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L’audacia d’un bandito
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Capitolo VII.
I cinque uomini si erano precipitati verso la porta, che era in gran parte otturata dalla pietra, pronti a respingere l’assalto che poteva diventare estremamente pericoloso, se non da parte degli orsi, certo da quella dei felini e dei lupi.
Le belve, le quali forse avevano ormai distrutti tutti gli animali non feroci, avevano, sempre assetate di sangue, riattraversato l’istmo e si scagliavano contro la immensa sala degli ultimi Atabask.
Orsi, giaguari, coguari e lupi movevano all’assalto con furia incredibile, decisi a riassaggiare la carne umana.
Dei primi non vi era da temere, poichè non avevano sufficiente spazio per passare. I felini bensì potevano con un gran salto entrare nella sala seguiti anche dai lupi, i quali erano in buon numero e non meno feroci.
Sandy-Hook, sempre pronto nelle sue decisioni, prese una mezza dozzina di sakems, e riempì il vuoto lasciato dalla pietra, gridando a John:
— Mister, date fuoco! Queste mummie sono davvero provvidenziali. Dovremo loro la nostra salvezza! Che il buon Manitou le rimeriti!
― Finchè dureranno.
— Ce n’è ancora una buona partita. Fuoco alle polveri! —
Lingue di fuoco si estesero subito a destra ed a sinistra della porta, lanciando nuvoloni di fumo asfissiante, che obbligarono gli avventurieri a balzare indietro più che in fretta.
Le mummie scoppiettavano allegramente, e si vuotavano con dei colpi secchi che parevano fucilate.
Braccia e gambe si agitavano come se un ultimo avanzo di vitalità fosse rimasta in quelle vecchie carcasse, poi si accendevano come torce, contraendosi a poco a poco contro i petti e si accartocciavano.
Malgrado quella fiammata e quel turbinìo di scintille e di fumo, un animale, a rischio di morire asfissiato e di cadere sul braciere, balzò con grande stupore degli avventurieri, traverso la porta non senza perdere i suoi baffi e abbruciarsi il pelame.
Era un superbo giaguaro, grosso quasi quanto una giovine tigre con un collo da toro, la pelle splendidamente macchiata.
Caduto a tre passi dalla porta, reso più feroce dalle bruciature, sostò un solo momento mandando un ruggito altissimo, poi si scagliò rabbiosamente contro i sei uomini, che lo aspettavano a piè fermo disposti in semicerchio.
La belva agilissima passò con un gran salto sopra le loro teste, prevenendo la scarica dei rifles, e cercò di guadagnare la galleria laterale.
Urlava ferocemente ed il suo pelame fumava sempre.
— Corpo di centomila corna di bisonte! — gridò l’indian-agent. — Quello stupido va ad incendiare il nostro alloggio!
― Harry, Giorgio, signor Devandel, tenete fermo qui, voi insieme a milord. Io e John andremo a finire quell’imprudente. Non risparmiate le mummie. —
Si slanciò in fondo alla sala, seguito prontamente dall’indian-agent.
I due scorridori, il capitano ed anche l’inglese, scorgendo attraverso le vampe, le teste di parecchi animali, avevano intanto cominciato a sparare, non volendo consumare tutta la preziosa provvista di quelle strano combustibile.
― Adagio, Sandy! ― disse l’indian-agent, vedendo che il bandito stava per precipitarsi coraggiosamente ed anche imprudentemente dentro la galleria. ― I giaguari sono dei saltatori che fanno più paura dei massicci orsi grigi.
— Li conosco, mister.
― Allora non commettete delle sciocchezze.
― E quel bestione intanto incendierà le nostre coperte.
― Le caleremo nella rapida. —
Mentre verso la porta gli spari si succedevano quasi senza interruzione, facendo rimbombare l’immensa sala, i due audaci s’avanzarono nella galleria, guardinghi, col dito sul grilletto dei loro rifles.
Il giaguaro, come già l’avevano sospettato, si era rifugiato nella rotonda e si rotolava sulle pelli di bisonte cercando di spegnere il fuoco che s’era appiccato al suo folto pelame.
― Ah, l’incendiario! ― gridò il bandito, puntando rapidamente la carabina.
Udendo quel grido, il terribile animale si rimise sulle zampe e si raccolse su sè stesso, pronto a scagliarsi.
Aveva la bocca spalancata e fuori gli artigli, ricurvi come quelli del gatti e duri quanto l’acciaio.
Si sa che un giaguaro può, con un solo colpo di zampa, come la tigre ed il leone, spezzare le reni perfino ad un bue e che, quantunque non sia di grandi dimensioni, possiede una tale forza, da trascinarsi via dei grossi vitelli saltando le stecconate dei corrals.
Sandy-Hook, che durante la sua vita avventurosa ne aveva affrontati parecchi nella bassa prateria, tentò di prevenire lo slancio e fece precipitosamente fuoco.
La palla portò via di netto un orecchio della belva, ma una tale ferita non poteva bastare a mettere fuori di combattimento un così robusto e coraggioso avversario.
— Indietro, Sandy! — gridò prontamente l’indian-agent, il quale si era subito accorto della mala riuscita di quel colpo di carabina.
Il bandito, che già stava in guardia, si gettò da una parte e proprio a tempo, poichè il giaguaro, un istante dopo cadeva precisamente nel medesimo posto che aveva occupato.
L’indian-agent con una mossa altrettanto fulminea descrisse un mezzo giro su sè stesso ed a sua volta sparò quasi a bruciapelo.
Il giaguaro, fulminato in pieno cranio, s’alzò un momento sulle zampe mandando un ultimo urlo, poi stramazzò per non più rialzarsi.
— Per tutte le code del diavolo! — esclamò Sandy-Hook.
Ecco un magnifico colpo che v’invidierò sempre, mister John. Ah, questi scorridori di prateria posseggono un sangue freddo veramente meraviglioso! —
Poi, vedendo che il pelame della belva continuava a fumare e che le pelli di bisonte correvano il pericolo di incendiarsi, assestò al morto un formidabile colpo col calcio della sua pesante carabina guernita d’una grossa lamina d’acciaio, per essere ben sicuro di non provare quelle terribili unghie.
— Pare che la sua anima se ne sia andata a tener compagnia alle pelli-rosse nel paradiso del buon Manitou! — esclamò.
— Vi pare, mister?
— Io credo che non risusciterà per ora, — rispose l’indian-agent.
— Allora gettiamolo nella rapida. Il suo pelame era più asciutto della nostra esca. —
I due avventurieri sollevarono la belva, la fecero passare attraverso la finestra della rotonda e la scaraventarono nella muggente cateratta.
Il corpaccio roteò due o tre volte in aria, poi scomparve in mezzo ad un nembo di spuma candida più della neve.
Le rocce erano pronto a farlo a pezzi.
— Sarà sempre uno di meno! — disse Sandy-Hook.
— Ben poca cosa, mio caro, — rispose l’indian-agent.
— I nostri compagni continuano a fucilare. Non udite?
— Con poco successo, io credo.
— Andiamo a vedere.
― Fermatevi un po’, mastro Sandy, — disse John. — Avete del coraggio, voi?
— Ne dubitereste? Non sapete che un giorno, da solo, armato di due rivoltelle, fermai la corriera che andava a Sacramento, prendendo ai viaggiatori più di settemila dollari?
― E non vi fu fra quegli uomini uno capace di piantarvi una buona oncia di piombo nel cervello?
― Avevo avuto la precauzione di fulminare prima, con tre colpi di rivoltella, il conduttore.
Sapevo bene che quei bravi erano in grado d’impegnare con me un vero combattimento a breve distanza.
Ma che cosa volete concludere, mister John?
― Che la salvezza di tutti noi dipende solamente dalla vostra audacia.
— Vi ho detto che ne ho da vendere!
— Voi solo sapete dove si trovano le avanguardie americane del generate Miles.
― No Miles, Farsythe, vi ho detto, il quale è accompagnato dal colonnello Whiteside, che comanda il settimo Reggimento di Cavalleria insieme col capitano Wallace.
— Voi li conoscete?
— Certo: agisco per loro conto. Io sono come un’estrema avanguardia incaricata di mantenere il contatto cogli Sioux.
— Questo contatto ora più non esiste.
— Ed è appunto quello che mi cruccia. Non vorrei che Piede Grosso, Nube Rossa e Minehaha mi sfuggissero, portandomi via la mia grazia ed i diecimila dollari, che pendono dai capelli della Scotennatrice.
― Credete voi che noi potremo uscire di qui?
― Uhm! Quando non vi saranno più mummie da bruciare, tutte quelle bestie si scaglieranno su di noi e pranzeranno o ceneranno allegramente colle nostre polpe.
― Ed allora non vi è che un mezzo per sfuggire ad una morte sicura.
― Dite pure.
― Raggiungere in qualche modo le avanguardie americane e farle accorrere in nostro aiuto.
— Volando sopra il fiume o sopra la cascata?
— Lascio a voi la risposta, perchè credo che voi solo siate tale uomo da toglierci da questa terribile situazione. Il bandito spalancò i suoi occhi di falco e li fissò in quelli dell’indian-agent con un certo stupore.
― Diavolo! — esclamò poi. — È la mia pelle che volete?
È vero che da un pezzo la mia carcassa dovrebbe pendere all’estremità d’un ramo qualunque, tuttavia ci terrei a conservarla ancora un poco, almeno finchè non avrò guadagnati i miei diecimila dollari colla pelle di Minehaha.
— Se restate qui, non li potrete mai guadagnare.
— Questo è vero, ed ho una gran paura che quella dannata donna mi fugga nel dominio inglese.
— E così?
― Vediamo — disse il bandito, dopo un momento di riflessione. ― Qualcuno deve fare un tentativo disperato per la salvezza degli altri. —
S’avvicinò alla finestra che guardava sulla rapida. La massa d’acqua si precipitava furiosamente attraverso ad un numero infinito di rocce nere, mugghiando spaventosamente e lanciando in aria delle nubi di spuma.
— Fa un certo senso.... — osservò il bandito. — Tuttavia, con una solida corda mi sentirei il coraggio di tentare la discesa. Le rocce sono abbastanza unite e mi pare si possa saltare dall’una all’altra.
Se morrò io nell’impresa, penserete voialtri a cavarvela in altro modo.
— Accettate, Sandy?
— Vorreste che rimanessi qui fino al momento in cui non vi saranno più mummie da bruciare per farmi sbranare dai giaguari, e dai coguari, dai lupi e fors’anche dagli orsi! Una tale fine, mister John, non mi sorride affatto, ve lo confesso francamente; e voi non ne potete dubitare.
— Qui vi sono più di venti pelli di bisonte da tagliare, e potremo ottenere una corda lunga quanto è necessario e d’una solidità a tutta prova.
— Lasciate fare a me, mister. Un tempo sono stato marinaio e so come fare i nodi. Andate un po’ a vedere che cosa succede dall’altra parte, mentre io mi metterò al lavoro. Da qualche momento non sparano più. Che le bestie si siano decise a battere in ritirata? —
Accese la pipa, aprì la sua lunga ed affilatissima navaja e si sedette in mezzo alle pelli colle gambe incrociate come i sarti turchi e persiani.
L’indian-agent, felice d’averlo deciso a quel disperato tentativo, nel quale vi erano troppe probabilità di lasciarvi la pelle, tornò nel salone.
Il combattimento era finito.
Le belve, respinte dalle fiamme, dal fumo e dalle palle dei rifles, avevano novamente deciso di rimandare l’attacco a miglior occasione, ed avevano riattraversato l’istmo per finire probabilmente quella selvaggina che rimaneva nella piccola penisola.
Ancora un paio di mummie, per precauzione, scoppiettavano sopra la lastra di pietra, sprigionando dai loro ventri delle fiammelle azzurre e puzzolenti.
— E così, John? — chiese il signor Devandel all’indian-agent. — Come è finita la caccia? Abbiamo udito due spari.
— Meglio non poteva terminare, signore. E da questa parte come vanno le cose?
― Quattro o cinque animali sono caduti sotto i nostri colpi.
― Poca cosa.
― Con quel fumo....
— Lo so, signor Devandel, che non potevate mirare. —
Poi, trattolo da una parte, lo avvertì di quanto aveva combinato con Sandy-Hook per la salvezza di tutti.
― Quel bandito è capace di osare tanto? — esclamò il signor Devandel.
― Non sarebbe un bandito, ossia un uomo pronto a tutto e rotto a tutto! ― rispose l’indian-agent. ― Se gli americani non giungono in nostro soccorso, noi non possiamo più uscire da questa prigione.
— Sono almeno vicini?
― Sandy-Hook lo assicura.
― Potremo resistere fino al loro arrivo?
― Ci sono sempre due centinaia di mummie da bruciare e le munizioni sono ancora abbondanti, signor Devandel. Per parte mia posso disporre di cento palle almeno.
― Andiamo a trovare quell’uomo. Se ci salverà gli offrirò un migliaio di dollari.
― Che sarà ben felice d’intascare. I bricconi hanno sempre avuto fortuna.
Ecco undicimila dollari sonanti che un giorno quel saccheggiatore della prateria si metterà in tasca, poichè non dubito che riesca ad uccidere la Scotennatrice e rendermi la mia capigliatura che ora adorna lo scudo di quella terribile donna. Harry, bada alle belve e brucia, se sarà necessario, qualche altro sakem e sua moglie insieme.
Per ora non occupatevi di noi.
― Va’, John, ― rispose lo scorridore. ― Io rispondo di tutto, e poi milord tira meravigliosamente come un vecchio cacciatore. ―
L’indian-agent ed il capitano si recarono nella rotonda e trovarono Sandy-Hook occupato ad annodare delle lunghe strisce di pelle con legami a strangolamento, come usano i marinai, facili a sciogliersi e difficili a lasciare scappare le due corde.
Quel diavolo d’uomo, in meno di mezz’ora, aveva compiuto un lavoro enorme.
Più di dieci pelli di bisonte erano state tagliate dalla sua affilatissima navaja e più di mezze formavano una gran matassa di corda.
— A che punto siamo, Sandy-Hook? — chiese John.
― A dugentocinquanta metri. Io credo di averne più del bisogno ― rispose il bandito pur continuando ad annodare con rapidità degna di un vecchio marinaio.
Poi, guardando il signor Devandel, soggiunse:
— Così sarà la seconda volta che mi dovrete la vita, se la rapida non mi porta via e non sfragella la mia carcassa contro le rocce.
— Vi offro un premio di mille dollari. —
Il bandito si levò il suo ampio sombrero alla messicana con una comica, dicendo:
— Corpo di tutte le code del diavolo mio patrono! Piovono troppo abbondantemente qui dentro i bei pezzi d’argento. ―
Poi soggiunse con un sospiro:
— Peccato che mia madre sia morta! Colle mie canagliate avrei potuto farla felice nei suoi ultimi anni.
Bà, così voleva il perverso destino che mi ha sempre perseguitato!
— Ciò che state per compiere, Sandy, non è una canagliata, ma un atto eroico — disse il signor Devandel.
— Ecco una parola che vale i mille dollari che voi mi offrite, capitano, — soggiunse Sandy-Hook, il quale, pur chiacchierando, non cessava di tagliare pelli e di far nodi. — Credo di aver finito.
Son certo che questa lunghezza mi basterà. Che ora abbiamo?
— Sono le quattro pomeridiane — rispose il signor Devandel, dopo d’aver guardato il suo cronometro d’argento ossidato.
— Alle cinque spero di aver attraversata la rapida, e prima di mezzanotte forse avrò raggiunto il campo americano.
Le mie gambe sono buone e possono qualche volta sfidare quelle dei lupi.
Potrete bruciare tutti i sakems e le principesse della gran sala, poichè vi prometto di essere di ritorno prima di ventiquattro ore.
Signor Devandel, conoscete il generate Farsythe?
— No; ma sono amico del suo colonnello, mister Whiteside, ed anche del capitano Wallace.
— Allora tutto va bene — rispose Sandy-Hook. — Quando sapranno che voi siete qui, i più lesti cavalleggieri del settimo Reggimento della Frontiera giungeranno a spron battuto. —
Prese la lunghissima corda, provò ad uno ad uno la resistenza dei nodi, poi senza badare al freddo intenso, si spogliò non conservando che i calzoni e la navaja, poichè la carabina gli sarebbe stata assolutamente inutile in una simile traversata fra onde e spuma.
— Mister John, — disse — arrotolate e legate strettamente una pelle di bisonte e datemi il vostro acciarino, se è ben chiuso.
— È in una scatoletta di metallo ermeticamente chiusa — rispose l’indian-agent. — Ed a che cosa potrà servirvi la pelle di bisonte?
— Fulmini di Belzebù, volete che io crepi assiderato fra le nevi della prateria?
Finchè non raggiungerò la capanna che io e lord Wylmore abbiamo costruita, non avrò nulla che mi difenda contro i morsi del vento. Diamine! la carne dei banditi non è diversa da quella dei galantuomini.
— Avete ragione da vendere — disse il signor Devandel.
— Lo credo, capitano.
— Avete dei cavalli e delle altre armi nella vostra capanna?
— Due mustani che filano come il vento e rifles e rivoltelle di ricambio.
Fra un’ora conto di sedere per un po’ davanti ad un buon fuoco e ad una cena di carne di cigno; poi andrò subito in cerca degli americani.
Voi tenete duro e non lasciatevi divorare.
— Non vi preoccupate, Sandy — rispose l’indian-agent, — Per un paio di giorni noi potremo resistere.
— Oh! io sarò di ritorno molto prima, se la rapida non m’inghiotte. È pronta la pelle?
― Eccola: non avete che da legarvela dietro le spalle.
― Così mi servirà anche di difesa contro la furia delle acque. ―
Fece rapidamente i suoi ultimi preparativi, si legò saldamente sotto le ascelle un capo della lunghissima corda, poi salì coraggiosamente sul davanzale della finestra, dicendo:
― Salutatemi i due scorridori e quel pazzo di milord. Ed ora tenete ben forte e calatemi adagio. —
Il sole in quel momento stava per tramontare fra un vero oceano di luce rossastra, la quale si rifletteva meravigliosamente sulle masse bianche formate di finissimi spruzzi che si alzavano dalla rapida.
― Che Dio vi guardi, Sandy! ― esclamò l’indian-agent con voce un po’ commossa.
― Dite che mi guardi anche il diavolo, a cui ormai la mia anima da lungo tempo appartiene, — rispose il bandito. — Signor Devandel, spero di rivedervi presto. —
E cominciò senz’altro la discesa, lungo la facciata dell’imponente roccia che racchiudeva la grande sala degli ultimi Atabask, puntando i piedi contro le sporgenze per non farsi strappare la pelle.
John ed il signor Devandel tenevano la lunghissima fune con mano sicura e la calavano adagio adagio.
Trenta metri più sotto il bandito incontrò le prime rocce. Le acque della riviera del Lupo sbucavano furiose, aprendosi miriadi di canaletti e rumoreggiando sinistramente.
Sandy, che era dotato di un’agilità straordinaria, balzò su una, poi su un’altra appoggiandosi sempre alla corda ed opponendo alla spuma che lo investiva la gigantesca pelle di bisonte, poi si lasciò andare entro un canaluzzo ingombro di frammenti di ghiaccio.
Le sue carni dovevano essere corazzate contro il freddo come quelle degli esquimesi e dei siberiani, perchè senza manifestare un brivido, senza mandare un’imprecazione, continuò la sua discesa trascinato in una corsa vertiginosa che la lunghissima corda non poteva ormai più trattenere.
Le acque, irrompendo sempre più furiose fra le rocce, di quando in quando coprivano il bandito, minacciando di soffocarlo o di fracassarlo contro qualche punta acuta; ma quel diavolo d’uomo che doveva possedere, oltre una energia suprema, una forza da bisonte, non tardava a ricomparire.
Toccata una nuova fila di rocce, vi balzava sopra e saltava meglio d’un big-horn, con una sicurezza meravigliosa.
Già era quasi giunto al fondo della rapida e si preparava a tagliare la corda che ormai non poteva più servirgli, quando due colpi di fucile rimbombarono verso la riva destra del fiume.
Nel medesimo istante echeggiò l’urlo di guerra degli indiani.
— Maledetti! — urlò John. — Anche questi ora!
— E non possiamo vederli — disse il signor Devandel. — Che l’abbiano ucciso? —
Per parecchi istanti Sandy-Hook si era celato sotto le acque per sfuggire al fuoco di quei due bersaglieri, poi ricomparve impugnando la navaja.
Tagliò la corda, mandò un lungo grido di trionfo e si lasciò portare via dalla corrente, scomparendo fra le spume.