< La regola di san Benedetto
Questo testo è stato riletto e controllato.
Dell’elezione dell'Abbate. CAP. 64.°
Capitolo 63 Capitolo 65

Dell’elezione dell’Abbate.

CAP. 64.°


Nell’elezione dell’Abbate si abbia sempre questo di mira, che sia stabilito colui, che tutta la Comunità, secondo il timore di Dio, ovvero una parte di essa, ancorché piccola, ma con più savio consiglio, avrà scelto. Quegli che deve essere eletto, sia eletto per merito di vita e dottrina di sapienza, sebbene fosse l’ultimo nell’ordine della Comunità. Che se anche tutti della Comunità, di comune accordo, avessero scelto una persona connivente ai loro vizii (che ciò mai avvenga!), e detti vizii fossero giunti in qualche modo a notizia del Vescovo nella cui Diocesi trovasi il luogo, o di Abbati o di buoni cristiani vicini, impediscano che trionfi il consenso dei malvagi, e stabiliscano essi un degno ministro della casa di Dio; ricordandosi ch’essi ne riceveranno buona mercede, se ciò faranno incora rettamente e per zelo del Signore; come per lo contrario peccherebbero, se nulla facessero.

L’Abbate eletto pensi poi sempre qual carico egli tolse a portare, e a chi deve rendere ragione della sua amministrazione; e sappia che a lui spetta piuttosto di giovare che dominare. Convien dunque ch’egli sia addottrinato nella legge divina, affinchè sappia onde profferisca le cose della legge nuova e antica. E sia casto, sobrio, misericordioso, umile, e sempre metta innanzi la misericordia alla giustizia, per ottenere anche per sé il somigliate. Odii i vizii, ami i fratelli. Anche nella stessa correzione si governi prudentemente, e in niuna cosa non ecceda; affinchè per voler troppo radere la ruggine, non si rompa il vaso. E stia sempre guardingo sulla sua propria debolezza, e si ricordi che la canna fessa non si deve spezzare. Con questo non diciamo già, che permetta si alimentino i vizii, ma li tronchi con prudenza e carità, come meglio vedrà convenire a ciascuno, secondo quello che già innanzi fu detto; e si studii più di essere amato, che temuto. Egli non sia turbolento e impaziente; non troppo esigente e caparbio; non sia geloso e troppo sospettoso, perocché non avrebbe mai pace. Nei suoi stessi comandi sia previdente e misurato o che si tratti delle cose di Dio o del mondo. Le cose ch’egli ingiunge, le discerna e le moderi, ripensando alla discrezione del santo Giacobbe, che diceva: Se io farò troppo affaticare nel cammino le mie greggi, moriranno tutte in un giorno. — Prendendo pertanto questi ed altri esempi di ogni virtù, temperi tutto così, che i vigorosi credano di poter fare anche dippiù, e i deboli non si traggano indietro. E sopra tutto osservi in ogni cosa la presente Regola: affinchè dopo che avrà bene amministrato, ascolti dal Signore quello che fu detto al servo buono, il quale dispensò a suo tempo il grano ai suoi compagni: Io vi dico in verità, egli sarà costituito all’amministrazione di tutti i beni del padrone.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.