< Le poesie religiose (1895)
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Dopo il Colèra
Jo Nella foresta

DOPO IL COLÈRA






Sgombra alfin l’indico mostro le sicule
     Piagge, e su carro trionfal dileguasi,
                    3Urlando, all’aer tetro:
Ahi, qual innumere stuolo di vittime;
     Che gemiti pietosi intorno al plaustro;
                    6Che solitudin dietro!

Te fra le sabbie voraci l’africo
     Turbo rapisca, te ne’ vitrei baratri
                    9L’artico ghiaccio, o nero
Mostro, se inutile contro te s’armano
     Gli acuti ingegni de’ mortali, ed ampio
                    12Regno ti dà il mistero!


Ma già dall’Erice devoto un’aura
     Manda l’eterna deità di Venere
                    15Alle deserte rive:
Ecco, la memore gramaglia scingono
     L’oretèe genti, e fra nuziali rèsine
                    18La gioja alma rivive.

Quando, con simile vicenda, gl’itali
     Petti sgombrerai tu, superba ignavia,
                    21Peste de’ cori? Quando
Fia che i mortiferi lacci si sciolgano,
     Per che il novo latin sangue congelasi
                    24In ozio miserando?

Ahi, nè decrepite fibre, ma giovani
     Polsi e i migliori usurpi; e il volto lubrico
                    27Chiuso di larva infida,
Dalla purpurea reggia a la squallida
     Casa discorri, e spargi intorno il fàscino
                    30Del tuo sonno omicida.

Ignoranza improba, tua mercè, vegeta,
     Madreporica selva, in cui lussuria
                    33Gli acri nocchieri insidia;
Tende al malefico tuo flato i viscidi
     Tralci, polipo immane, e attorce e soffoca
                    36Ogni virtù l’invidia.


Cade ne’ lividi solchi la macera
     Turba, o dietro un fantasma a’ californici
                    39Lidi, ignoto carname,
Perdesi. I pubblici scrigni dilapida
     Verre fra tanto, e ufficj e leggi invadono
                    42Clodio e Mamurra infame.

“O saggi, o strenui„ latra dall’intimo
     Sen di Tergeste l’imperial carnefice;
                    45“Sorgete alla vendetta!
O formidabili falangi italiche,
     Questo è sangue fraterno.„ E il tuo sanguineo
                    48Capo, Oberdàn, ci getta.



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