< La vedova spiritosa
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L’autore a chi legge
Lettera di dedica Personaggi

L'AUTORE

A CHI LEGGE.1

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I
O ho sempre temuto il Pubblico, ma non mai tanto, quanto nella congiontura presente. I motivi del mio timore li ho espressi nell’antecedente Epistola Dedicatoria, e dopo di essermi raccomandato ad una sì gran Protettrice, mi raccomando altresì a questo Pubblico istesso, che mi ha in distanza con tanta generosità compatito, e da vicino sinora con tanto amor consolato. Dovrebbe animarmi a sperar di essere compatito, la buona ciera che altrove a quest’Opera mia fu fatta, ma quantunque fosse diverso in Roma il di lei destino, non ardirò mai di dolermene, nè di far confronti fra il gusto di un Paese, e quello di un altro2. Può essere che non riesca bastantemente giocosa, ma l’arte insegna di crescere nel ridicolo colle opere posteriori. Insomma, quanto ho scritto finora spiega bastantemente ch’io temo, e questo è un segno del mio rispetto verso una Città ripiena di uomini insigni, di uomini letterati, che sono capaci di decidere e di giudicare, ma che avranno altresì, come io spero, disposto l’animo a compatire.

Ognuno può facilmente ravvisare dalla precedente Lettera Dedicatoria e dal susseguente ragionamento al Lettore essere stata rappresentata in Roma la presente Commedia, e colà per la prima volta stampata. Ella per altro fu da me in tale occasione convertita in Prosa, e in tal maniera sarà da me in altro tempo fra le opere mie collocata3. Ora la do al Pubblico come originalmente fu scritta, e come venne in Venezia ed altrove dai nostri comici recitata.

Deggio altresì con mio estremo cordoglio piangere nuovamente in quest’occasione la dolorosa perdita che ha fatto il Mondo della ornatissima Illustre Dama a cui ebbi l’onore di dedicare la Commedia stessa, ed io che fui testimonio di vista degl’infiniti suoi pregi, posso asserire con mille altri, che la perdita è grande e degna del comun pianto. Non ho voluto per altro defraudare i miei Tomi di un sì rimarchevole fregio, poichè anche estinta, basta l’onorata memoria di una sì amabile Protettrice a decorare colui che può vantarsi di aver goduto la di Lei protezione, e di aver conosciuto sì da vicino il vero modello di una gran Dama, dotta, virtuosa e gentile.

  1. La prima parte di questa prefazione uscì in testa all’ed. in prosa della commedia che porta la data del 1759, Roma (vedasi Appendice); la seconda parte, stampata in carattere corsivo, fu aggiunta nel t. VII dell’ed. Pitteri di Venezia, che uscì l’anno 1761.
  2. Nell’ed. di Roma seguiva ancora: «L’averla io ridotta dal verso alla prosa potrebbe per avventura recarle qualche discapito, ma penso poi. che ho fatto lo stesso del mio Festino, e in Roma pare fu compatita». Questo periodo scomparve nell’ed. Pitteri.
  3. Promessa che non fu dal Goldoni mantenuta.
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