< Le rime di M. Francesco Petrarca
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Sonetto CCXIX Sonetto CCXXI

SONETTO CCXX.


V
Ive faville uscian de’ duo bei lumi

     Ver me sì dolcemente folgorando
     E parte d’un cor saggio sospirando,
     4D’alta eloquenza sì soavi fiumi;
Che pur'il rimembrar par mi consumi,
     Qual'ora a quel dì torno ripensando,
     Come venieno i miei spirti mancando
     8Al variar de’ suoi duri costumi.
L’alma nudrita sempre in doglie, e ’n pene
     (Quant'è ’l poter d’una prescritta usanza!)
     11Contra ’l doppio piacer sì ’nferma fue;
Ch’al gusto sol del disusato bene
     Tremando or di paura, or di speranza
     14D’abbandonarmi fu spesso intra due.

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