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ELENA
Poi che da pria nel talamo furtivo
Trasse il frigio garzon l’inclita druda,
E tutta radiosa all’aer vivo
4Mirò la nuda
Beltà, che tanto i greci cori infiamma
Da scemar fede all’amatusia dea,
E che accendere poi di minor fiamma
8Ilio dovea;
Trepido e di sè fuor quasi, e di brama,
Di riverenza incerto i sensi ardenti,
Così, cadendo in su’ ginocchi, è fama,
12Sciolse gli accenti:
Donna, fantasma, dea, come e con quali
Preci ti chiamerò, se tanto a’ miei
Occhi tu splendi, e tanto agl’immortali
16Simile sei?
Dunque vive quaggiù, vive, e d’umana
Forma quel luminoso idol si cinge,
Ch’io di sogno stimai parvenza strana,
20Che amor ne finge?
O non è questo, ove di terra a un punto
Un’occulta virtù leva il cor mio,
L’Olimpo? Al trono de’ celesti assunto
24Or non son io?
Pur dalla coppa d’oro Ebe a me versa
Il licor degli Dei; ridono, invase
Di fulgor novo e d’armonia diversa,
28L’eteree case.
Ma no, tu parli, tu sorridi: oh dolce
Voce, cui pari non udì l’eliso;
Non le mense di Giove un riso molce
32Pari al tuo riso.
Deh, qualunque tu sii, beltà divina,
O su la terra o nell’Olimpo io sia,
Te certo amore a’ baci miei destina;
36Se qui, sei mia,
Verrà, nembo di guerra, alle fatali
Mura la congiurata oste, e di pianto
Cresceranno e di sangue, ahi, le immortali
40Acque del Xanto.
E tu forse, pietosa Ecuba, ad una
Ad un vedrai di ferro empio i tuoi figli
Procomber tutti, e qual leon digiuno
44Spiegar li artigli
Ne’ penetrali augusti e passar bieco
Sopra il corpo di Priamo il vincitore,
Strappando all’ara, a cui si stringon teco,
48Le regie nuore.
E trascinato nella polve anch’io
Sozzo la chioma, livido la faccia,
Sotto al piè del rivale io che fui dio
52Nelle tue braccia.....
Pur non sarà, se avvien ch’ a’ colpi suoi
Te chiamando quest’anima si sciolga,
Che dalla mente servatrice i tuoi
56Baci mi tolga.
Verrà; ma tra le fiamme, in cui s’invola
Pergamo a’ pianti dell’ilíaca sposa,
Tu passerai, bellezza aurea, tu sola
60Vittoriosa.
Languiranno all’età, quando pur voce
D’aonio vate l’alte gesta avvivi,
Gli eroi, cui dell’altrui vita l’atroce
64Strazio fe’ vivi;
Ma te, quanto Amor viva, in qual sia parte
Dolenti opere spii l’etereo sole,
Te bramerà, più che vigor di Marte,
68L’umana prole.
O beltà, salve! Alle tue rosee leggi
Nascono l’arti e i docili costumi;
Eterna vivi, onnipossente reggi
72Uomini e numi.