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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833
LA VITA DELL'OMO
Nove mesi a la puzza: poi in fassciola1
Tra sbasciucchi,2 lattime e llagrimoni:
Poi p’er laccio,3 in ner crino,4 e in vesticciola,
Cor torcolo5 e l’imbraghe pe’ ccarzoni.
Poi comincia er tormento de la scola,
L’abbeccè, le frustate, li ggeloni,
La rosalìa, la cacca a la ssediola,
E un po’ de scarlattina e vvormijjoni.6
Poi viè ll’arte, er diggiuno,7 la fatica,
La piggione, le carcere, er governo,
Lo spedale, li debbiti, la fica,
Er zol d’istate, la neve d’inverno...
E pper urtimo, Iddio sce8 bbenedica,
Viè la morte, e ffinissce co’ l’inferno.9
Roma, 18 gennaio 1833.
- ↑ Il bambino in fasce dicesi sempre cratura in fassciola.
- ↑ Baci dati con insistenza.
- ↑ Ginghia [cinghia] attaccata dietro le spalle de’ bambini per sorreggerli ne’ loro primi mesi di cammino. Può presso a poco paragonarsi al tormento della corda. [Dunque: laccio a Roma, lacci a Pistoia, falde a Firenze, dande a Siena, caide ad Arezzo, cigne a Lucca, e chi più n'ha, più ne metta.]
- ↑ [Cestino.] Canestro in forma di campana, aperto in alto e nella base, entro cui si pongono i bambini, che lo spingono col petto e tengonsi ritti in esso nel camminare.
- ↑ [Cercine.] Salva-capo contro le cadute.
- ↑ Vormiglioni: vaiuolo.
- ↑ Digiuno ecclesiastico che principia all’anno ventunesimo.
- ↑ Ci.
- ↑ [Col presente sonetto il Belli dovette aver l’intenzione di far concorrenza non solo a quello notissimo del Marini: “Apre l’uomo infelice allor che nasce...,„ ma anche a quest’altro, assai men noto, in dialetto reatino, di Loreto Mattei (1622-1705): scrittore, del quale recentemente il bravo De Nino ha rinfrescato la memoria nelle sue Briciole Letterarie (vol. II; Lanciano, 1885):
- Appena l’ome è scito da la coccia,1
- Piagne li guai séi, strilla e scannaccia;2
- Tra fascia e fasciaturi s’appopoccia,3
- E tutti, co’ reerenzia, li scacaccia.
-
- Quanno la mamma più no’ lu sculaccia,
- Lu mastro lu reatta e lu scococcia:4
- Quanno è ranne5 se ’nciafra ’nquae ciafraccia,6
- E co’ quaeuno7 lu capu se scoccia.
-
- Tantu attraina pò tantu la ’mpiccia,
- Scinente8 che appojatu a ’na cannuccia,
- ’Nciancicà9 non po’ ppiù, se no paniccia.10
-
- Co’ tre stirate ’e cianchi11 la straspiccia.1212
- "Lo nasce e lo morì,"icéa Quagliuccia,13
- "Bau accacchiati còe la sargiccia."14
Note
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