< Laude
Questo testo è completo.
Jacopone da Todi - Laude (XIII secolo)
5. Vorria trovar chi ama
4 6


 
Vorria trovar chi ama,
multi trovo ch’ esciama.

credìa[n'] essere amato,
retrovome engannato,

5dividenno lo stato
per che l’omo sé n’ama.

L’omo non ama mene,
ama que de me ène;

però, vedenno bene,
10veio che falso m’ama.

S’e’ so’ ricco, potente,
amato da la gente;

retornanno a n[e]iente
onn’om sì me desama.

15Ergo l’avere è amato,
càd eo so’ ennodiato;

però è ’n foll’estato
chi en tal pensier s’ennama.

Veio la gentelezza,
20che no n’aia ricchezza,

retornare a vilezza;
onn’om l’apella brama.

L’omo ch’è enserviziato
da molta gente è amato;

25vedutolo enfermato,
onn’omo sì ll’alama.

L’omo c’à sanetate
trova granne amistate;

se i vèn la tempestate,
30rapeseli la trama.

L’omo te vòle amare
mentre ne pò lograre;

se no i pòi satisfare,
tòllete la tua fama.

35Fugio lo falso amore,
ché no me prenda el core;

retornome al Signore,
ch’esso è lo vero ama.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.