienza tua,
Chi tu vorresti più di questi dua.
Catrina
De’ quali? Oh, voi me frete vergognare:
Guarda se m’hanno mandai’ oggi a spasso!
Podestà
Di’ pure il tuo parer, non dubitare,
Che non ti parrà aver perduto passo.
Accostai’ oltre: di’ quel che ti pare:
Guardagli in viso.
Catrina
E io glie guardo basso,
Dicol’io presto, e quel ch’io dico m’abbia.
Podestà
Sì.
Catrina
Io vo’ Beco.
Mecherino
Oh, datti aval la rabbia.
Beco
E a te l’acetone; dissitel io?
Oh! Dio te faccia Catrina de bene.
Mecherino
Io voglio andare a fare il rovenìo
Al parentorio, e a chiunche t’attiene.
Beco
S’io posso risaperne un brulichìo,
Io ti farò duo pezzi delle stiene.
Mecherino
Vien qua Catrina: che n’hai tu veduto
De farmi questo?
Catrina
Perchè m’è piaciuto.
Non vedi tu come Beco è biancoso,
E grande, e grosso, e alto, e rilevato?
E tu sei brutto, arabico, e sdegnoso,
Affamatello, e sparuto, e sdentato?
Nanni
Or vanne, Mecherin, fatto al ritroso,
E contraffa’ colui che ha perso ’l piato.
Beco
Ser lo Vicario, andiamo intanto a bere
Per l’allegrezza.
Podestà
E’ mi parre’ dovere.
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