Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Capitolo XVIII | Capitolo XX | ► |
CAPITOLO XIX.
Il capo bianco.
Mentre i guerrieri, che avevano assalito Piotre ed i suoi marinai, giungevano da una parte, da un’altra gola arrivavano quelli che avevano espugnata, dopo un breve combattimento, la Quiqua.
Anche essi avevano nel mezzo un palanchino di pelle di guanaco su cui si vedeva distesa una forma umana, coperta con un pezzo di vela: era Mariquita.
La misera fanciulla aveva assistito, con orrore, al feroce assalto dei fuegini e alla strage dei pochi marinai che erano rimasti sulla nave baleniera. La loro resistenza non aveva durato che pochi minuti. Oppressi dal numero dei nemici venti volte superiore, e saettati da tutte le parti dalle freccie e dalle lancie, erano caduti l’uno presso all’altro gravemente feriti, per soccombere subito sotto le scuri di pietra.
Mariquita, da vera araucana, non si era arresa senza lotta. Aveva più volte fatto fuoco col suo fucile, finchè presa alle spalle, aveva dovuto cedere e lasciarsi trascinare in una scialuppa.
Ignorando che Alonzo fosse così vicino, e non dubitando che anche Piotre, il signor Lopez e tutti gli altri fossero stati sterminati, perchè aveva udito le fucilate che venivano sparate sulla spiaggia, si era rassegnata al suo triste destino, quantunque quella fine le inspirasse un orrore invincibile. Essere divorata da quegli antropofaghi! Oh! era ben atroce!....
I selvaggi, sbarcati sulla spiaggia, l’avevano subito condotta attraverso i boschi; giungendo al villaggio quasi contemporaneamente a quelli che avevano vinto Piotre.
Un uomo si era avanzato verso il drappello, aveva fatto deporre il palanchino e aveva tolta via la vela, guardando Mariquita.
— Va bene, — disse poi in pessimo spagnuolo.
La giovane, udendo quelle parole aveva aperti gli occhi.
— Tu, — disse riconoscendo in quell’uomo il cacciatore di guanachi. — Anche tu ci hai traditi! —
Il selvaggio alzò le spalle, sorridendo.
— Sono tutti morti gli altri? — chiese Mariquita, singhiozzando.
— Non lo so, — rispose il cacciatore.
Fece un segno. I portatori rialzarono il palanchino e si rimisero in cammino, fermandosi poco dopo dinanzi ad una grande capanna che si ergeva nel centro del villaggio.
Non era una di quelle luride abitazioni usate dai fuegini, veri covili formati di poche fronde e di scorze di albero, che sono insufficienti a riparare dal freddo e anche dalla pioggia.
Era una bella capanna, fatta con tronchi d’albero, col tetto coperto da fasci di vimini ben stretti e con delle apertureche bene o male servivano da finestre. Il cacciatore di guanachi tagliò con una conchiglia affilata le corde che legavano Mariquita, quindi la invitò ad alzarsi, dicendole:
— Entrate: è la dimora del capo. —
La porta era aperta. La giovane, assai sorpresa di trovarsi ancora viva e per di più libera, varcò la soglia e si trovò in una stanza ampia, arredata con un lusso affatto sconosciuto ai fuegini.
Le pareti erano tutte coperte di pelli di guanaco che nascondevano le fessure, e il pavimento di pelli di leone marino. Vi erano poi degli sgabelli di legno, una tavola che pareva costruita con avanzi di qualche nave, quindi dei trofei d’armi disposti con un gusto che rivelava la mano d’un uomo incivilito. Mariquita non si era ancora rimessa dal suo stupore, quando vide entrare un uomo che subito non riconobbe, quantunque si fosse accorta d’aver dinanzi, non già un selvaggio immondo, bensì un uomo di razza bianca.
Era un giovine di trent’anni, di forme snelle ed eleganti, con una lunga barba bionda, i capelli pure lunghi, d’egual colore, che gli cadevano sulle spalle, e gli occhi azzurri e la pelle bianchissima. Indossava una casacca di pelle di guanaco ed un paio di calzoni di panno oscuro che dovevano aver appartenuto a qualche marinaio, e nascondeva le gambe ed i piedi entro certi stivali di pelle di leone marino col pelo al di fuori e che non dovevano essere opera di nessun calzolaio, nè americano nè europeo.
Sul capo portava un diadema di conchiglie e di penne d’alcione e al collo numerose file di collane. Sulle gote aveva dei tatuaggi, azzurri e rossi. Quell’uomo rimase un momento immobile, poi aprì le braccia e si precipitò verso la giovane, gridando:
— Non mi riconosci più, Mariquita? —
L’araucana aveva anch’essa mandato un grido.
— Alonzo! —
Il cugino di Piotre, poichè era lui, aveva avuto appena il tempo di sorreggerla. L’emozione era stata così forte e così improvvisa che Mariquita si era sentita mancare d’un colpo solo le forze.
— Abbracciami, mia diletta, — disse Alonzo, che pareva impazzisse per la gioia. — Dio me l’ha resa!
— Alonzo! — singhiozzò la giovane, mentre i suoi occhi si riempivano di lagrime. — In quale stato ti ritrovo!
— Un miserabile capo di selvaggi, — rispose l’argentino. — Il cuore mi diceva che un giorno t’avrei riveduta. Parla, narrami, divento pazzo! Chi ti ha detto che io era naufragato qui? Come sei giunta qui? Dio ti ha inspirata? —
L’aveva fatta sedere su un sgabello di legno e le si era messo accanto, tenendole le mani strette e guardandola con un misto di gioia e di terrore. Pareva che il disgraziato naufrago indovinasse o sentisse per istinto che quella donna ormai apparteneva ad un altro.
Mariquita, fra i singhiozzi, balbettando, gli narrava quanto era accaduto. L’incontro fortuito della balena, i tentativi fatti per trovare una nave, le disastrose peripezie del viaggio, senza però accennare al giuramento che doveva fargli perdere la fidanzata.
Alonzo l’aveva ascoltata col viso oscuro.
— Piotre.... io dovere la mia salvezza a lui! — disse coi denti stretti, quando Mariquita ebbe terminato. — Ed egli che mi odiava tanto ha accettato di venire? —
Mariquita era rimasta muta. Non osava confidargli a quale prezzo aveva deciso il baleniere a condurla sulla Terra del Fuoco, come non osava dire a sè stessa che ormai Piotre, quel fiero e leale uomo, che già tante volte l’aveva strappata alla morte e che le aveva dato tante prove del suo immenso affetto, occupava già nel suo cuore tanto posto.
— Avevo scoperto che era qui, — disse ad un tratto Alonzo. — Lo stregone della tribù mi aveva informato esattamente che la nave era la Quiqua, che la montavi tu insieme a don Lopez, a Piotre ed a Pardoe. —
Mariquita si era alzata guardandolo con orrore.
— E tu sapevi che eravamo noi e hai permesso ai tuoi selvaggi di assalirci e di massacrare tutto l’equipaggio. Oh! Alonzo! Quale infamia hai permesso che compissero i tuoi sudditi.
— T’inganni, fanciulla mia. Io avrei voluto salvarli e ho perorato caldamente in favore dei marinai, affermando ai sotto-capi della tribù che erano miei amici e non ho potuto ottenere che la vita di sole quattro persone: la tua, quella del signor Lopez, del vecchio Pardoe e quella... di Piotre, per ora, — aggiunse poi, guardando Mariquita con sospetto. — Però mio cugino non è ancora sicuro di poter essere risparmiato.
Se avessi voluto che si salvassero tutti, i miei sudditi si sarebbero certamente rivoltati e avrebbero finito per divorare anche me.
Che cosa potevo fare io? La mia autorità non è così grande come tu credi ed un incidente qualunque, forse una parola dello stregone che è qui potentissimo, ed il mio regno sarebbe finito.
— E tu vorresti far divorare Piotre! — esclamò l’araucana, guardandolo con spavento.
— Egli mi odia.....
— Eppure è venuto qui per salvarti, mettendo a repentaglio la sua vita, quella del suo equipaggio e anche la sua nave. Quale altro uomo si sarebbe spinto, in questa stagione così tempestosa, fino su queste coste?
— E chi l’ha indotto a fare ciò?
— Io, — rispose Mariquita.
— Ed egli, che già aveva tentato per due volte di tagliare in due la mia nave, per sbarazzarsi d’un rivale importuno, ha accettato?
— Piotre non si è fatto pregare. —
Un sorriso apparve sulle labbra dell’argentino, un sorriso che pareva nascondesse una terribile minaccia.
— Tu non gli hai fatto alcuna promessa? — chiese con voce cupa.
Mariquita impallidì.
Ella intendeva bene che se non mentiva, Piotre, quell’uomo fiero e forte che per lei aveva compiuto tante prodezze, era irremissibilmente perduto.
Negli occhi di Alonzo aveva scorta una fiamma sinistra che tradiva un odio implacabile.
— Che cosa vuoi dire, Alonzo? — domandò.
— Che mio cugino non può aver accettato di venirmi a trovare, senza che tu gli abbia fatto qualche promessa.
— Piotre si era rassegnato.
— Lui! Mi sembra strano che abbia rinunciato alle sue speranze: conosco troppo bene la sua tenacia.
— Infine, che cosa vorresti fare di lui? — chiese la giovane, con ira male repressa.
— Una mia sola parola e quell’uomo finirebbe la sua esistenza su uno spiedo. I miei sudditi amano la carne umana, sopratutto la bianca e sarebbero ben lieti di aggiungere un’altro uomo a quelli che hanno già uccisi e che a quest’ora stanno cucinando.
— Io non riconosco più l’Alonzo di un tempo, — disse Mariquita. — Allora non sarebbe neppur stato capace di sognare una simile infamia. Si direbbe che al contatto continuo con questi miserabili selvaggi gli si è indurito il cuore. Quell’uomo ha sfidato i ghiacci e le tempeste per te; quell’uomo ha affrontato i selvaggi, ha perduto i suoi marinaie la sua nave, quella nave che amava come fosse stata sua figlia; ha compiuto prodigi che nessuno sarebbe stato capace di fare, e tu vorresti per ricompensa di tutto ciò, farlo divorare dai tuoi sudditi?.... Alonzo, tu mi fai paura!
— Tu vorresti ch’io lo salvassi?
— È tuo dovere.
— E credi che sia cosa facile?
— Noi abbiamo sfidato mille pericoli per venire a cercarti; sfidane anche tu qualcuno. Vorresti forse trattenerci qui? —
Alonzo si era messo a camminare per la capanna, in preda ad una profonda preoccupazione.
— Avevate dei liquori sulla Quiqua? — chiese ad un tratto.
— Piotre ne aveva fatti imbarcare molti per offrirli ai selvaggi in cambio della tua libertà.
— Era certo ch’io fossi stato fatto prigioniero dei fuegini?
— Ne aveva il sospetto.
— Allora abbiamo qualche speranza di poter abbandonare questo orribile paese.
— Fuggiremo tutti?
— Tutti, giacchè lo vuoi.
— Anche Piotre?
— Anche lui.
— La nave è stata incendiata.
— Lo so.
— Affronteremo il mare su uno di quei deboli canotti che adoperavano i tuoi sudditi?
— Sulla spiaggia, all’estremità della baia, vi sono ancora gli avanzi della mia Rosita. Costruiremo una zattera e ci affideremo alle onde. Quando saremo giunti a Punta Arenas, allora vorrò ben sapere per quale motivo Piotre si è deciso a venire in mio soccorso. —
Mariquita provò un fremito.
Alonzo si diresse verso la porta e battè su una specie di tamburo costruito con un pezzo di tronco d’albero vuoto e ricoperto d’una pelle di guanaco ben tesa. A quel rullo un uomo entrò: era l’jacmusa.
— Il mio capo mi ha chiamato? — chiese lo stregone, affettando un rispetto esagerato.
— È stata distrutta la nave? — chiese Alonzo.
— Sì, capo.
— Avete portato qui tutto ciò che conteneva?
— I portatori sono giunti in questo momento.
— Vi sono dei barili?
— Una ventina.
— Essi contengono di quell’acqua di fuoco che tanto piace a voi e la berrete dopo il banchetto di carne bianca, che non farete prima di questa sera. Intendo che vi prendano parte i soli guerrieri noti pel loro valore.
— E gli altri?
— Andranno a guadagnarsene un altro fra qualche giorno. Io ho saputo da questa donna che fra poco un’altra nave deve approdare al nord della baia e quelli che non prenderanno parte al banchetto andranno ad aspettarla ed assalirla.
— Un’altra nave! — esclamò il selvaggio.
— Carica d’acqua di fuoco e con molti uomini bianchi.
— Ne risparmierai anche di quelli?
— No, ve li abbandono tutti, non essendo miei amici.
— Tu sei un bravo capo, — disse l’antropofago. — I nostri guerrieri assaliranno anche quella nave e la prenderanno.
— Chi prenderà parte al banchetto?
— Cento soli, i più valenti che si sono distinti nel combattimento. Gli altri partiranno oggi stesso pel nord della baia, potendo darsi che la nave giunga questa sera.
— Vado ad eseguire i tuoi ordini.
— Un momento: dove sono i prigionieri?
— Nella mia capanna.
— Il vecchio è ferito gravemente?
— No, anzi l’ho visitato or ora. Ha la testa un po’ pesta in seguito ad un colpo di scure, nient’altro.
— Tu mi avevi solennemente promesso di non finire i miei amici, — disse Alonzo con voce severa.
— È vero, ma capirai, capo, che nel calor della mischia non si può essere sempre calmi. Il vecchio resisteva come se avesse nel corpo lo spirito del male e, per atterrarlo, hanno dovuto percuoterlo un po’ bruscamente.
D’altronde la ferita guarirà in pochi giorni.
— Puoi andare a dare gli ordini pel gran banchetto. Manderai poi quattro guerrieri per condurre questa donna presso i prigionieri. —
Quando l’jacmusa fu uscito, Alonzo si rivolse verso l’araucana la quale non aveva compreso nulla, non conoscendo una sola parola di fuegino.
— Se tutto va bene e quello stregone non ha qualche sospetto, questa sera noi saremo tutti liberi, — le disse. — Questi selvaggi non resistono all’acquavite e bastano pochi bicchieri per ubbriacarli completamente.
Coi barili di Piotre, li farò cadere come morti.
Torna presso il signor Lopez, rassicuralo e avverti gli altri di tenersi pronti. Alle armi e a tutto l’occorrente per costruirci la zattera, penserò io.
— Grazie, Alonzo, — disse Mariquita. — Ed a Piotre che cosa devo dire da parte tua?
— Nulla, per ora.
— Lo consideri sempre come tuo nemico?
— Più oggi che ieri, almeno fino a quando non avrò avuto con lui una spiegazione. —
Quattro guerrieri si erano intanto presentati sulla soglia della porta.
— Puoi seguirli senza timore, — disse Alonzo, additandoli a Mariquita. — Addio, e colla speranza che tu sia ancora la mia fidanzata, — aggiunse dopo, con voce piena di minaccia.
La giovane uscì senza rispondere, col capo chino, per nascondere il suo imbarazzo e le sue apprensioni.
I selvaggi le fecero attraversare il villaggio fra una folla di curiosi accorsi a vederla.
Vi erano anche molte donne frammischiate ai guerrieri, miserabili creature d’una bruttezza ributtante e così luride che non si sapeva più di che colore fosse la loro pelle.
I preparativi pel grande banchetto antropofago erano cominciati sul vasto piazzale che circondava la capanna del capo bianco.
Si vedevano enormi cataste di legna, che dovevano servire a cuocere i cadaveri dei disgraziati marinai della Quiqua.
Passando anzi dinanzi ad una di esse, Mariquita aveva scorto, con indicibile orrore, due cadaveri dalla pelle bianca, infilzati in uno spiedo gigantesco ed aveva riconosciuto in quei miseri i corpi dei due marinai rimasti a guardia del gran canotto.
— Quali orrori! — esclamò la giovane, coprendosi gli occhi. — Ed Alonzo non è stato capace d’impedirlo! Piotre non li avrebbe lasciati commettere, oh no! Avrebbe preferito dar battaglia da solo a tutti questi miserabili. —
I quattro selvaggi si erano fermati dinanzi ad una capanna di bell’aspetto che poteva competere con quella di Alonzo e che era guardata da un drappello d’uomini armati di lancie e di scuri di pietra.
Spinsero la porta formata da grosse tavole malamente connesse, la introdussero, poi uscirono subito rinchiudendola con una solida sbarra di legno.
I tre prigionieri erano là. Piotre stava seduto su un rozzo sgabello, tenendosi il capo fra le mani, cupo e silenzioso. Il signor Lopez invece stava fasciando il capo al vecchio Pardoe, colla destrezza d’un medico.
Vedendo entrare Mariquita, l’esploratore si era alzato con un’agilità che non si sarebbe supposta in un uomo così avanzato negli anni, correndole incontro. Anche Piotre aveva lasciato il suo posto e la sua tristezza era rapidamente scomparsa dal suo viso.
— Mia figlia! — aveva esclamato il signor Lopez, stringendosela fra le braccia. — Credevo di non rivederti più mai.
— Tu dunque non sai che Alonzo è qui? — chiese Mariquita.
— No, lo sapevo; me l'ha detto Piotre. E la dobbiamo a lui la nostra vita?
— Sì, padre.
— Avrei preferito doverla allo stregone, — disse Piotre con voce sorda. — Questa riconoscenza mi pesa troppo.
— E che, forse che voi non avete esposta venti volte la vostra per cercare di salvare lui? — disse il signor Lopez. — Alonzo dovrà sempre a voi della riconoscenza, e se vi ha salvato, non ha fatto che il suo dovere. —
Mariquita lo approvò col capo; Piotre invece strinse i denti e divenne più cupo.
— Vi ha detto cosa intende fare di me? — chiese il baleniere.
— Ha organizzato tutto per la nostra fuga, — rispose la giovane.
— Egli vuol farci fuggire?
— Questa sera noi lascieremo il villaggio.
— Che non sia un tranello per sbarazzarsi di me?
— Siete ingiusto, Piotre, — disse Mariquita, con tono di rimprovero.
— E su che cosa c’imbarcheremo ora che la mia nave è stata incendiata?
— Su d’una zattera che costruiremo cogli avanzi della Rosita.
— Non andremo molto lontano, — disse il baleniere. — E verrà anche lui?
— Vorreste che rimanesse qui, fra questi selvaggi?
— Lo preferirei, ora. —
Il signor Lopez guardava Piotre con inquietitudine. Egli si domandava con angoscia che cosa sarebbe accaduto quando i due cugini si sarebbero trovati l’uno di fronte all’altro, giacchè nel suo animo aveva cominciato ad infiltrarsi il sospetto che un grave impegno fosse stato assunto da Mariquita per decidere il baleniere ad intraprendere la spedizione.
— Aspettiamo questa sera, — disse Piotre, dopo un lungo silenzio. — Vedremo se anche Alonzo ci tradirà come ci hanno traditi lo stregone ed il cacciatore di guanachi. —
Ritornò a sedere sullo sgabello che era situato nell’angolo più oscuro della capanna, mentre il signor Lopez si riaccostava a Pardoe per compiere la fasciatura della ferita. Mariquita si era seduta presso il baleniere.
— Piotre, — gli disse sottovoce, — se vi preme la vita, non fate una parola del giuramento. Quando saremo in mare, farete quello che vorrete.
— Sarai mia moglie?
— Sarò fedele alla promessa.
— Anche ora che hai riveduto Alonzo? — chiese Piotre, con voce un po’ ironica.
— Vostra per la vita e per la morte. Le donne della mia razza, non tradiscono.
— Grazie, Mariquita, — mormorò il baleniere con un sospiro di sollievo. — Avevo dubitato di te.
— Io però tremo pensando a quello che potrà nascere fra voi ed Alonzo, quando egli saprà che io non sono più la sua fidanzata.
— Si rassegnerà come mi ero rassegnato io.
— E se....
— Piotre non ha paura e difenderà la propria vita e quella della sua donna, — disse il baleniere.