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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847
LA MESS' IN MUSICA.
Sì, ll’ho ssentit’io puro1 all’Orfanelli2
Sta gran messa a ccappella co’ li sòni
D’obboli,3 de trommette, de trommoni,
De violini, violoni e vvioloncelli.
E nnun zò4 mmejjo assai li ritornelli5
Su cquelli nostri cari calasscioni,
Che ssentì ’na gabbiata de capponi6
Che7 tutt’er bono è nnun avé ggranelli?
E llui che stava immezzo a dajje sotto
Co la bbotta obbrigata, nun pareva
Che imminestrassi8 l’ojjo der cazzotto?
Co cquer zu’ muso color de sciscerchia
Dava a la sorfa sua9 ’na scerta leva,
Come discessi:10 «A vvoi, tanta de nerchia!».11
Roma, gennaio 1833
- ↑ Pure.
- ↑ Orfanelli. Chiesa di S. Maria in Aquiro, chiesa dell'Ospizio degli Orfani.
- ↑ Oboè.
- ↑ Sono.
- ↑ Vedi [in questo volume] il sonetto... [L'ammalata, 22 nov. 32, nota 7].
- ↑ Musici castrati.
- ↑ Il che è spesso adoperato come segno di relazione senza affisso di articolo; come dicesse de’ quali ecc.
- ↑ Ministrasse, dispensasse.
- ↑ Solfa.
- ↑ Dicesse.
- ↑ Così (facendo un gesto sconcio, consimile a un certo moto del battere il tempo musicale) dice la plebe, per indicare la lunghezza e il movimento di cosa che il lettore troverà notata [in questo volume] al sonetto... [Er padre ecc., 6 dic 32].
Note
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