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Capitolo XVII - In cerca di Piotre
Capitolo XVI Capitolo XVIII

CAPITOLO XVII.

In cerca di Piotre.

Mentre Piotre, vedendosi nell’impossibilità di soccorrere i suoi uomini, dai quali era stato separato da una nuova banda di selvaggi, fuggiva attraverso la foresta per salvare Mariquita, papà Pardoe coi tre marinai ed il cacciatore di guanachi, avevano coraggiosamente tenuto fronte agli assalitori, ricevendoli a colpi di pistola. Udendo questi spari e vedendo cadere al suolo parecchi uomini, i fuegini, presi da un subitaneo terrore, si erano dispersi, riparandosi dietro ai colossali tronchi dei faggi antartici. Le armi da fuoco, ancora poco conosciute in quell’epoca da quei feroci selvaggi, i quali ne avevano udito parlare vagamente come di cose terribili, avevano prodotto il loro effetto.

Quel momento di sosta era stato sufficiente ai marinai per ricaricare prontamente le pistole e per prendere anche una pronta decisione.

Avendo udito il grido di Piotre e avendolo veduto fuggire con rapidità fulminea portando in braccio Mariquita, si slanciarono come un solo uomo in mezzo alla foresta, preceduti dal cacciatore di guanachi, che ormai si era schierato dalla loro parte.

— Conducimi verso il mare, — gli aveva gridato papà Pardoe, il quale non sarebbe stato capace di guidarsi in mezzo a quella folta nebbia che tutto avvolgeva.

I fuegini, vedendoli fuggire, avevano ripreso animo, si erano slanciati sulle loro traccie, ululando e perseguitandoli a colpi di freccia e di giavellotto. Costretti ad avanzare a balzi per evitare le radici, i cespugli ed i tronchi morti, i loro colpi non potevano avere più nessuna sicurezza ed i dardi andavano quasi sempre perduti, colpendo invece le piante.

I marinai invece, per rallentare l’inseguimento, di quando in quando si voltavano, scaricando qualche colpo di pistola e siccome sparavano nel fitto delle masse, qualche selvaggio ferito più o meno gravemente cadeva e non sempre per rialzarsi.

Il cacciatore di guanachi, che conosceva quei luoghi e che come tutti i selvaggi sapeva guidarsi per istinto, si era slanciato giù per una costa, gridando senza posa:

— Affrettate... tuonate sempre! Il mare non è lontano! —

Era così agile che doveva fermarsi di frequente per aspettare i marinai, i quali non volevano lasciare indietro papà Pardoe, troppo vecchio per poter gareggiare colle loro gambe. Fortunatamente i colpi di pistola trattenevano sempre i fuegini, sia pure per pochi istanti, ma sufficienti per permettere ai fuggiaschi di riguadagnare la distanza perduta.

Qualche freccia o qualche giavellotto li colpiva, senza far troppo male, avendo le une e gli altri punte di osso o di pietra tutt’altro che bene lavorate e poi essendo i marinai difesi da grosse casacche di panno e vestiti internamente di pelli di leone marino.

Quella corsa furiosa durò una buona mezz’ora, poi i cinque uomini si fermarono un momento a riprendere fiato.

Erano giunti sul margine del bosco ed i fuegini, vedendo che non potevano più ripararsi dalle palle nascondendosi dietro i tronchi degli alberi, avevano rallentato l’inseguimento, poco desiderosi di esporsi allo scoperto.

— È vicino il mare? — aveva chiesto papà Pardoe, con voce affannosa, al cacciatore di guanachi.

— Fra poco vi giungeremo.

— Noi avevamo lasciato un canotto sulla riva.

— Lo troveremo.

— Gli uomini di guardia devono essere stati assaliti. Abbiamo udito i loro spari ed i selvaggi se lo saranno preso.

— So dove vi sono altri canotti, — rispose il cacciatore. — Se il vostro è scomparso andremo a prenderne un altro.

Ripartiamo, vedo che gli Ona si separano e certo stanno studiando il mezzo di prenderci in mezzo e di opprimerci col loro numero.

— Sono cariche le pistole? — chiese papà Pardoe ai marinai.

— Sì, — risposero.

— Al trotto! —

Vedendoli riprendere la corsa, i fuegini, divisi in tre bande, si erano slanciati innanzi, decisi a tentare un ultimo sforzo.

I marinai fecero una prima scarica che raffreddò nuovamente lo slancio degli assalitori, mandandone a terra due o tre, compreso un capo, riconoscibile per la sua corona di piume di marangone, quindi scesero di corsa la china che doveva condurli alla spiaggia.

Il mare non doveva essere lontano, udendosi attraverso la nebbia il fragore delle onde. Papà Pardoe, credendo di riconoscere quella costa, alzò la voce, gridando a piena gola:

— Pedro! Sarcito! —

Erano i due uomini lasciati a guardia della scialuppa.

Nessuno rispose a quella doppia chiamata.

Una profonda angoscia si dipinse sul viso del vecchio pescatore.

— Che siano stati uccisi? — si chiese.

Anche i suoi tre marinai avevano chiamati i loro camerati; e solo le urla dei selvaggi avevano risposto.

— Bisogna cercarli, — disse papà Pardoe.

— E il capitano? — chiese un marinaio.

— Non ho alcun timore per lui, — rispose il baleniere. — È tale uomo da far fronte a cento selvaggi e lo ritroveremo su qualche punto della costa. Egli deve essere già in salvo, te lo dico io, e anche la signora Mariquita. Quando saremo sulla scialuppa lo cercheremo. —

Erano giunti, sempre correndo, sulla spiaggia, in prossimità della piccola cala dove avevano veduto i fuegini che pescavano aiutati dai cani.

Papà Pardoe si guardò alle spalle. Gl’inseguitori non erano ancora comparsi, quantunque si udissero sempre le loro grida provenire da varie direzioni.

— Cercano di spingersi verso il mare accerchiandoci, — disse. — Presto, alla scialuppa o li avremo tutti addosso. —

Si misero a seguire la costa, risalendola verso il settentrione, chiamando sempre i loro camerati e sparando qualche colpo di pistola.

Avevano già percorsi, tutto d’un fiato, trecento metri, quando il cacciatore di guanachi gridò:

— Un canotto!.... —

— Il nostro? — chiese Pardoe.

— Non mi sembra uno di quelli che si costruiscono qui.

— E non vedi nessun uomo? —

Il cacciatore stava forse per rispondere, quando cadde violentemente fra i muschi ed i fuchi che coprivano la spiaggia.

— Un uomo morto! — gridò, rialzandosi precipitosamente.

Papà Pardoe, in preda ad un’angoscia inesprimibile, si era slanciato innanzi. Vi era un uomo, un selvaggio quasi nudo, disteso fra i fuchi, colla testa fracassata. Il vecchio lo guardò attentamente ed impallidì.

— Ucciso con un colpo di pistola, — disse. — Allora, anche i nostri uomini sono morti. —

La scialuppa, era rimasta semi-arenata ed era proprio quella della Rosita, ed i due marinai che erano stati lasciati da Piotre per guardarla non si vedevano a bordo.

— Che i selvaggi li abbiano portati via? — chiese papà Pardoe al cacciatore di guanachi.

— Lo sospetto, — rispose questi.

— E dove?

— Non lo so.

— Sono antropofaghi gli Ona?

— So che mangiano i loro prigionieri, — rispose il cacciatore, dopo una breve esitazione.

— Papà Pardoe, — disse uno dei marinai. — Rifugiamoci nella scialuppa e andremo in cerca del capitano. I fuegini stanno per piombarci addosso. —

Era vero. I selvaggi che avevano raggiunta la spiaggia, s’avanzavano formando un vasto semi-cerchio e ricominciavano a lanciare freccie e giavellotti. Un ritardo di pochi momenti poteva compromettere la salvezza di tutti.

— A bordo! — gridò il vecchio pescatore. — Ma prima facciamo alcune scariche per vendicare i nostri compagni, che forse non rivedremo più mai.

Maledetti! Sempre traditori questi uomini!.... Potessi almeno vederlo quel capo che ci ha condotti qui. —

Spinsero in acqua la scialuppa, che era ancora intatta, quantunque i due marinai di guardia fossero stati o uccisi o portati via per riserbarli a qualche mostruoso banchetto, e vi balzarono dentro.

Gli Ona si precipitavano in quel momento sulla spiaggia con molto slancio, credendo di prenderli, avendo la nebbia impedito loro di scorgere la scialuppa.

Otto colpi di pistola rimbombarono l’un dietro l’altro, seguìti da clamori feroci e da urla di dolore. Parecchi uomini erano caduti in mezzo ai fuchi; gli altri, vedendo sfuggirsi le prede, avevano continuata la corsa entrando nell’acqua.

I marinai a colpi di remo respinsero i più vicini, mentre il cacciatore di guanachi tirava furiosi colpi di lancia in tutte le direzioni, poi s’allontanarono precipitosamente, mettendosi fuori di portata dalla grandine di dardi e di fionde.

— Dove andiamo? — chiesero i marinai, quando ebbero perduto di vista la spiaggia, sulla quale udivansi ancora echeggiare le urla degli Ona.

— A cercare il capitano e Mariquita, — rispose papà Pardoe. — Essi non devono essere lontani e certo ci aspettano, riparati dietro a qualche scogliera.

— Che sia già arrivato alla spiaggia? — chiese il più vecchio dei pescatori.

— Ho veduto che correva come un guanaco, quantunque avesse fra le braccia Mariquita.

— Da qual parte si è diretto?

— Verso il sud, mi parve. Scendendo verso l’estremità meridionale della baia noi lo troveremo di certo. Che uno di noi, di quando in quando, spari un colpo di pistola per avvertirlo della nostra presenza.

— Volete un consiglio? — disse il cacciatore di guanachi, che aveva compreso quanto avevano detto, quantunque conoscesse pochissimo lo spagnuolo.

— Parla, — rispose papà Pardoe.

— Lasciate a me l’incarico di cercarlo. Voi non sapete dirigervi fra la nebbia, mentre io conosco tutta la costa.

— E come vorresti fare?

— Sbarcatemi e vedrete che saprò scovarlo. —

Papà Pardoe lo guardò con diffidenza e scrollò il capo. No, non aveva più nessuna fiducia nemmeno in quel cacciatore, il quale poteva essere non meno traditore degli altri, benchè avesse dato qualche prova di devozione, guidandoli fino alla spiaggia e prendendo parte alla difesa.

— Lo cercheremo insieme, — disse poi. — Vi possono essere ancora degli Ona dispersi sulla costa e potrebbero prenderti e ucciderti.

— Non mi sbarcherete qui, — disse il cacciatore. — Il vostro capitano non sarà così vicino.

— Vedremo, — rispose evasivamente il vecchio pescatore. — Se si alzasse questa dannata nebbia, si potrebbero fare dei segnali alla Quiqua e far accorrere un’altra scialuppa con dei rinforzi. Il vento soffia forte. Speriamo che disperda presto questi vapori. —

La scialuppa s’avanzava penosamente verso il sud della baia, vivamente sballottata dalle onde che entravano liberamente in quel vastissimo bacino male riparato, e che rimbalzavano contro le scogliere.

Si teneva più che le era possibile presso la spiaggia e di quando in quando ora l’uno ora l’altro marinaio sparavano un colpo di pistola, colla speranza di ricevere qualche risposta da Piotre.

Gli Ona pareva che avessero abbandonata la costa e che avessero riguadagnati i loro umidi ed impenetrabili boschi. Disperando ormai di poter raggiungere i fuggiaschi e non osando, colle loro deboli piroghe, di avventurarsi sulle acque della baia e paghi forse di essersi impadroniti di due marinai, sorpresi prima dell’assalto generale, avevano certamente rinunciato ai loro progetti.

Fors’anche erano stati indotti a ritirarsi, per paura che la nave si accostasse e sbarcasse dei rinforzi.

Il vecchio Pardoe, non udendo più le loro grida e completamente rassicurato da quella parte, si teneva sempre più verso la spiaggia, tendendo gli orecchi e facendo raddoppiare i segnali sia colle pistole, sia colla voce.

Non otteneva ancora risposta alcuna, e questo raddoppiava le sue inquietudini, quantunque fosse convinto che Piotre avesse potuto mettersi in salvo.

Avevano essi percorso circa due miglia, quando udirono improvvisamente due spari.

— Il capitano! — avevano esclamato i marinai, alzando i remi.

— No, è impossibile, — rispose Pardoe. — Questi due colpi d’arma da fuoco sono stati sparati verso l’oceano, e non già sulla spiaggia.

— Che si sia imbarcato su qualche canotto? — chiese un marinaio.

— Vi siete ingannato, non erano colpi di pistola, bensì di fucile. Il signor Lopez deve aver udito i nostri segnali e avrà mandato il gran canotto in nostro aiuto.

— Zitti! —

Altri due colpi rimbombarono in mezzo al nebbione, più vicini di prima.

Il vecchio Pardoe non si era ingannato.

Erano fucilate e sparate al largo della baia e non già verso la costa.

— Rispondiamo, — disse. — Vi sarà anche il signor Lopez nella scialuppa. —

Fecero una scarica, poi diedero la voce e ne ebbero subito la risposta.

— Sono i nostri, — disse Pardoe. — Arrancate a dritta. —

Un’ombra comparve ben presto attraverso la nebbia, cercando d’incrociare il canotto montato dai marinai della prima spedizione.

Era la scialuppa-baleniera della Quiqua, montata da sei marinai e dal signor Lopez, armati di moschetti e di sciabole di abbordaggio. José era nel numero.

— Dunque? — chiese il vecchio esploratore, mentre le due scialuppe si abbordavano. Poi non vedendo nè Piotre, nè Mariquita, mandò un grido di doloroso stupore.

— Mia figlia! — esclamò. — Dov’è la mia Mariquita?... Pardoe, parla!

— Non vi spaventate, signor Lopez, — rispose il pescatore. — È sulla spiaggia che ci aspetta. Siamo stati traditi, è vero, e anche assaliti, ma troveremo subito l’uno e l’altra.

Abbiamo dovuto dividerci per sfuggire l’agguato tesoci da quelle canaglie; sappiamo dove trovarli. —

Il pescatore mentiva, come ben si comprende, non volendo spaventare il signor Lopez.

— Allora conducimi subito da lui, — disse questi.

— Trasbordate sulla nostra scialuppa e dateci alcuni fucili. Gli altri invece, con uno dei nostri, risalgano verso il nord, seguendo la costa e ci guardino le spalle.

Abbiamo perduto due uomini e non sappiamo che cosa sia avvenuto di loro.

— Sono stati uccisi?

— Non credo, eppure.... non sono molto tranquillo.... Sapete che questi selvaggi sono cattivi?

— Potremo ritrovarli?

— Vedremo, signore, non disperiamo. Presto, salite e passateci alcuni fucili. —

Il signor Lopez salì sul gran canotto, mentre un marinaio passava sulla scialuppa-baleniera.

— Non risparmiate gli Ona, — disse Pardoe. — Dove li vedete, fucilateli come cani.

— Lo pagheranno il tradimento, — risposero i marinai. — Vi attenderemo nel seno dei pescatori, Pardoe. —

Le due scialuppe si separarono, l’una seguendo la spiaggia meridionale e l’altra rimontando la settentrionale.

La nebbia accennava a diradarsi un po’, tuttavia l’oscurità si manteneva profonda, tramontando assai presto il sole nei mesi di Giugno, Luglio ed Agosto, in quelle regioni così vicine all’oceano Antartico.

Il vento invece aumentava sempre, diventando più freddo e spingendo nella baia le larghe ondate dell’Atlantico, le quali su quelle coste raggiungono talvolta delle altezze mostruose.

Il signor Lopez, non ostante le assicurazioni di Pardoe, non si era tranquillizzato....

Aveva voluto subito conoscere i particolari del tradimento e, se si era mostrato lieto nell’apprendere le notizie fornitegli dal cacciatore di guanachi che lo assicuravano sulla vita di Alonzo Gutierres, che credeva sempre fidanzato di Mariquita, era rimasto assai turbato della fuga di Piotre, temendo che fosse stato raggiunto dai selvaggi su qualche punto della costa.

— Sai almeno dirmi dove ci aspetta? — chiese al pescatore, che cominciava a mostrarsi imbarazzato.

— Sì, però comprenderete che con questa nebbia potrebbe essersi smarrito od aver ritardato a giungere all’appuntamento.

Tuttavia rassicuratevi, signor Lopez, — aveva risposto il vecchio baleniere, — il grosso degli Ona non si era nemmeno accorto della rapida ritirata di Piotre e si era gettato su di noi. E poi fuggiva così rapido che un cavallo non avrebbe potuto tenergli dietro.

— Ti credo, Pardoe, eppure mi sento molto inquieto.

— Piotre è forte e non ha paura dei selvaggi e poi aveva quattro pistole e non l’ho mai veduto mancare ai suoi colpi.

— Sì, lo so, è forte, audace e destro!

— Avevate udito i nostri spari?

— Sì, Pardoe, e ho subito fatto armare la scialuppa-baleniera per venire in vostro soccorso. Disgraziatamente la nebbia ci ha impedito di giungere a tempo, facendoci fare dei giri viziosi. —

In quel momento il cacciatore di guanachi mandò un grido gutturale e s’alzò rapidamente.

— Che cos’hai, Taku? — chiese Pardoe.

— Vedo del fumo.

— Dove?

— Dietro quelle rupi.

— Qualche accampamento di Ona? —

Il fuegino scosse il capo.

— Gli Ona hanno paura dei cimiteri, — disse poi. — Non osano avvicinarsi.

— Di quali cimiteri intendi parlare?

— Ve n’è uno di marangoni su questa spiaggia, che io ho visitato parecchie volte, ed il fuoco arde là dentro.

— Chi credi che lo abbia acceso? — chiese Pardoe.

— Non gli Ona.

— Il capitano?

— O lui o qualche altro uomo appartenente ad un’altra tribù.

— Possibile!.... —

Il pescatore si era alzato, guardando attentamente verso la costa. Essendosi la nebbia diradata, vide distintamente una colonna di fumo, mista a scintille, innalzarsi dietro ad una parete rocciosa che pareva spaccata in tutta la sua altezza.

— Sì, — disse, — bruciano della legna laggiù! Che sia il capitano che riscalda Mariquita? Signor Lopez, sbarchiamo. —

Aveva appena fatto cenno ai marinai di dirigersi verso terra, quando vide delle ombre umane scendere i pendii delle rupi con infinita precauzione. Anche il cacciatore di guanachi le aveva scorte, perchè afferrò subito la sua lancia e la scure di pietra, dicendo:

— Si preparano ad assalire l’uomo che ha acceso il fuoco nel cimitero dei marangoni.

— E quell’uomo può essere Piotre! — esclamò Pardoe.

— Presto, a terra, — comandò il signor Lopez, armando la carabina. — Prendiamo alle spalle quei luridi mangiatori di carne umana. —

La scialuppa non era lontana che un centinaio di passi dalla spiaggia e non era stata ancora scorta dai selvaggi, essendo quel tratto di mare ingombro di scogliere.

I marinai, con pochi colpi di remo attraversarono quel breve spazio, arenando profondamente la baleniera fra i fuchi che formavano un vero letto lungo tutta la costa.

— Sbarcate tutti ed in silenzio, — comandò il signor Lopez. — Assaliamoli di sorpresa. —

Erano tutti bene armati di buoni moschetti e di pistole, inoltre l’esploratore aveva una carabina a due colpi, fedele compagna dei suoi lunghi viaggi attraverso la pampa della Patagonia e dell’Araucania.

Salirono rapidamente la sponda, tenendosi nascosti dietro una fila di rocce e giunsero a duecento passi dalla parete granitica, dalla cui spaccatura uscivano nuvole di fumo che il vento subito disperdeva.

Due dozzine di selvaggi, armati di archi, di lancie e di mazze, s’avanzavano cautamente e nel più profondo silenzio verso l’apertura che doveva condurre nel cimitero dei marangoni.

Probabilmente erano gli stessi che avevano dato la caccia a Piotre, e ne avevano dapprima smarrito le traccie e poi le avevano ritrovate; oppure erano stati attirati in quel luogo dalla colonna di fumo.

I bricconi, che non avevano rinunciato alla speranza di assaggiare le giovani carni della bella araucana, pareva che questa volta si credessero sicuri di tenere in mano la loro preda, perchè, giunti dinanzi alla spaccatura, si erano fermati, sdraiandosi al suolo, in attesa che le vittime destinate a fornire l’arrosto, abbandonassero il loro rifugio.

— Credi che vi sia là dentro il capitano? — chiese Pardoe al cacciatore di guanachi, che strisciava al suo fianco.

— Ne sono sicuro, — rispose questi. — Se fossero invece fuegini, si sarebbero già accorti della presenza dei loro nemici. Noi li sentiamo a delle distanze incredibili ed a quest’ora quelli che si trovano nel cimitero avrebbero impegnata la lotta, o tentata per lo meno la fuga.

— Che cosa dice quest’uomo? — chiese il signor Lopez, che non comprendeva troppo bene il barbaro spagnuolo parlato dal cacciatore, condito con parole fuegine.

— Che Piotre e la signora Mariquita sono là dentro.

— Miriamo bene quei mangiatori di carne umana e poi, alla carica! Badate che le palle non vadano a finire dentro la spaccatura. —

I marinai si stesero al suolo, in catena e mirarono con tutta comodità gli antropofaghi che formavano due gruppi distinti, l’uno a destra e l’altro a sinistra dello squarcio.

— Fuoco! — gridò ad un tratto il signor Lopez.

I moschetti formarono una scarica sola. I selvaggi, sorpresi a loro volta, si erano alzati, balzando come lepri e gettando urla di terrore, e non tutti si erano levati. Tre o quattro si dibattevano al suolo, agitando pazzamente le braccia e le gambe. Nel medesimo istante un uomo di statura gigantesca, che teneva in mano un grosso ramo acceso, s’era slanciato fuori della spaccatura piombando con slancio irresistibile sui selvaggi, percuotendo poderosamente i dorsi di coloro che non erano stati troppo lesti a fuggire.

Il signor Lopez e Pardoe avevano mandato due grida.

— Piotre! Il capitano! —

L’uomo che accarezzava così bene le spalle di quei luridi selvaggi era il baleniere. Udendo quegli spari ed intuendo che qualche pericolo minacciava Mariquita, si era precipitosamente alzato, raccogliendo un nodoso ramo che stava bruciando, onde prestare man forte ai suoi salvatori.

Il signor Lopez si era slanciato verso di lui, mentre i marinai continuavano a sparare sugli Ona, che fuggivano a rotta di collo.

— Dov’è Mariquita? — gridò.

— Eccomi, padre mio! — rispose la giovane araucana, correndo incontro all’esploratore.

— Salva!

— Sì, grazie al coraggio e alla forza di Piotre. La mia vita io la debbo a lui.

— Non dite questo, Mariquita, — disse il baleniere, mentre un lampo d’orgoglio gli balenava negli occhi.

— Sì, a voi, — ripetè con forza la giovane. — Senza di voi a quest’ora sarei morta e fors’anche divorata.

— Siete un valoroso, — disse il signor Lopez, stringendo la mano al baleniere.

— Ho fatto ciò che avrebbero fatto anche altri, — rispose Piotre.

— No, — disse Mariquita. — Nessun altro uomo avrebbe potuto compiere simili miracoli, e sarebbe morto prima di giungere qui.

— Venite, presto, alla scialuppa, — disse l’esploratore. — Gli Ona possono tornare in maggior numero e poi dobbiamo cercare i due marinai che erano a guardia di questo battello.

— I miei uomini scomparsi!.... — esclamò Piotre, con doloroso stupore.

— Purtroppo, signore, — disse Pardoe, con voce triste.

Un lampo d’ira animò gli sguardi del baleniere.

— Perduti! — gridò.

— Non lo sappiamo ancora.

— Guai ai selvaggi, se me li hanno uccisi. Guai a loro!

I marinai erano ritornati, dopo d’aver disperse le due bande, le quali non avevano nemmeno tentato di opporre la minima resistenza. Recavano la notizia d’aver scorto sulle cime delle colline, rimaste sgombre dalla nebbia, numerosi fuochi che forse erano dei segnali fatti ad altre tribù.

Era quindi prudente imbarcarsi e raggiungere al più presto la scialuppa-baleniera onde essere in buon numero nel caso di un attacco in acqua. Si ripiegarono in buon ordine e salirono sul gran canotto, prendendo sollecitamente il largo. Pardoe aveva in poche parole narrato a Piotre quanto era avvenuto dopo la loro separazione, senza nascondergli i suoi sospetti sulla sorte toccata ai due disgraziati marinai rimasti a guardia dell’imbarcazione.

— Noi non lasceremo questa baia senza aver prima la certezza che i miei due uomini sono stati uccisi e senza aver inflitto, a questi ributtanti cannibali, la lezione che si meritano, — aveva risposto il baleniere, con tono risoluto.

— Ora che sappiamo che il comandante della Rosita è vivo e che non corre, almeno per ora, alcun pericolo, essendo stato adottato dalla tribù, possiamo indugiare qualche giorno, prima di spiegare le vele. Me lo permetterete, Mariquita?

— Sarebbe una crudeltà andarcene senza aver chiarita la sorte toccata ai vostri marinai, — rispose la giovane. — Avete il diritto e anche il dovere di cercarli.

— Non avete trovato le loro armi? — chiese il signor Lopez ai marinai.

— Nulla, — disse Pardoe. — Vi dirò però che ci è mancato il tempo di perlustrare la spiaggia e che la nebbia era allora fittissima.

— Che siano stati presi vivi?

— Ne dubito, signor Lopez, — disse Piotre. — Erano entrambi robusti e coraggiosi e non si saranno arresi, sapendo d’altronde che avrebbero finito al forno o allo spiedo.

Si saranno difesi finchè avranno ricevuto qualche colpo mortale. Noi però ci fermeremo qui e faremo il possibile per riavere almeno i loro corpi o mitraglieremo senza misericordia gli Ona. Ho due buoni falconetti fra la zavorra e li faremo tuonare senza risparmio di munizioni. Allungate la battuta voi e tenete pronte le armi. I selvaggi ci spiano. —


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