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Scena seconda
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SCENA SECONDA.
- Nicia
- Tu ti maravigli forse, Ligurio, che bisogni fare tante storie a disporre mogliama; ma, se tu sapessi ogni cosa, tu non te ne maraviglieresti.
- Ligurio
- Io credo che sia, perchè tutte le donne sono sospettose.
- Nicia
- Non è cotesto. Ell’era la più dolce persona del mondo e la più facile; ma, sendole detto da una sua vicina che, s’ella si botava d’udire quaranta mattine la prima messa de’ Servi, che impregnerebbe, la si botò, ed andovvi forse venti mattine. Ben sapete che un di que’ fratacchioni le cominciò andare dattorno, in modo che la non vi volle più tornare. Egli è pure male però che quegli che ci arebbono a dare buoni esempj sien fatti così. Non dich’io il vero?
- Ligurio
- Come diavolo, se egli è vero!
- Nicia
- Da quel tempo in qua ella sta in orecchi come la lepre; e, come se le dice nulla, ella vi fa dentro mille difficultà.
- Ligurio
- Io non mi maraviglio più. Ma, quel boto, come si adempié?
- Nicia
- Fecesi dispensare.
- Ligurio
- Sta bene. Ma datemi, se voi avete, venticinque ducati, ché bisogna, in questi casi, spendere, e farsi amico el frate presto, e darli speranza di meglio.
- Nicia
- Pigliagli pure; questo non mi dà briga, io farò masserizia altrove.
- Ligurio
- Questi frati sono trincati, astuti; ed è ragionevole, perché e’ sanno e peccati nostri, e loro, e chi non è pratico con essi potrebbe ingannarsi e non gli sapere condurre a suo proposito. Pertanto io non vorrei che voi nel parlare guastassi ogni cosa, perché un vostro pari, che sta tuttodì nello studio, s’intende di quelli libri, e delle cose del mondo non sa ragionare. (Costui è sì sciocco, che io ho paura non guastassi ogni cosa).
- Nicia
- Dimmi quel che tu vuoi ch’io faccia.
- Ligurio
- Che voi lasciate parlare a me, e non parliate mai, s’io non vi accenno.
- Nicia
- Io son contento. Che cenno farai tu?
- Ligurio
- Chiuderò un occhio; mordendomi il labbro. Deh! non facciamo altrimenti. Quanto è egli che voi non parlasti al frate?
- Nicia
- È più di dieci anni.
- Ligurio
- Sta bene. Io gli dirò che voi sete assordato, e voi non risponderete e non direte mai cosa alcuna, se noi non parliamo forte.
- Nicia
- Così farò.
- Ligurio
- Non vi dia briga che io dica qualche cosa che vi paja disforme a quello che noi vogliamo, perché tutto tornerà a proposito.
- Nicia
- In buon ora.
SCENA TERZA.
F. TIMOTEO, E UNA DONNA.
F.Tz'm. S E voi vi volefie confelTare , io farò ciò che voi vo- lete. i u -
Donna. Non per oggi; io fono afpettata,e mi balia ell'ermi sfos gata un poco cosi ritta ritta. Avete voi detto quelle melTe della nolira Donna .3
F.Tim. Madonna si.
Donna. T ogliene ora quello fiorino, e direte due meli ogni lu- nedì la melTa de’ morti per l’ anima del mio marito .Ed an- cora che folTe un omaccio , pure le carni tirano; io non pof- fo far, ch’io non mi ril'enta, quando io me ne ricordo. Ma credete voi, ch’ei fia in purgatorio?
F.Tim. Senza dubbio.
Donna. Io non fo già cotello. Voi l'apete pure quello che mi faceva qualche volta . Oh! quanto me ne dolfi io con elTo voi. Io mi difcofiava quanto io pOteva; ma egli era si importu- no. Uh! nofiro Signore.
F. Tim.