< La madre (Deledda)
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Ella non sapeva ancora perchè, ma ricordava la premura con la quale la fanciulla l’aveva accolta, facendola sedere accanto a lei e domandandole notizie di Paulo. Lo chiamava Paulo come un fratello; ma trattava lei non già come una madre comune, ma quasi come una rivale che bisognava blandire e addormentare.

Le fece servire il caffè in un grande vassoio d’argento, da una serva scalza che aveva il viso bendato come un’araba; le parlò dei suoi due fratelli lontani e potenti, compiacendosi, senza parerlo, a comparire in mezzo a loro come fra due colonne che sostenevano l’edificio della sua vita solitaria. In ultimo la condusse a vedere l’orto dalla porta della stanza.

Fichi violacei coperti d’una polvere argentea, e pere, e grappoli d’uva d’oro apparivano tra il verde scintillante degli alberi e delle viti. Perchè Paulo aveva dunque mandato il suo dono di frutta a chi ne aveva già tanta?

Ancora adesso nella penombra tremula della scala la madre rivedeva lo sguardo ironico e tenero che la fanciulla le aveva rivolto nel congedarla, e il suo modo di abbassare le palpebre grevi, come s’ella non conoscesse altro modo di nascondere i sentimenti che le trasparivano dalle pupille.

E quegli occhi, e quel modo di rivelare con impeto di sincerità ma poi subito di nascondere la propria anima, rassomigliavano straordinariamente a quelli del suo Paulo; tanto che nei giorni seguenti, mentre per il contegno di lui il sospetto cresceva e si faceva terrore, ella non pensava con odio alla donna che lo induceva in peccato, ma pensava al modo di salvare anche lei come se si trattasse di una sua figlia.

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