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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
LA PPIÚ MMEJJ'ARTE
Da principio fascevo l’ortolano:
Male. Me messe1 a ffà er libbraro: peggio.
Risòrze2 allora de mutà mmaneggio,
E mme diede3 ar mestiere der ruffiano.
In questo, te confesso da cristiano,
Nun zolo sce4 guadaggno, ma ssaccheggio:
E un terzo ar meno der Zagro-Colleggio
Vonno la marcanzia da le mi’ mano.
Io servo Monziggnori, io Padr’Abbati,
Io maritate, io vedove, io zitelle...
E ll’ho ttutti oggnisempre contentati.
Perch’io sò5 onesto e nun tiro a la pelle,
L’ommini mii6 sò7 rricchi e intitolati,8
E le mi’ donne pulitucce e bbelle.
17 giugno 1834
Note
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