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i corifea
Strofe
Pietà, che fra le Dee sei venerabile,
Pietà, che batti l’auree
penne sopra la terra, odi or di Pènteo
le minacce? Odi l’empie
offese contro Bromio,
contro il figliuolo di Semèle, il Dèmone
che venerato è piú degli altri Superi
fra i serti del convivio?
Suo dono è folleggiar fra danze bacchiche,
ridere al suon dei flauti,
e scacciare le pene, quando l’umor del grappolo
sopra le mense circola
dei Numi, ed il cratere nel tripudio
incoronato d’ellera
dolce sopore infonde in cuore agli uomini.
ii corifea
Antistrofe
Alla bocca sfrenata, alla protervia
folle, sventura è termine.
Ma dell’accorto senno e del pio vivere
tranquillo il corso volgesi
senza tempesta; e durano
le prosapie per essi. Ché gli Urànidi,
se pur lungi dimora hanno, nell’ètere,
veggon l’opre degli uomini.
Savio non è chi troppo è savio, e l’occhio
oltre agli umani limiti
volge. Breve è la vita. Or chi, seguendo l’ardue
cose, vorrà le facili
non sopportare? Offeso, a quanto sembrami,
chi cosí opra, ha il cèrebro
dalla follia, né bene si consiglia.
i corifea
Strofe
Deh, a Cipro io giunga, d’Afrodite all’isola,
ove stanza gli amori hanno, che gli animi
dei mortali molciscono!
O a Pafo, cui fecondano
I flutti del Bocòro, che in mar gittasi
per cento bocche, e mai piogge vi cadono!
O sopra la bellissima Pïeria,
olimpio clivo ove le Muse albergano,
e di bellezza ha il pregio.
Tu conducine là, Bromio Bromio,
guidane, evïo Dèmone!
L’amoroso desio quivi, le Càriti
son qui: quivi alle Mènadi
sfrenarsi all’orgie è lecito.
ii corifea
Antistrofe
Dïòniso, figliuol di Giove, allegrasi
nel tripudio, e la Pace ama, che agli uomini
vita felice e pargoli
largisce; e in dono al misero
offre, non meno che al beato, il gaudio
del vino, dove ogni dolore annegasi.
E odia quei che spregiano
in esultanza consumare i fulgidi
giorni e le notti amabili.
Ma saggia cosa è l’intelletto e l’anima
lunge tener dagli uomini
che presumono troppo. Io ciò che i semplici
credono, e se ne giovano,
tôrre voglio ad esempio.