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SERA.
Dalla chiesetta alpestre
Giunge il clamor dell’ora:
Al ciel che si scolora
4Olezzan le ginestre.
Una quïete stanca
Scende implorata ai vivi:
La luce ai campi, ai clivi
8Gradatamente manca.
Un vertice selvaggio,
Scabra, sassosa mole,
Riceve ancor del sole
12Il moribondo raggio;
E sul pendio, raccolti
Dentro un recinto breve,
Sotto la terra greve
16Riposano i sepolti.
Un divino silenzio
Tutte le cose ammanta,
E l’anime rincanta
20Beverate d’assenzio.
Solo, tra l’erbe, il grillo,
Salutando la sera,
Scande la tiritera
24Del suo gracile trillo;
Mentre dall’erme lande
Il mite odor del fieno
Sotto il cielo sereno
28Lento s’eleva e spande.
Immortale favilla,
Nitida gemma ardente,
Espero in occidente,
32Là, sulla selva, brilla.
In quell’innamorato
Lume il mio sguardo mira:
L’anima mia delira
36Risognando il passato.