< Le poesie di Catullo
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A chi mai dedico questo libretto
Di cianciafruscole giocondo e schietto,
Che uscendo in pubblico, ben ben polito
Dall’arsa pomice mostra il vestito?
5A te, Cornelio, ch’uso dir sei,
C’han qualche grazia gli scherzi miei;
E che fra gl’itali scrittori osasti
Di tutti i secoli spiegare i fasti
Con ardir unico, solo in tre carte:
10E che giudizio, per dio, che arte!
Qual ch’esso siasi dunque tu accetta
Questo libercolo che a te si spetta,
E tu fa’, vergine patrona e diva,
Che più d’un secolo perenne ei viva.
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