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La bella stella che ’l tempo misura
Sembra la donna che m’ha innamorato,
Posta nel ciel d’Amore:
E come quella fa di sua figura
A giorno a giorno il mondo illuminato,5
Così fa questa il core
Alli gentili et a quei c’han valore,
Col lume che nel viso gli dimora:
E ciaschedun l’onora;
Però che vede in lei perfetta luce,10
Per la qual nella mente si conduce
Piena vertute a chi se n’innamora:
E questa è che colora
Quel ciel d’un lume ch’agli buoni è duce,
Con lo splendor che sua bellezza adduce.15
Da bella donna più ch’io non diviso
Son io partito innamorato tanto
Quanto convien a lei,
E porto pinto nella mente il viso;
Onde procede il doloroso pianto20
Che fanno gli occhi miei.
— O bella donna, luce ch’io vedrei,
S’io fossi là d’ond’io mi son partito
Afflitto sbigottito —
Dice tra sè piangendo il cor dolente:25
Più bella assai la porto nella mente
Che non sarà nel mio parlar udito,
Per ch’io non son fornito
D’intelletto a parlar così altamente
Nè a contar il mio mal perfettamente.
Da lei si muove ciascun mio pensiero,
Perchè l’anima ha preso qualitate
Di sua bella persona;5
E viemmi di vederla un desidèro
Che mi reca il pensier di sua beltate,
Che la mia voglia sprona
Pur ad amarla e più non m’abbandona,
Ma fallami chiamar senza riposo.10
Lasso!, morir non oso,
E la vita dolente in pianto meno.
E s’io non posso dir mio duolo a pieno,
Non mel voglio però tenere ascoso;
Ch’io ne farò pietoso15
Ciascun cui tiene il mio signor a freno,
Ancora ch’io ne dica alquanto meno.
Riede alla mente mia ciascuna cosa
Che fu di lei per me già mai veduta
O ch’io l’udissi dire;20
E fo come colui che non riposa,
E la cui vita a più a più si stuta
In pianto ed in languire:
Da lei mi vien d’ogni cosa il martìre;
Che se da lei pietà mi fu mostrata25
Et io l’haggio lassata,
Tanto più di ragion mi dè’ dolere:
E s’io la mi ricordo mai parere
Ne’ suoi sembianti verso me turbata
O ver disnamorata,30
Cotal mi è or quale mi fu a vedere;
E viemmene di pianger più volere.
L’innamorata mia vita si fugge
Dietro al desìo ch’a madonna mi tira
Senza nïun ritegno;35
E ’l grande lagrimar che mi distrugge,
Quando mia vista bella donna mira,
Diviemmi assai più pregno;
E non sapre’ io dir qual io divegno;
Ch’io mi ricordo allor quand’io vedìa40
Talor la donna mia,
E la figura sua ch’io dentro porto
Surge sì forte ch’io divengo morto:
Ond’io lo stato mio dir non potrìa,
Lasso!; ch’io non vorrìa5
Già mai trovar chi mi desse conforto,
Fin ch’io sarò dal suo bel viso scorto.
Tu non sei bella ma tu sei pietosa,
Canzon mia nova; e cotal te n’andrai
Là dove tu sarai10
Per avventura da madonna udita:
Parlerai riverente e sbigottita
Pria salutando, e poi sì le dirai;
Com’io non spero mai
Di più vederla anzi la mia finita,15
Perch’io non credo aver sì lunga vita.