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XIX.
Cominciava appena ad albeggiare e le lugubri urla delle coyotes si spegnevano in lontananza, indizio che la caccia notturna era finita e che stavano per riguadagnare le loro tane, quando un grosso drappello di cavalieri, guidati da un sergente, il medesimo che aveva catturati Sandy Hook e l’inglese, lasciava l’accampamento, galoppando lungo la riva destra dell’Horse.
.... un grosso drappello di cavalieri lasciava l’accampamento...
Si componeva di cinquanta volontari delle frontiere, scelti specialmente fra i cow-boys, che sono i migliori cavalieri delle grandi praterie americane ed anche i più valenti nel menare le mani, poichè sono abituati a considerare la pelle d’un uomo pari a quella d’uno dei loro buoi che guidano al pascolo.
Oltre il sergente, alla testa vi erano Sandy Hook e lord Wylmore, questa volta armato d’una magnifica carabina inglese regalatagli dal generale affinchè potesse meglio sfogare la sua bisontite acuta.
Salivano verso il gigantesco gruppo dei Laramie, che si tingeva in quel momento dei primi rosei bagliori dell’aurora, sfilando per due sotto gli immensi pini che coprivano i primi contrafforti della catena.
La maggior parte era armata di winchester e di rivoltelle Colt; gli altri di rifles, più sicuri nel tiro, quantunque più lenti, e di lunghe pistole a due colpi.
Per un paio d’ore i cavalieri continuarono a fiancheggiare l’Horse, diventato ormai un filo d’acqua, poichè la sorgente non era lontana, poi attaccarono i primi scaglioni della catena orientale, cacciandosi dentro le maestose pinete.
Avevano già raggiunti i gran cañones, quando il sergente disse:
— Che un asino mi ragli in un orecchio se qui non vi è puzza di pelli-rosse. Che cosa dite, camerata?
Sandy Hook alzò le spalle, scuotendo la sua magnifica coda di penne di tacchino selvatico.
— Potete lasciare in pace il vostro asino — disse poi. — Per ora non vi sfonderà, col suo raglio, uno dei vostri timpani.
— Avete mai notato, camerata, che le pelli-rosse lasciano sempre dietro di loro un odore speciale, niente affatto gradevole e che un buon naso talvolta riesce a raccogliere?
— L’odore dei loro pestiferi wigwams.
— E non ha raccolto nulla il vostro naso?
— Nulla affatto, sergente. Possiamo avanzare tranquilli.
«Gli scorridori delle avanguardie rosse si sono ormai ripiegati verso gli accampamenti di Toro Seduto, e Minnehaha, la sakem, ha abbandonato fino dall’altro giorno questi dintorni.
Il sergente lo guardò sospettosamente.
— Uhm!... Uhm!... — brontolò.
— Avreste paura? — chiese il bandito.
— Io!... Il sergente Will non ha avuto paura nemmeno del diavolo.
― Ah!... L’avete veduto?
— Sì, una notte.
— Che il diavolo vi porti via davvero, mister Will. Vi auguro...
Si era bruscamente interrotto, frenando di colpo il suo mustano.
Una sorda detonazione che pareva prodotta dallo scoppio di una gigantesca mina, era rimbombata sulle montagne, ripercuotendosi lungamente entro i profondi cañones.
— Impugnate i fucili!... — aveva gridato il sergente. — Pronti a formare il quadrato!...
I cinquanta cavalieri con una mossa rapida si erano raggruppati ed avevano armati i rifles ed i winchester puntandoli in varie direzioni, non sapendo da quale parte potesse giungere il pericolo.
Sandy Hook aveva lasciata in pace la sua arma da fuoco, tuttavia una grande ansietà traspariva dal suo viso.
— E dunque, camerata? — chiese il sergente, dopo di essersi ben assicurato che tutti i suoi uomini erano già pronti a respingere qualunque attacco. — Non deve essere stato un colpo di cannone quello?
— Le pelli-rosse non hanno mai posseduto un pezzo d’artiglieria — rispose il bandito. — E poi sarebbero incapaci di servirsene.
— Allora hanno fatto scoppiare una mina.
— Gl’indiani non hanno polvere da sprecare, e poi contro chi avrebbero fatto scoppiare una mina?
«Qui sotto c’è John.
— Uno di quei valorosi che il generale ci manda a salvare, ma... sono pazzo io!... Non avevano con loro nemmeno un grano di polvere.
Ad un tratto impallidì.
— Sono stati chiusi nella bocca della vecchia miniera!... — esclamò.
— Il grisou!... Il grisou!... I disgraziati si sono uccisi!
— Che cosa dite, camerata? — chiese il sergente.
— Che il rombo che abbiamo udito non può essere stato prodotto che dallo scoppio del gas detonante racchiuso nella miniera.
«Accorriamo!...
— Siamo ancora lontani?
— Fra mezz’ora vi saremo.
— Via!... Al galoppo!... — comandò il sergente.
I cinquanta cavalieri, ormai persuasi che nessun pericolo li minacciava, si riordinarono su una doppia fila e si slanciarono dietro a Sandy Hook, il quale aveva lanciato il suo mustano a corsa sfrenata. Salirono la sponda d’un profondo cañon che scendeva ripidissimo dagli altipiani, trascinando nel suo fondo gli scoli delle montagne, e dopo trentacinque o quaranta minuti sboccavano su una spianata dove si scorgevano gli ammassi di carboni e dei carrelli sfondati e rovesciati.
— Sono là dentro!... — gridò Sandy Hook, additando al sergente un gruppo di rocce. — Era là che s’apriva una delle bocche della vecchia miniera.
— E gl’indiani?
— Volevate che rimanessero qui a fare la guardia a quei disgraziati condannati a morire di fame?
— E voi dite che sono là dentro?
— Vi ero io presente quando i guerrieri di Nube Rossa, il vecchio sakem dei Corvi, ve li hanno chiusi.
— Ed ora che cosa si deve fare?
―Smuovere quell’enorme masso che gl’indiani hanno fatto rotolare dall’alto per chiudere la bocca della miniera.
— Con cento braccia si può smuovere anche la cima d’un picco — disse il sergente. — Che un asino mi ragli...
— Lasciate stare gli asini ed anche i vostri orecchi ed agiamo subito.
«Se il grisou è scoppiato là dentro non so come troveremo quei disgraziati. A terra tutti!...
— Per Bacco!... Comandate come un vero sergente!... — esclamò il comandante della colonna.
E per far capire che egli era realmente il capo, tuonò:
— Tutti a terra!...
I cinquanta uomini balzarono lestamente dalle selle, legarono i cavalli a gruppi di dieci per uno, lanciarono una dozzina di sentinelle a destra ed a sinistra, poi, guidati da Sandy Hook e dal sergente, mossero all’attacco dell’enorme masso, certi di poterlo smuovere.
Lord Wylmore era rimasto tranquillamente sul suo mustano, colla carabina in pugno, in attesa forse di qualche bisonte che non doveva certo incontrare lassù, tenendosi sempre quegli enormi animali nelle vaste pianure.
Venti uomini, scelti fra i più robusti, con Sandy Hook che valeva da solo per cinque, s’aggrapparono alla roccia e si misero a scuoterla furiosamente.
Con loro non poca sorpresa, cedette subito ai primi urti e cadde all’indietro mostrando la nera apertura della bocca della miniera. Per un vero miracolo nessuno era rimasto sotto.
Sandy Hook accese un pezzo di corda incatramata e l’alzò.
— By God!... — esclamò. — Non mi ero ingannato.
«Questo è grisou!... Ve n’è ancora nella miniera.
«Lasciamolo sfogare.
Spense rapidamente la fiamma che si era subito allargata prendendo una leggera tinta azzurrastra, ben nota ai minatori, e si trasse indietro, dicendo al sergente:
— Che nessuno dei vostri uomini entri per ora. Là dentro l’aria è avvelenata.
«Volete seguirmi?
— Dove?
— La miniera ha un’altra entrata che io conosco benissimo ― e che forse non è stata ancora turata.
«Vorrei andarla a visitare. Chissà che non si possa entrare più facilmente.
— Che un asino...
— Sì, sì, lo sappiamo. Basta cogli asini, sergente.
— Dicevo...
— Sì, ho capito. Seguitemi con una quindicina d’uomini.
«Non vi è alcun timore d’incontrare degl’indiani.
— Che meravigliosa sicurezza che avete voi. Si direbbe che li avete mandati lontani, coll’ordine perentorio di non farsi più vedere in questi dintorni.
— Può darsi, sergente. Non sono un sotto-capo, io?
— Quasi me n’ero scordato. Allora tutto andrà bene, se non finiremo male tutti.
Pur chiacchierando aveva formato il suo drappello composto tutto di cow-boys ed era montato in sella.
— Guidateci, signor mezzo indiano — disse. — Io mi trovo affatto sperduto fra queste montagne.
Raccomandò agli altri di fare buona guardia dinanzi alla bocca della miniera, poi diede il segnale della partenza.
Sandy Hook ritornò verso il cañon che poco prima aveva costeggiato, lo discese in un luogo ove le sponde apparivano meno ripide, lo guadò con non poca fatica, poichè l’acqua scendeva con grande impeto e rimontò il versante opposto, girando intorno a quell’enorme accumulamento di rocce che servivano di volta alla vecchia miniera. Si vedevano dovunque tracce dei minatori. Delle traverse di legno e di ferro si trovavano accumulate in vari luoghi; dei depositi di carbone erano stati approntati per trasportarli giù dalla montagna; dei carrelli si trovavano in gran numero rovesciati in fondo al cañon.
Il drappello rimontò a piccolo trotto uno sperone colossale, formato da rocce basaltiche, e sboccò finalmente dinanzi ad un vasto piazzale dove si rizzavano ancora alcune tettoie in parte sventrate dalla furia dei venti, che soffiano fortissimi sui Laramie in causa del gran numero di gole.
Vi erano pure monti di carbone che più nessuno aveva pensato a trasportare altrove; ammassi di legname ormai fracido e carrelli.
Sandy Hook era balzato subito a terra ed aveva mostrato al sergente alcune traverse carbonizzate e che fumavano ancora.
— Qui si è rovesciata una tromba di fuoco — disse. — Questi legni sono stati proiettati fuori dalla miniera dalla furia del grisou.
— Ed usciti da quale parte? — chiese il sergente.
— Non vedete là quello squarcio aperto nella roccia che si innalza dinanzi a noi? L’esplosione ha diroccata in parte la bocca della miniera, che una volta doveva essere tagliata ad arcata per permettere ai carrelli di entrare.
— È una così cattiva bestia questo grisou?
— Cento volte peggiore dell’asino che vi raglia sempre negli orecchi.
Il sergente non potè frenare una risata.
— Datemi una torcia — disse il bandito. — Colle miniere non si deve scherzare.
Gliene furono offerte dieci, poichè tutti i cavalieri ne portavano una dentro il loro sacco da viaggio.
— Che nessuno mi segua — disse Sandy Hook, quando ne ebbe accesa una. — Conducete i cavalli dietro le tettoie o gli angoli delle rupi, poichè una esplosione potrebbe succedere da un momento all’altro ed arrostirvi come tacchini allo spiedo.
— E voi non correrete il pericolo di saltare in aria? — chiese il sergente. — Non mi darete a bere di essere un figlio del diavolo.
— So come ci si può difendere dal grisou.
Si diresse sollecitamente verso l’entrata della miniera, la cui arcata era franata sotto l’impeto irresistibile del terribile gas, e si gettò prontamente a terra, mentre alzava più che poteva la torcia.
La fiamma rimase immobile, senza allargarsi e senza cambiare tinta.
— Il grisou è stato tutto distrutto — mormorò Sandy. — Non avrà preso fuoco il carbone della miniera? Fumo non ne vedo però, almeno pel momento.
— Sergente!... — gridò. — Potete far avanzare i vostri uomini. Accendete pure le torce.
Nove cow-boys si fecero avanti, guidati dal loro capo, mentre il decimo rimaneva fuori a guardia dei cavalli radunati intorno ad un giovane pino intisichito.
— Ci assicurate proprio che noi non correremo il rischio di saltare? — chiese il sergente.
— Rispondo di tutto.
— Io credo proprio che voi siate qualche stretto parente di quel signore peloso che ha corna, unghie e coda.
— Seguitemi.
Il drappello si mise in cammino, avanzandosi nella galleria la quale era abbastanza larga perchè vi potessero stare sei uomini di fronte. Era ingombra di massi di carbone caduti dall’alto e di panconi bruciacchiati, strappati alle impalcature le quali non esistevano quasi più.
Se non esisteva più il pericolo di scatenare un’altra tromba di fuoco, rimaneva però quello di rimanere sepolti sotto qualche improvvisa frana, ora che le vòlte non erano più armate.
Perciò Sandy Hook, già minatore in Pensilvania prima di diventare bandito, e che perciò aveva pratica delle miniere, non si avanzava che con estrema precauzione, e non faceva un passo innanzi se prima non si assicurava, col calcio del suo rifle, della solidità, almeno momentanea, degli strati superiori di carbone i quali potevano essersi disgregati.
Già avevano percorsi più di duecento metri, quando il bandito credette di udire in lontananza un grido umano.
— Fermi tutti!... — esclamò. — Trattenete il respiro.
— Crollano le vòlte? — chiese invece il sergente.
Si era curvato innanzi tendendo gli orecchi, mentre i cow-boys tenevano il fiato, guardando con ansietà in alto invece che dinanzi a loro.
Alcuni istanti dopo il grande silenzio che regnava nella miniera fu rotto da un grido umano:
— Aiuto!... — aveva gridato qualcuno.
— Avete udito? — chiese Sandy Hook.
— Sì!... Sì!... — confermarono tutti.
— È la voce di mister Turner! Sono certo di non ingannarmi!...
— Che un asino... il signor Turner, il campione degli uccisori d’uomini, l’amico del generale!... — gridò il sergente, — Che mi cadano pure addosso le vòlte, io andrò a salvarlo!
Si erano messi a correre, impazienti di raggiungere il disgraziato che qualche impedimento o qualche grave ferita tratteneva all’estremità della galleria.
Certo doveva aver scorte le torce che si avanzavano ed aveva mandato quel grido.
I salvatori discesero per più di duecento metri e poi si arrestarono bruscamente urtandosi l’un l’altro abbastanza ruvidamente.
Si erano trovati improvvisamente dinanzi ad un enorme cumulo di ammassi di carbone caduti dalla vòlta che ostruiva interamente la galleria.
Una imprecazione era sfuggita dalle labbra del bandito.
— Siamo fermati!... — esclamò poi. — Qui ci vorrebbe della dinamite per squarciare questo bastione.
— E seppellire anche noi — disse il sergente.
Sandy Hook fece cenno a tutti di tacere, poi gridò:
— Chi ha chiamato? Rispondete subito: siamo qui venuti per salvarvi e siamo americani e non già indiani.
Una voce, abbastanza vicina, rispose prontamente, quantunque sembrasse assai debole:
— Un uomo bianco... che sta per morire di fame.
— Mister Turner?... M’ingannerei io.
— Sì, sono Turner.
— Sono morti i vostri compagni?
— Non ancora... Lavorano dietro di me per aprire il passo.
— Vedete la luce delle nostre torce?
— Sì... trapela fra i massi.
— Potete attendere qualche ora?
La risposta questa volta fu una bestemmia.
— Ditemelo — disse Sandy Hook.
— Bandito!... — rispose la voce. — Tu vieni ad assistere alla nostra agonia e per prenderci le nostre capigliature.
— No, mister Turner, questa volta vi siete ingannato. Sono venuto qui per salvarvi tutti.
— Non ti credo, furfante!... — urlò il campione degli uccisori d’uomini, il quale aveva ritrovata improvvisamente la sua voce tagliente come la lama d’una spada. — Tu vieni per scotennarci!...
— Vi do la mia parola d’onore... di bandito che sono tornato qui solamente per rendervi un buon servigio. Salvare un uomo, anzi quattro uomini, non è cosa che succeda tutti i giorni nella prateria.
— Canaglia!... Vuoi ancora deriderci!...
— Sergente, prendete la parola voi e persuadete mister Turner che noi siamo qui per strapparli da questa dannata miniera.
Il soldato stava per cominciare colla sua solita frase dell’asino, ma poi credette più opportuno, in quel momento, di lasciare da parte anche l’orecchio ed il raglio.
― Signor Turner — gridò, avvicinando la bocca ad una piccola apertura che forse comunicava direttamente coi prigionieri — vi assicuro che noi siamo tutti cow-boys arruolati dal generale Custer.
«Che diamine!... Non vi ricordate più del sergente Will? Dovete avermi veduto più volte al campo dell’Horse.
― Il sergente Will!... Mi pare di aver udito ancora questo nome disse Turner. — Se è vero che voi siete dei volontari della frontiera mandati qui dal generale, liberateci subito, perchè stiamo per morire di fame e di stanchezza.
— Una parola, prima, mister — disse Sandy Hook. — Che possa franare tutta questa massa di carbone, aprendo un foro abbastanza largo per permettervi d’uscire?
— Io non lo posso sapere, signor bandito, poichè la nostra lampada si è spenta da non so più quante ore, e l’oscurità che ci avvolge non ci permette di giudicare lo stato della frana.
— Non potreste guadagnare l’altra bocca della miniera?
— Ci sarebbe impossibile senza una torcia, e poi devono essere crollate altre gallerie.
— La nostra luce giunge fino a voi?
— Sì, ma un solo filo.
Sandy Hook si volse verso i volontari e disse loro:
— Bisogna tentare. Questi disgraziati non devono essere molto lontani da noi, se la luce giunge fino a loro.
«Apriremo una breccia.
— Non ci crollerà sulle nostre teste la vòlta tutta? — chiese il sergente. — Diamine!... Amerei meglio affrontare da solo una mezza dozzina di pelli-rosse, piuttosto d’intraprendere un simile lavoro.
«Io non ho mai avuto alcuna simpatia per le miniere.
— Lasciate le chiacchiere e mettiamoci all’opera, sergente — disse Sandy Hook. — Avete ben udito che quei poveri diavoli muoiono di fame.
Prese una torcia ed ispezionò attentamente la frana, la quale per fortuna era formata da grossissimi blocchi di carbone misti a roccia, del peso di parecchie decine di chilogrammi, ed appoggiati gli uni sugli altri in modo da lasciare, verso gli spigoli, non poche aperture.
— Non sono mai stato un ingegnere — mormorò il bandito — eppure io credo che qui si possa aprire un passaggio senza che l’intera massa ci crolli addosso.
«Non si tratta che di togliere dei blocchi là dove gli altri sono bene appoggiati.
«Qui!... Ecco il punto d’attacco!...
— E dunque, signor ispettore delle miniere — domandò il sergente, con una leggera punta d’ironia. — Avete risolto il problema?
— Lo spero — rispose seccamente Sandy Hook.
— Non ci farete fare la fine dei topi?
— Sono stato minatore prima di dedicarmi ai treni con relativo svaligiamento, perciò una certa pratica la posseggo.
«Quattro uomini con me!... Indietro tutti gli altri, e per ora ci facciano solamente un po’ di luce.
Restituì la torcia, afferrò un grosso masso di carbone pesante almeno un mezzo quintale, ben poca cosa per quelle braccia dotate d’una forza più che straordinaria, e si provò a smuoverlo, dapprima dolcemente, poi vigorosamente.
Il masso uscì a poco a poco, senza che gli altri che stavano sopra nemmeno si muovessero, tanto erano bene appoggiati sui loro angoli.
Un buco lungo mezzo metro e largo abbastanza per lasciare il passo, strisciando, anche ad un uomo più corpulento dell’indian―agent, fu così ottenuto senza alcun pericolo.
— Mister Turner — chiese Sandy Hook, mentre i quattro cow-boys che gli stavano dietro portavano via il masso — vedete ora meglio la luce delle nostre torce?
— Benissimo, tanto anzi che sono rimasto quasi accecato — rispose il campione degli uccisori d’uomini.
— Allora voi siete più vicino a noi di quello che supponevo. La vostra voce giunge ai miei orecchi ben più intensa e limpida di prima.
— Io credo che non vi siano più di tre o quattro metri di distanza fra me e voi. Anche noi da parecchie ore lavoriamo.
— Non crepita la frana?
— No, assolutamente no.
— Allora tutto andrà bene.
Sandy Hook introdusse nel foro una torcia, guardò con estrema attenzione e fece schioccare la lingua come un uomo pienamente soddisfatto.
Aveva scorto in fondo uno strato di carbone granito, ossia spezzato, infiltratosi fra le aperture dei grossi massi superiori.
— Scaviamo — disse. — Poi si vedrà.
Ritirò la torcia e si mise a lavorare con gran lena, gettando dietro di sè quei piccoli pezzi pesanti pochi chilogrammi e che i cow-boys subito accumulavano lungo le pareti della galleria.
Allargava rapidamente il passaggio, poco badando che le sue unghie si rompessero o che le sue dita sanguinassero.
Lavorava con una specie di frenesia, pur prestando attento orecchio ai crepitii del carbone ammassato ormai sopra il suo corpo.
Di quando in quando s’interrompeva per chiedere a Turner, che si trovava sempre dinanzi ai suoi compagni e perciò più vicino: — Vedete sempre la luce?
— Sì, sempre meglio — rispondeva invariabilmente il campione degli uccisori d’uomini.
Dopo d’aver scavato un mezzo metro e più di carbone di granito, il bandito si trovò nuovamente dinanzi ai grossi massi.
Il momento era terribile, poichè se la massa cedeva per lo spostamento d’un solo pezzo, correva il pericolo di rimanere schiacciato sotto il peso di chissà quante tonnellate di carbone che gli stavano sopra.
Eppure quello strano uomo, che voleva a qualunque costo redimersi, non esitò.
Dopo d’aver esaminato nuovamente, con una torcia, la barriera che gli stava dinanzi, scosse dolcemente un altro masso, pesante forse più d’un quintale.
Una pioggia di polvere di carbone gli cadde addosso, ma i grandi blocchi superiori non si mossero.
Raddoppiando gli sforzi, quasi sicuro del fatto suo, riuscì finalmente a strappare anche quell’ostacolo e trascinarlo fuori.
Quasi subito un grido era echeggiato dall’altra parte del passaggio, seguito tosto da altri tre.
— Vi vediamo!...
— La luce!... La luce!...
— Ecco la vita!...
— Siamo salvi!...
Sandy Hook sollevò di peso, fra le possenti braccia, il masso e lo depose dolcemente al suolo.
— Che un asino... Corpo di Bacco... che forza ha questo brigante!... — mormorò il sergente. — Altro che i ragli e gli orecchi!...
Tutti si erano tirati indietro, alzando le torce.
Un uomo strisciava, al pari di un serpente, attraverso la nera apertura.
Finalmente comparve, col viso annerito dalla polvere di carbone e gli occhi stralunati.
Era Turner.
— Signor brigante — disse, appena potè mettersi in piedi. — Vi perdono, nella mia qualità di sceriffo, tutti i delitti che avete commessi.
— Mister — rispose Sandy Hook, con voce grave. — Una assoluzione pronunciata da uno dei più valorosi uomini della grande prateria, vale meglio di quella di tutti gli sceriffi degli Stati dell’Unione.
«Grazie, signor Turner. La mia riabilitazione comincia, e la desideravo tanto per la mia vecchia madre che forse muore di dolore per me, laggiù, nella verde Marylandia...
John era uscito in quel momento, subito seguito da Harry e da Giorgio, tutti sparuti, anneriti, appena capaci di sorreggersi.
— Sandy Hook — disse l’indian-agent. — Qua la vostra mano. Voi siete un bandito ben diverso dagli altri.
— Ed ecco anche le nostre — dissero Harry e Giorgio.
Il brigante si trasse indietro, poi disse:
— Io non merito la stretta di mani così leali.
— Là, stringete, per centomila bisonti — disse l’indian-agent.
— Non oso.
— Siamo i fratelli della prateria: scorridori e briganti hanno dei punti di contatto — disse Turner.
Il bandito ebbe un pallido sorriso e finalmente si decise.
— Ecco la mia mano — disse.
L’indian-agent ed i due scorridori la strinsero, ma l’ex-sceriffo si tenne indietro. Il rappresentante della giustizia non poteva allungare la sua zampa ad una simile canaglia che avrebbe meritata cento volte la corda. I cow-boys, in preda ad una vivissima commozione, avevano salutato quelle strette con un formidabile hurrà, a rischio di far precipitare le vòlte della galleria, ed il sergente aveva creduto opportuno mormorare per suo conto:
— Che un asino mi ragli in un orecchio, ma questi sono uomini prodigiosi!...